Autore: Davide Sechi
13/02/2025

Dalla privacy all’accessibilità: le evoluzioni di iubenda, società da 50 milioni di fatturato

Sotto l’egida di team.blue, l’azienda si è legata d AccessiWay ed è pronta a porre l’accento su tematiche sempre più regolate da norme precise, ma non ancora vissute in maniera naturale dalle PMI. Le parole del founder e CEO Andrea Giannangelo

Dalla privacy all’accessibilità: le evoluzioni di iubenda,  società da 50 milioni di fatturato

Andrea Giannangelo

Ancora una volta si danno per scontate molte cose, forse troppe. C’è stata un’epoca in cui la privacy online veniva associata a un riempitivo trascurabile, oggi può capitare di trattate con distacco un tema importante, fondamentale come quello dell’accessibilità; un errore non solo dal punto di vista etico, ma anche normativo, visto che le regole non mancano e, a breve, sarà ufficializzata una nuova legge a livello internazionale. A braccetto con privacy e accessibilità si entra nel mondo della compliance in Rete e, proprio di recente, è nato in Italia il polo globale del settore, attraverso la sinergia tra iubenda e AccessiWay. Le due aziende del gruppo team.blue, leader europeo nella fornitura di soluzioni SaaS per la presenza e il business online, nato dalla combinazione dei gruppi Register, Combell e TransIP, che serve oltre 3,5 milioni di clienti con un team di più di 3.000 dipendenti in 22 Paesi, avviano una collaborazione strategica con l’obiettivo di affermarsi come leader del settore. Ne parliamo con Andrea Giannangelo, CEO e founder di iubenda (ospite di DailyOnAir - The Sound Of Adv).

La compliance: a che punto siamo in Italia, cosa manca, cosa ci differenzia rispetto a quello che accade all’estero?

«Chi opera online deve mettersi in regola con le leggi di riferimento, vedi il celebre GDPR; chi ha un sito o a un’app deve possedere un’informativa privacy, un cookie banner e tra poco dovrà avere un sito accessibile, ossia che possa essere visitato da utenti con problemi di vista o persone anziane. Si tratta di leggi europee, ben conosciute anche nel nostro Paese, dove però si tende a pensare al garante della privacy come nemico del progresso… Sul tema dell’accessibilità, a metà anno entrerà in vigore la nuova normativa che non ci troverà impreparati, considerata la legge Stanca; non siamo certo insensibili sul tema ma, per fare un esempio concreto, sul mercato statunitense ci sono regole molto nette».

Come si esplicherà l’unione tra iubenda e AccessiWay?

«Parliamo di team.blue, aggregatore di aziende europee di cui facciamo parte e la cui ultima valutazione pubblica è di cinque miliardi. Dopo essersi legata a iubenda, ha proseguito con l’acquisizione di altri gruppi legati al tema della privacy; in seguito, ci siamo spostati sul fronte dell’accessibilità e acquistato delle quote di AccessiWay, struttura basata a Torino, uno dei leader europei, con clienti di grande livello, si parla di aziende quali Red Bull o grossi gruppi bancari. Ci muoveremo sul mercato con i nostri brand, quindi in maniera autonoma, ma permetteremo ai rispettivi clienti di accedere ai servizi di entrambi. Il modello di team.blue, che possiede circa 70 brand, non è cancellare i singoli marchi per creare connubi inediti, ma farli operare insieme pur preservandone l’indipendenza nel proprio business. A breve lanceremo il primo prodotto di accessibilità per mettere a norme siti di piccole dimensioni, con un costo ovviamente appropriato». 

Quali sono i settori che maggiormente richiedono i vostri servigi?

«AccessiWay si focalizza su brand alti di gamma, iubenda punta su fasce medio basse. Siamo agli inizi, il tema dell’accessibilità riguardava le grandi aziende, anche perché le leggi erano riferite a loro, parliamo di strutture con fatturati da 500 milioni in su. Il tema dell’accessibilità è diventato pressante e, ora, occorrerà vedere come reagirà il settore delle PMI; è anche una questione culturale, nel senso che occorre essere coscienti che anche nel mondo del web servano delle norme precise e aggiornate».

Quali sono le coordinate sulle quali si è evoluta iubenda dal 2011 a oggi e cosa vi attendete per il 2025?

«Siamo partiti 15 anni fa, quando la privacy non interessava, e tutti pubblicavano foto imbarazzanti in Rete. Abbiamo fatto un grande percorso, siamo a un passo dai 50 milioni di fatturato. L’accessibilità nel 2025 dovrà dominare i discorsi e i webinar che stiamo realizzando stanno trovando grande risposte».