Osserva, crea e agisci: il metodo OCALAB punta forte su Web3.0 e sulla sostenibilità
L’agenzia con sede a Padova, che tra le specializzazioni vanta anche quella in internal branding, pronta a lanciare dopo l’estate un nuovo brand tech e a impegnarsi nella formazione legata ai temi della sustainability. Le parole della co-founder Valeria Ortolani
Alberto Cobre e Valeria Ortolani
Il mondo cangiante delle agenzie di comunicazione che si trasformano, che cercano nuovi tragitti, che accolgono nuovi talenti che possano contribuire all’apertura di inedite porte. È il caso di OCALAB (https://www.ocalab.it/), agenzia di comunicazione con sede a Padova, Carmignano di Brenta, struttura che si posiziona come punto di riferimento per le aziende per le attività e i progetti di branding, capaci di unire strategia e creatività. L’obiettivo del 2024 è raggiungere una crescita del +25% rispetto all’anno precedente e di potenziare l’area di internal branding. Per far fronte alla crescita e alla riorganizzazione interna su tre team, OCALAB apre tre nuove posizioni come responsabile commerciale, strategic planner e web designer che entreranno nella squadra di circa 30 collaboratori. Facciamo il punto su agenzia e obiettivi con Valeria Ortolani, co-founder di OCALAB (ospite di DailyOnAir - The Sound Of Adv).
Quali sono le caratteristiche principali di OCALAB e cosa la distingue da una classica agenzia?
«Premettiamo che la nostra non un’agenzia di comunicazione generica, ma specializzata nel posizionamento di brand, portato avanti con il metodo dell’OCA, ossia attraverso un approccio strategico alla creatività. E poi alla base c’è una promessa: chi inizia a lavorare con noi vive un’evoluzione all’interno dell’azienda e la stessa se ne giova e diventa più attrattiva. Poi c’è lo scopo ben preciso dietro il nostro operato: utilizzare la comunicazione per migliorare la vita delle persone. Dalle nostre esperienze abbiamo capito quanto la comunicazione faccia la differenza, quanto rappresenti un potere da maneggiare con cura».
In cosa consiste l’offerta e come costruite una strategia di comunicazione per il cliente?
«Si va di caso in caso, nel senso che tutto è personalizzato. Ma abbiamo un metodo, quello dell’OCA che significa ‘osserva, crea e agisci’. Dapprima abbiamo una fase di analisi, che si affronta direttamente con una visita al cliente, una giornata passata con l’azienda che ci ha richiesto i servigi, il tutto per riuscire veramente a entrare in profondità nei modelli di business, nei focus, negli obiettivi. Andiamo ancora più a fondo e ‘intervistiamo’ il cliente e cerchiamo di capire quali siano le aspettative e le necessità (di fatto è il ruolo principale di un’attività marketing, ossia osservare e trovare una soluzione). Dopo queste due prime fasi, creiamo un archetipo aziendale e diamo vita al piano marketing e a tutto quello che può contenere, dal brand identity alla gestione social, dagli eventi e al sito web, tutti elementi legati alla strategia e agli obiettivi da raggiungere in determinato lasso di tempo».
Tra le richieste delle ultime stagioni, c’è qualcosa che ricorre di più, si sono create delle tendenze?
«Molti clienti ci chiedono di intervenire in ambito internal branding: c’è grande difficoltà, sviluppatasi di recente, nel trovare personale, nel conservarlo e nel farlo crescere; ci attiviamo per cambiare la comunicazione interna e rendere l’azienda più attrattiva a livello esterno. Un altro aspetto ricorrente nelle richieste che ci vengono fatte riguarda la volontà di avere i vari canali di comunicazione perfettamente coordinati. C’è infine l’esigenza di una più forte progettualità».
Ma cosa è l’internale branding?
«È un’esigenza sempre più sentita a tal punto che si è tramutata in una sorta di novità: riuscire ad attrarre i talenti non è una questione tout court ma deriva dalla capacità di cambiare stile e costruire un circolo virtuoso che cambi l’aspetto dell’azienda. Il nostro è un approccio scientifico: intervistiamo le persone, cerchiamo di capire quali siano le aree deboli, quelle forti e poi individuiamo il piano marketing appropriato. Inoltre ci muoviamo anche nel campo dell’eventistica, con workshop che portino a inedite soluzioni interne, che sappiano ridefinire i principi di reparto».
A proposito di clienti, con quali settori interagite in maniera più profonda e con quali vorreste lavorare?
«Non abbiamo settori di riferimento, ci piace la contaminazione, vogliamo avere pochi clienti per settore. Ma direi che molte soddisfazioni arrivano dal food e dal mondo B2B, soprattutto sul fronte metalmeccanico, che vuole muoversi come se operasse nel B2C. Moda e beauty, invece, ci interessano molto»
Siete alla ricerca di nuovi talenti, in quale campo?
«Tre campi diversi: strategic planner, una figura che sappia creare e guidare nel percorso il cliente un team leader e che sappia essere un team leader. Poi, un commerciale e non è facile trovarlo per via dello nostro stile particolare; deve saper lavorare in squadra e avere il coraggio di non avvallare qualche vendita non in linea. Infine, un web designer che abbia un approccio creativo e meno tecnico. La nostra non è un’agenzia patinata, siamo competenti, ma senza essere formali. Chi vuole entrare deve essere disposto ad aiutare e deve amare le sfide»
Come inserite nel vostro lavoro l’elemento tecnologico e come vivete il Web3.0 e tutto quello che ruota intorno all’AI?
«L’AI la vediamo come un supporto, che però agisce in maniera limitata, quando non nulla, nei campi della strategia e della creatività. In sintesi, l’intelligenza artificiale c’è ma non rilevante. Sul Web3.0 il discorso si fa più complesso: il mio socio (Alberto Cobre, ndr) è uno sviluppatore web e grazie a lui lanceremo, dopo la stagione estiva, un nuovo brand che si occupa, in chiave verticale, di sviluppo software, di web app e siti. L’obiettivo per l’anno, e per l’inizio del 2025, è riuscire a ragionare in maniera più profonda e consapevole su un Web3.0 che fino al momento si è palesato come un’entità si troppo nebulosa. Inseriremo quindi una nuova linea e, di fatto, andremo a dividere il marketing dallo sviluppo tecnologico».
In che modo affrontare il discorso della sostenibilità?
«Come un argomento che troppo spesso viene visto e utilizzato come una moda, quando invece racchiude in sé una serie di situazioni molto complesse che vengono utilizzate in maniera impropria. Entro l’anno faremo partire due iniziative dedicate, la prima legata al nuovo brand, per creare strumenti sempre più sostenibili, mentre, sul fronte marketing stiamo costruendo un’academy che supporti le aziende che vogliono fare un percorso autentico di sostenibilità».
Cosa vi attende per il 2024?
Abbiamo chiuso il 2023 con una crescita del fatturato del 20% ma anche con la riorganizzazione totale dell’azienda; nel corso dell’anno puntiamo ad avere pochi brand ma dotati di progetti globali, la situazione migliore per creare valore».