Autore: Redazione
03/04/2023

Publicis Italy / Le Pub annuncia l’ingresso di Francesco Andrea Poletti come CCO: «Strategia e crafting per supportare il nuovo ruolo nella cultura dei brand»

l talento che aveva lasciato VMLY&R l’anno scorso si unisce al team guidato da Bruno Bertelli e Cristiana Boccassini per rafforzarne l’approccio distintivo alla creatività combinato con la rilevanza culturale, la tecnologia, i dati e il digitale

Publicis Italy / Le Pub annuncia l’ingresso di Francesco Andrea Poletti come CCO: «Strategia e crafting per supportare il nuovo ruolo nella cultura dei brand»

un ritratto di Francesco Andrea Poletti

Come Daily Media è in grado di anticipare, Publicis Italy / Le Pub annuncia un nuovo importante ingresso al vertice dell’Headquarter italiano: Francesco Andrea Poletti entra in agenzia in qualità di Chief Creative Officer. Tra i leader creativi di maggior successo nella industry, Poletti si unisce al team di Publicis Italy / Le Pub da VMLY&R, dove arriva nel 2018 affermandosi in un’ascesa che lo ha portato a ricoprire la carica di CCO dopo soli due anni dal suo ingresso. L’annuncio della sua uscita dall’agenzia di WPP era stato dato a metà dello scorso ottobre. Poletti lavorerà a stretto contatto con Bruno Bertelli e Cristiana Boccassini, e sarà responsabile per le sedi italiane di Milano e Roma per i progetti realizzati sia con clienti locali che internazionali tra cui Barilla, Heineken e Netflix. Il suo apporto sarà determinante per dare nuovi impulsi alla visione di Publicis Italy / Le Pub e contribuire a rafforzare l’uniformità dei prodotti creativi consolidando il modello di business integrato a livello globale e l’approccio distintivo alla creatività combinato con la rilevanza culturale, la tecnologia, i dati e il digitale. L’impronta innovativa che ha da sempre contraddistinto il creativo, ha inoltre permesso la crescita organica del business food and beverage di molti clienti, grazie a progetti di responsabilità sociale e attività integrate a livello globale.

Opportunità

«Penso che l’evoluzione sia una componente fondamentale nella vita di un creativo. È una convinzione in cui credo da sempre e che oggi mi ha portato in una delle agenzie più importanti al mondo. Le Pub esporta eccellenza creativa a livello globale e aiuta a far crescere i brand nella cultura, attraverso un uso - vero - dei dati. La nomina a Chief Creative Officer di Publicis Italy / Le Pub, è per me un onore. Porterò passione, amore per questo lavoro e la voglia di fare creatività con il sorriso sulle labbra. Credo fermamente che quello che stiamo mettendo in piedi oggi, sarà un’opportunità per tutti quei clienti che si vogliono affermare e distinguere globalmente e in Italia, e per tutti quei talenti che vogliono mettersi alla prova in una realtà unica»  commenta Poletti.

Il palmares

Poletti, il cui palmares vanta numerosi riconoscimenti in festival italiani e internazionali, nei suoi 22 anni di esperienza, ha collaborato con i più grandi professionisti e maestri dell’advertising: Pirella, D’Adda, Lorenzini e Vigorelli, Tim Delaney, Rozzi e Battaglia, Jean Remy von Matt e Peter Waibel, per citarne alcuni. Tra i suoi lavori più conosciuti trionfa il pluripremiato “Rockin’ Mamas”, il progetto realizzato per la rivista Rolling Stone che si è aggiudicato 2 Leoni d’Argento al Festival di Cannes 2022, 5 matite del D&AD Award, 1 Grand Prix all’Eurobest Award e 1 Grand Prix al Dubai Lynx, oltre ad una Menzione d’onore ai Creative Review’s Annual Awards e numerosi premi all’ADCI - Art Directors Club Italiano

Il commento

“Francesco è un creativo in grado di far emergere il vero potenziale dei talenti e di alimentare le ambizioni dei clienti, con idee e visioni in grado di generare un impatto significativo nella vita delle persone e nella cultura attuale. È una mente pionieristica che si spinge oltre i confini dimostrando profonda comprensione delle complessità di business” conclude Bruno Bertelli, Global CEO Le Pub, Global CCO Publicis Worldwide e CCO Publicis Groupe Italy.

Nell’occasione, Poletti ci ha concesso questa intervista, di cui lo ringraziamo.

Ti troverai a lavorare con l’agenzia e con i creativi più premiati al mondo: che apporto pensi di poter portare con il tuo arrivo?

«Ho lavorato in agenzie guidate da creativi per la maggior parte della mia carriera, per me Le Pub è un ritorno a casa. I creativi più premiati al mondo cui si fa riferimento sono stati il motivo per cui sono qui. La visione di una squadra alla Chicago Bulls e cioè di individui fatti tutti della stessa pasta mi ha affascinato fin da subito, ciò che ci accomuna è la passione infinita per questo lavoro e la volontà di costruire progetti che abbiano rilevanza nella cultura e che si distinguano nel panorama internazionale. Come mi disse tanti anni fa un Direttore Creativo: “Per entrare nelle strutture d’eccellenza il talento è dato un po’ per scontato, quello che conta davvero è la tenuta”. Sulla tenuta non ho mai avuto particolari problemi, perché ho sempre provato a creare intorno a me un clima di leggerezza e positività e continuerò a farlo ovunque. Si fanno sacrifici per creare belle campagne, non ricordo nessun successo che non sia costato tempo e fatica. Non conosco nessun fuoriclasse che lo sia diventato senza sudore. C’è il talento, c’è la tenuta. Fare in modo che tutto questo avvenga in un habitat piacevole e competitivo sarà una delle cose che penso di poter portare al mio arrivo in agenzia. E possibilmente, anche qualche Leone».

Pensi che per fare un’adv di eccellenza sia inevitabile lavorare per marche globali?

«I brand globali hanno una potenza di fuoco non indifferente, in termini di budget di produzione e di investimenti media, hanno inoltre dei benchmark creativi alti. Ma questo non significa che chi invece si rivolge al mercato locale sia spacciato. Tutt’altro. Quello che conta è il mindset. Non servono milioni di euro per questo, basta la visione. Faccio un esempio e mi permetto di farlo perché non è ancora opera mia. L’ultima campagna di Cortilia, ad opera di Le Pub, è un ottimo esempio di creatività locale di fortissimo impatto e - a mio avviso - di profondità: un concetto calato nella cultura, un argomento di attualità partito dallo studio dei dati e un crafting di tutto riguardo».    

Qual è a tuo giudizio l’equilibrio ottimale tra data e talento per costruire love brands?

Come accennavo, i dati se usati nel modo corretto, sono essenziali nella costruzione dei brand. Il Gruppo Publicis ha investito per anni nelle data platforms; quindi, ora ci troviamo in una posizione di vantaggio, sia nella ricerca che nella lettura e interpretazione dei dati. Un fortissimo punto di partenza per noi creativi, una fotografia sull’attualità che ci permette di elaborare campagne rilevanti. Questo non vuol dire che l’istinto creativo abbia meno importanza, tutt’altro, entra in gioco partendo da basi solide, vere e - scusate se sono mono-aggettivo - rilevanti». 

Quanto conta l’approccio strategico per lo sviluppo di una buona campagna? E come lavorate voi su questo fronte?

« Se dovessi definire Le Pub con due parole userei queste: strategia e crafting. Quindi, partire da basi strategiche granitiche per arrivare ad esecuzioni maniacalmente curate. Questa combo ha portato l’agenzia ai vertici mondiali. Penso di aver risposto al punto “quanto conta l’approccio strategico”. Sul secondo, “come lavorate voi su questo fronte?” calo invece il segreto industriale, dato che il metodo è unico, rodato e terribilmente funzionante. Ogni progetto ha una profondità unica, perché l’approccio è quello di passare almeno il 70% del tempo e delle energie proprio sul pensiero strategico e l’altro 70% su ideazione, esecuzione e craft della creatività. In effetti, si arriva al 140%».

Che ruolo devono o possono avere i brand nella società di oggi, al di là della funzionalità che rappresentano in termini di consumo?

«Il pre/post covid ha visto cambiare l’atteggiamento dei consumatori e di conseguenza quello dei brand. Se prima ai brand era richiesta un’opinione, un punto di vista su quello che accadeva nella società, il famoso purpose, ora invece è essenziale capire quale sia il ruolo nella cultura dei brand stessi. Quindi il nostro lavoro è aiutare i brand a diventare punti di riferimento all’interno della società e della cultura. I consumatori sono bersagliati da messaggi e guadagnare la loro attenzione è diventato il reward più grande oggi. Non sono più gli slogan che arrivano dall’alto a fare effetto, ma i messaggi di vicinanza che fanno sentire brand e consumatori parte dello stesso mondo».