Autore: Davide Sechi
21/05/2024

Podstar spiega l’arte del branded podcast, tra temi socio-culturali, indipendenza e qualità tecnica

L’audio content “sostenibile”, libero e dai costi contenuti, una risorsa sempre più ricercata ma di non semplice attuazione; il racconto della founder della struttura Ester Memeo

Podstar spiega l’arte del branded podcast, tra temi socio-culturali, indipendenza e qualità tecnica

È ancora podcast mania? Gli audio content sono sempre un fenomeno in ascesa? Hanno consolidato la loro presenza e sono entrati definitivamente nell’immaginario collettivo? O forse stiamo assistendo a una prima crisi di rigetto? L’ascolto dei branded podcast, per esempio, passato dal 74% al 61% in un anno perché ritenuto troppo commerciale o poco interessante. La soluzione? Magari quella offerta da Podstar (https://podstar.it/), una realtà che investe su podcast ad alto impatto sociale e culturale e indipendente. Come, lo chiediamo a Ester Memeo (ospite di DailyOnAir - The Sound Of Adv), founder della struttura.

A che punto è il mercato del podcast?

«Si avverte un crescente interesse da parte del pubblico. L’ultimo report di Ipsos evidenzia oltre 12 milioni di ascoltatori mensili, così come la crescita della durata e della sequenza media. Uno sviluppo di mercato che negli ultimi due anni ha visto l’ingresso della industry, dei grandi gruppi, di conseguenza abbiamo potuto godere di prodotti sempre più curati. Il pubblico stesso ha affinato le sue qualità di ascolto e desidera dei prodotti importanti. Un altro punto è la produzione di contenuti indipendenti e se un tempo bastava poco, oggi servono produzioni di grande livello. E poi ci sono i branded podcast, la cui produzione è aumentata, un campo però difficile da conquistare nelle vesti di protagonisti, vuoi per i costi elevati, vuoi per l’incertezza dei risultati. Sul tema in questione, occorre creare qualcosa di impattante, anche perché l’utente vuole essere ispirato e sensibilizzato su argomenti sociali e culturali; allo stesso tempo serve un‘esperienza di ascolto che sia all’altezza del contenuto, tecnicamente appropriata. La narrazione si costruisce anche sulla qualità della voce, tenendo conto che l’orecchio dell’utente è sempre più fine».

Come si muove e cosa offre Podstar?

«Siamo indipendenti, operiamo per valorizzare prodotti indipendenti che abbiano un grande peso culturale e sociale. Costruiamo progetti attraverso i quali i brand possono farsi portavoce dia grandi temi, sponsorizzare audio content con budget più contenuti, fare attività di branding e testare l’interesse del pubblico, invitato anche a partecipare con raccolte fondi. Finanziare podcast indipendenti può portare grandi vantaggi ai singoli marchi»

Con Podstar possiamo parlare di podcast sostenibile?

«In generale un branded podcast non deve essere percepito con uno spot pubblicitario. Ci sono temi attuali con cui si può aprire un dialogo e attraverso i quali il brand può posizionarsi e dare un’immagine differente e magari più vicina ai bisogni della società odierna».

Ci sono ambiti e aziende che appaiono più ricettivi sull’argomento? 

«Un’altra ricerca Ipsos mette in evidenza il rapporto che intercorre tra utenti e brand e il grado di identificazione dell’ascoltatore quando si parla di bisogni reali, oltre l’aspetto commerciale. Allora occorre far capire, in maniera chiara, cosa si vuole raccontare. Tra le case history citerei il podcast incentrato sul tema della compravendita di organi, progetto che hanno voluto e sposato anche marchi magari non vicini al tema. Attualmente stiamo lavorando su tre progetti: bullismo, forme di violenza, arte del primo novecento, con il coinvolgimento di fondazioni interessate ad attività di sponsoring».