Potere d’acquisto in crescita in Europa centrale e orientale. In Italia ancora divario Nord-Sud
Il potere di acquisto degli Europei nel 2016 è cresciuto dello 0,3% rispetto allo scorso anno. Lo dimostra l’indagine GfK dedicata all’andamento del potere d’acquisto in Europa condotta in 42 Paesi.
In Europa
In totale, a livello europeo, quest’anno i consumatori hanno avuto a disposizione circa 9,18 miliardi di euro per le spese e i risparmi, che corrispondono a un potere d’acquisto medio pro-capite di 13.672 euro per i 42 Paesi in esame. In media, nel 2016 i cittadini europei hanno avuto circa lo 0,3% in più di potere d’acquisto in più rispetto allo scorso anno. Questa crescita contenuta è da imputare soprattutto all’effetto dei bassi tassi di interesse e della stagnazione economica registrata in alcuni dei Paesi più importanti. Nonostante questo, ci sono Paesi il cui potere d’acquisto è cresciuto oltre il 5%, tra cui Islanda, Bulgaria, Romania, Estonia, Repubblica Ceca, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Malta, Slovacchia, Lussemburgo e Lettonia. I Paesi con il potere d’acquisto medio più alto sono Liechtenstein, Svizzera e Lussemburgo, mentre il più basso è in Bielorussia, Moldova. Secondo lo studio GfK, l’Italia ha un potere d’acquisto pro-capite medio di 16.706 euro, e si colloca per il secondo anno di fila al 16° posto tra i 42 Paesi europei considerati. Con un potere di acquisto pro-capite di 22.722 euro, Milano è al primo posto tra le 112 province italiane e registra un risultato medio di due terzi al di sopra della media europea, mentre Crotone è all’ultimo posto con dato pro capite di 9.996 euro, circa il 40% al di sotto della media nazionale. Le prime 10 province italiane per potere d’acquisto sono: Milano, Bologna, Trieste, Bolzano, Genova, Parma, Lecco, Monza e Brianza, Aosta e Gorizia. Risultati che confermano il permanere di una forti disparità sul territorio nazionale: se le regioni del Nord hanno un potere d’acquisto superiore alla media sia europea che italiana, nel Centro si riscontrano risultati in linea con la media nazionale, mentre il Sud medio rimane ben al di sotto della media europea.
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