Preferisco che i miei figli interagiscano con l’IA generativa piuttosto che usino TikTok (il punto di vista di Taboola)
Le parole di Adam Singolda, CEO & Founder di Taboola, piattaforma leader mondiale nell’offerta di raccomandazioni per l’open web, attiva nel consigliare e indirizzare gli utenti alla scoperta di contenuti di loro interesse. Entro Natale, sempre più persone avranno a casa uno di questi assistenti intelligenti: agli editori non resta che informarsi per tempo sul loro funzionamento
Adam Singolda, Founder & CEO di Taboola
Negli ultimi mesi, praticamente tutti si sono chiesti cosa significhi l’Intelligenza Artificiale Generativa per il futuro della creatività e del lavoro e persino per il futuro della stessa umanità. L’IA generativa ci renderà più produttivi, ci farà risparmiare tempo, ci aiuterà a essere più sani, più intelligenti, più felici? Oppure eliminerà la maggior parte dei posti di lavoro e costruirà uno Skynet tipo Terminator che ci controllerà? Non è possibile fermare l’innovazione e l’IA generativa è quanto di più concreto possa esistere in termini di rivoluzione del mondo del lavoro, della cultura e della natura della creatività. È una trasformazione radicale per molti settori e sicuramente diventerà onnipresente nelle nostre case, come è già avvenuto con Siri e Alexa. Il regista di ‘Guerre Stellari’ George Lucas l’aveva già previsto e, a mio parere, entro l’anno anche i nostri figli scarteranno un regalo di Natale futuristico: in molti infatti troveranno sotto l’albero un robot parlante, dal piccolo R2-D2 all’elegante C-3PO dorato, tutti rigorosamente alimentati dall’IA generativa. Mentre il mondo inizia a porsi domande su argomenti importanti come la scienza, la sanità e la politica, tecnologie come ChatGPT possono rappresentare una vera minaccia. Quindi non bisognerebbe tanto chiedersi se i nostri figli parleranno con R2D2 a Natale, ma piuttosto su cosa è stato addestrato quel robot? Per entrare un po’ più nel tecnico, i motori linguistici che alimentano l’IA non sono poi così speciali. Quello che conta davvero sono i “dati unici” su cui l’IA viene addestrata; sono quelli a fare la differenza tra buono e cattivo, tra sicuro e pericoloso. Per le aziende che si occupano di navigazione stradale, potrebbe significare trovare un buon percorso invece di finire in un precipizio. Ecco perché Waze si è rivelata da subito una startup interessante: utilizzava dati unici generati dagli stessi conducenti alla guida. Lo stesso vale per quest’ultima tecnologia, che potrà davvero prendere piede se addestrata su un set di dati unico e messa a punto per apprendere strategie verticali specifiche.
Garbage in, garbage out
In parole povere, i Large Language Models su cui si basa l’IA generativa imparano a produrre conversazioni attraverso il testo, scremando le infinite fonti di dati del web, e in ultima analisi “prevedono quale sarà la parola successiva”, che avrà senso in base ai dati osservati fino a quel momento: funzionano come un perfetto specchietto retrovisore. Grazie a tecniche come il Reinforcement Learning with Human Feedback (RLHF o “apprendimento per rinforzo”), questi modelli sono in grado di creare un dialogo, prevedendo parola dopo parola un’intera frase o paragrafo. Il meccanismo ricorda un po’ quello del “completamento automatico” di Google quando si effettua una ricerca, o ancora la funzione “Forse cercavi”, ma all’ennesima potenza. Nel tempo trascorso con l’IA generativa, ci si accorge che la resa è già piuttosto buona. Perfetta no, ma sicuramente in grado di affrontare parecchi argomenti: dalle tendenze dell’hip hop alla vera storia fra 2Pac e Biggie, fino alla stesura di un codice Java per sviluppare un’idea. Non si può parlare di perfezione, ma il risultato è molto, molto buono. C’è una questione fondamentale che riguarda il modello di business: come vengono accreditate e pagate le fonti indicizzate dall’IA generativa. C’è un modo di dire usato per esprimere il concetto, in informatica come in altri ambiti, che un input errato o di scarsa qualità produrrà sempre un output difettoso. Si dice “Garbage in, garbage out”, letteralmente “spazzatura dentro, spazzatura fuori”. È chiaro quindi quanto sia fondamentale che l’IA generativa venga addestrata su fonti di informazione valutate ampiamente e ad alto livello, per potersi fidare di ciò che dice.
Sì, no, Forse… O dell’autorevolezza
Uno dei rischi riscontrati con i social media è la diffusione incontrollata della disinformazione: ultimamente TikTok è diventata una vera e propria fucina di fake news. A cui i ragazzi credono. Perché tendono a credere a tutto. Di recente, un ragazzino di 13 anni è morto dopo aver seguito una moda in voga sulla piattaforma social cinese. Ecco perché l’open web, gli editori, i redattori professionisti e le fonti giornalistiche affidabili sono fondamentali per il futuro dei nostri figli. In realtà in gioco c’è il futuro dell’intera umanità, ma il rischio non è tanto che l’IA generativa diventi Skynet, quanto piuttosto che i nostri figli vengano manipolati sui social network con false informazioni su argomenti cruciali come la sanità, la scienza o la politica. L’IA generativa fa cose davvero straordinarie: è in grado di sostenere un dialogo stimolante, persino ispirante, praticamente su qualsiasi argomento. Può scrivere poesie e sceneggiature di discreta qualità. Può produrre arte fantastica e imitare lo stile rap di qualsiasi artista popolare. A volte sa anche offrire validi consigli. Ma poiché l’IA generativa è stata addestrata utilizzando esseri umani fallibili, sta anche riempiendo questi canali di informazioni errate. Alcune di queste fake news sono battute umoristiche, ad esempio quando si chiede a Bard se “Anakin Skywalker ha combattuto contro Darth Vader?” e lui risponde “Sì, tre volte” (è una battuta per chi sa che in realtà sono la stessa persona). A volte però, le cattive informazioni possono risultare dannose, come nel caso in cui l’IA risponda con un “forse” alla domanda se la crema solare sia nociva perché il sistema è stato addestrato su input emersi dopo una popolare campagna di disinformazione su TikTok. È qui che devono entrare in gioco gli editori: infatti, è solo addestrando questi sistemi intelligenti sulla base di informazioni credibili e media di alta qualità, che l’IA generativa rifletterà il meglio che il mondo ha da offrire. Gli editori adottano costantemente misure di controllo e bilanciamento per riferire le notizie in modo accurato. I redattori dal canto loro dedicano la propria carriera, e talvolta l’intera vita professionale, a questo nobile scopo. Personalmente, mi fido di più della valutazione di un giornalista sulle notizie dell’ultima ora piuttosto che dell’opinione di un influencer su TikTok. L’ho sempre detto e lo ribadisco. Sono ottimista e ripongo molta fiducia sull’open web e sugli editori per il ruolo che sono chiamati a svolgere in questa rivoluzione LLM. I nostri figli passeranno sempre più tempo con i robot alimentati dall’IA generativa: c’è da sperare che saranno tutti addestrati da abili editori in giro per il mondo. La buona notizia in tutto questo è che passeranno sempre meno tempo su TikTok.