La neuroscienza condanna gli Interstitial Ads
Light Reaction pubblica uno studio sul tema: si tratta di messaggi che, dopo essere stati giudicati più promettenti dell’ormai classico banner rischiano seriamente di essere frustranti e non catalizzanti l’attenzione delle persone

Gli Interstitial ads potrebbero non essere più promettenti dei banner. E questo formato non ha nemmeno una grande presa nei confronti dell’audience mobile. È quanto rivela uno studio di neuroscienza condotto da Light Reaction, struttura parte di WPP ripreso da AdWeek, condotto con l’obiettivo di comprendere il grado di attenzione agli annunci. E, infatti, per capire meglio come mai meno dell’1% degli annunci display vengono cliccati, il team della sigla ha trascorso diverso tempo conducendo test su 30 adulti in laboratorio, facendo uso di tecnologie di eye tracking, elettroencefalogrammi, cuffie per quantificare l’attenzione e lop stato d’animo, scanner biometrici per misurare l’emozione e tracciatori facciali. Quindi questi tester sono stati intervistati per capire cosa si ricordavano.
I risultati chiave
I risultati del lavoro, pubblicati in un paper dall’Advertising Research Foundation, non sono così promettenti per i sostenitori degli annunci interstitial.: se, infatti, il tempo speso per guardare un annuncio è stato meno di 200 millisecondi quello per gli interstitial si alza a 800. Una differenza “insignificante”, ha spiegato Paolo Gaudiano, ricercatore di Light reaction. Sempre Gaudiano, infatti, ha detto che ormai le persone hanno imparato a non considerare i messaggi pubblicitari. Un bel problema.
Gli interstitial generano emozioni negative, i banner no
“Anche se sono chiaramente inquadrati nel campo visivo, stanno oltre un secondo sullo schermo, è altrettanto chiaro che potrebbero non esserci nemmeno stati. Non è un caso se la maggior parte del tempo impiegato a guardare annunci interstitial, è utilizzato per cercare la “x” che ne permette la chiusura. E se gli interstitial possono performare meglio dei banner a livello di attenzione visiva, i risultati dello studio indicano come i pop-up full-screen frustrano gli utenti fino a generare emozioni negative. Cosa che i banner invece non fanno, provocando invece sentimenti positivi.