Autore: Redazione
10/07/2023

Nuovi giovani crescono: Culture Boutique festeggia il primo anno ed espande i propri orizzonti

La unit di R&D di ZooCom, nata un anno fa, come approccio di marketing per mettere in contatto i brand e le nuove generazioni di consumatori attraverso voci culturali autorevoli e credibili, raccontata dall’Head Of Massimo Pecchenini

Nuovi giovani crescono: Culture Boutique festeggia il primo anno ed espande i propri orizzonti

Massimo Pecchenini, Head of Culture Boutique

Ah questi giovani?! Cosa cercano? Come incuriosirli? In che modo catturare la loro attenzione? In un’epoca iperstimolante appare quantomai paradossale assistere a cronache che raccontano di disinteresse, apatia, scarsa concentrazione, poco voglia di approfondire. La consueta diatriba tra innocentisti e colpevolisti si rianima. E se invece il problema risiedesse nell’offerta? Ma è multicolore, si ode prepotente una voce dalla platea. Una soluzione potrebbe arrivare dall’organizzazione dei contenuti, ossia quello che hanno deciso di fare dalle parti di Culture Boutique, la unit di R&D di ZooCom, nata un anno fa, come approccio di marketing per mettere in contatto i brand e le nuove generazioni di consumatori attraverso voci culturali autorevoli e credibili. Un progetto al cui interno si sviluppano tre aree: una puramente editoriale (con l’e-magazine che propone uno sguardo contemporaneo su culture estetiche e fenomeni del nostro tempo); una di ricerca (i Woke Paper, documenti come orizzonti di raccolta di insight utili ai marketer per studiare i processi di acquisto della Generazione Z); una dedicata alla costruzione di progetti speciali (CB Original, con finalità di branded content). In questo primo anno di attività, sono stati sorpassati i 46.000 follower su Instagram; dopo il primo capitolo di Woke paper, procede la seconda ricerca; la piattaforma sta utilizzando l’Intelligenza artificiale per realizzare veri e propri cartoni animati; è stato pubblicato un post in collaborazione con una delle principali fotografe della scena musicale italiana; e, come assicurano dalla Boutique, non finisce certo qui. Non più giovanissimi, ma sempre curiosi, ci affidiamo alle parole di Massimo Pecchenini, Head of Culture Boutique.

Come si è evoluto il progetto Culture Boutique a un anno dallo start?

«Siamo pacificamente appagati del percorso che Culture Boutique ha fatto in meno di un anno; abbiamo costruito una community credibile di 50.000 persone, un obiettivo notevolmente impegnativo, dato che non siamo un media strettamente verticale ma abbracciamo un’ampia varietà di argomenti e temi. Dal punto di vista editoriale, numerose penne e voci influenti nel campo culturale hanno contribuito a costruire storie e contenuti con noi. Tra le numerose collaborazioni di valore, annoveriamo Propaganda, con la quale stiamo sviluppando diversi progetti - senza anticipazioni, e autori di spicco come Tommaso Clerici di “Ultimo Uomo”. Inoltre, abbiamo avuto il piacere di lavorare con fotoreporter rinomati nel mondo della musica come Arianna Carotta, Alberto Allegretti (precedentemente collaboratore di Vice e Collateral), e Fabrizio Di Nucci. Questa varietà di contributi diversificati conferisce al nostro magazine un appeal particolarmente accattivante e attrattivo».

Quali delle tre aree che lo caratterizzano hanno performato meglio?

«Nel valutare le diverse aree di Culture Boutique non ritengo ci sia una gerarchia di performance. È vero che il successo del settore editoriale può apparire più evidente, i numeri parlano chiaro: avevamo stabilito un traguardo iniziale di 10.000 persone entro un anno, e in meno abbiamo sorpassato cinque volte tale obiettivo. Questo grazie a una varietà di argomenti e all’approccio a tematiche mai banali. Nell’ambito progettuale, abbiamo elaborato proposte originali insieme a figure di spicco nel campo culturale, soprattutto nel mondo della musica. Sappiamo quanto possa essere difficile creare questa tipologia di sinergie soprattutto quando si parla di marketing, ma siamo riusciti a collaborare efficacemente, trovando numerosi punti in comune. Per quanto riguarda la parte di ricerca, dopo una prima release incentrata sul target di riferimento, la seconda si focalizza sui social media, cercando di andare oltre l’approccio convenzionale del social listening tipico delle agenzie. Il lavoro di ricerca, pur complesso, ci fornisce una visione universale del nostro target e dei fattori culturali che lo definiscono a livello globale».

Sempre riguardo le tre aree, le attività che più vi hanno soddisfatto?

«Culture Boutique è un vero e proprio ecosistema, nel quale non riconosciamo aree primarie e secondarie. Se, da un lato, è stimolante leggere commenti di apprezzamento sulla nostra pagina, dall’altro è altrettanto gratificante riuscire a collaborare con entità di rilievo in vari settori culturali, primo tra tutti quello dell’arte e della musica, con artisti e case discografiche. Questo non era affatto un dato scontato. Riuscire ad entrare in alcuni di questi ambiti, notoriamente selettivi, rappresenta per noi, con meno di un anno di vita, un grande motivo di soddisfazione. Inoltre, dal punto di vista della ricerca, iniziamo a ricevere richieste per partecipare a panel esterni, un segnale ulteriormente positivo del nostro sviluppo».

Il progetto nasce per andare incontro a diverse generazioni: quale fascia di età ha risposto meglio?

«Dopo sette mesi dal passaggio da beta a official abbiamo diversi dati attendibili: 200 post pubblicati ci hanno condotto alla porta di 50mila follower, con un engagement rate, la metrica a cui teniamo di più perché restituisce l’indice di interazione, che balla sul 6/7% e una audience che per l’80% è tra i 16 e i 29 anni; questo era in effetti il nostro target age sin dall’inizio del progetto, ma nella consapevolezza di un approccio estetico e letterario non immediato, o meglio molto mediato, che rifugge meme, seni e repost di terzi puntando invece su originalità, collegamenti e riflessione. Fuori ci sono ragazzi che dubitano, pensano e quindi sono.

Capitolo social: su quali siete presenti e come/quanto stanno aiutando il lavoro della Boutique?

«A oggi, Instagram è il nostro unico canale attivo e lo sarà per il prossimo trimestre quando proveremo la scalata ai 100.000 follower per imporci all’attenzione del mercato media (con format proprietari) oltre a quello dei progetti speciali che ci vede già impegnati in diverse attività. La qualità impone un tiki taka con improvvise verticalizzazioni, la prossima sarà il canale YouTube principalmente come repository o link dove fruire long form (interviste, viaggi…). Poi verrà, certo, TikTok ma stiamo valutando tutto ciò che è necessario alla grammatica di una piattaforma che pretende un’aderenza alla legge dell’algoritmo molto più stringente rispetto a Meta».

Quali saranno i prossimi focus e gli obiettivi? 

«I prossimi passi in termini editoriali ci vedranno stringere più collaborazioni possibili: fotografi, artisti, designer, altre pagine che condividano il nostro approccio cultural first per diventare un luogo virtuale di confronto ed esposizione di giovani talenti. Non sono molti i posti credibili che possono farsi contenitore di questi racconti, soprattutto dopo la dipartita di Vice, e con un pizzico di orgoglio diciamo che chi abbiamo intercettato sinora ha accettato con gusto di aderire al progetto dopo averlo visto da vicino».