Autore: Redazione
12/05/2017

Netcomm Ecommerce Forum: la data revolution guida il cambiamento del mercato

C’è chi li chiama big, chi small, tutti li vorrebbero smart, quel che è certo che stiamo assistendo ad una estensione del dominio dei dati all’interno della nostra economia. Si è discusso di questo anche durante la seconda giornata dell’evento dedicato al commercio elettronico, conclusosi ieri a Milano

Netcomm Ecommerce Forum: la data revolution guida il cambiamento del mercato

Di Anna Maria Ciardullo

Le nuove tecnologie raccolgono e analizzano una mole di dati fino a poco tempo fa inimmaginabile. Tramite la data revolution, le aziende possono accelerare la comprensione del mercato e la soddisfazione dei bisogni dei consumatori. Nel nuovo paradigma dello unified commerce, i dati sono il nuovo canale di connessione tra azienda e consumatore per la creazione di valore reciproco e dinamico. Questo, il tema lo scenario analizzato durante la seconda giornata del Netcomm Ecommerce Forum, in programma il 10 e 11 maggio al MiCo di Milano. “Oggi parleremo di dati e della sfida di trasformare la realtà in dati attraverso il supporto della tecnologia” commenta Enrico Pagliarini, conduttore di 2024 su Radio24 e moderatore degli interventi della aula plenaria, prima di annunciare il primo ospite sul palco, Luciano Floridi, professore di filosofia ed etica dell’informazione all’università di Oxford.

La digital age come era del “buon” design

Sembra strano associare la filosofia al tema del digitale, ciò che conosciamo di questa materia solitamente si basa, infatti, sulle nozioni scolastiche che ci insegnano al liceo. In realtà, secondo il professor Floridi, la filosofia è da considerarsi come una sorta di ingegneria concettuale che può aiutarci a comprendere come nascono le idee. Quella che viviamo oggi, è una totale confluenza tra digitale e analogico per la quale non siamo mai del tutto online o del tutto offline, i due mondi convergono e potremmo definirci sempre all’interno di una dimensione “onlife”, a metà strada tra i due. Ma perché il digitale non si può considerare alla stregua di altre innovazioni e scoperte del passato? si domanda Floridi. “Perché il digitale ha il potere di aggregare cose che sono che sono sempre state separate e disaggregarne altre che ritenevamo, al contrario, indissolubili”. Produzione e consumo, ad esempio, le abbiamo divise per anni e con l’avvento del digitale le abbiamo riunite trasformandoci in “prosumer” produttori e al contempo consumatori. E ancora presenza e localizzazione che un tempo rappresentavano una separazione assoluta e si poteva agire solo dove ci si trovava. Oggi, grazie alla rete, possiamo essere in qualsiasi luogo.

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Un’altra cosa che è cambiata è la concezione di proprietà, che dopo Netflix banalmente è chiaro a tutti, la condizione di possesso è divenuta superflua in una società che si può definire del servizio e dove ciò che uso non coincide necessariamente con ciò che possiedo. Anche la legge e la territorialità con il digitale sono diventati due concetti slegati, si è creata una sorta di omologazione del quadro normativo dove i confini sono quasi scomparsi. Durante il suo intervento sul palco del Netcomm Forum, il professor Floridi esprime anche un parere piuttosto originale sul tema dell’Intelligenza artificiale uno dei più discussi nell’universo tech al momento. “L’Intelligenza artificiale non esiste” sentenzia l’accademico, “esistono semmai macchine capaci di rendere inutile l’applicazione della nostra intelligenza (l’unica), per eseguire con successo un compito”. Oggi è possibile usare gli strumenti messi a disposizione dal digitale per costruire e attivare forze positive, “il digitale ha aperto le porte alle straordinaria potenzialità del design, mettendoci a disposizione infiniti elementi da assemblare e dividere al fine di risolvere un problema” continua Floridi. Se in passato abbiamo vissuto l’era della scoperta e dell’innovazione, secondo il professore di Oxford, oggi dovremmo vivere quella del buon design.

I dati come nuovo asset competitivo: dal valore alla strategia al disegno

Un altro ospite illustre dell’evento di Netcomm è Cosimo Accoto, visiting scientist del MIT SSRC che insieme al suo team di ricerca lavora per capire come oggi le tecnologie stiano trasformano la società. Accoto ha anche scritto un libro per tener traccia della sua esperienza al MIT dal titolo: Il tuo business è un data business, i dati come asset competitivo dal valore alla strategia al disegno. “Ogni business, oggi, è un data business. Qualunque sia il settore o l’industria di appartenenza, il dato rappresenta (e sempre di più in futuro) la leva competitiva chiave con cui le imprese possono costruire ed offrire prodotti, servizi ed esperienze di successo a beneficio dei propri consumatori”, spiega il relatore. “Se i dati sono il nuovo petrolio, allora le aziende vincenti dei prossimi anni saranno quelle in grado di trasformarsi in data platforms, cioè in organizzazioni capaci di estrarre, raffinare e distribuire questa preziosa materia prima nella maniera più intelligente, rapida ed efficace possibile”.

Ma come ci si trasforma in una data platform? Per data platform, lo speaker non intendeuna semplice struttura informatica, ma il senso si estende a tutta la strategia aziendale, agli asset proprietari e non, al controllo e possesso delle risorse e alla loro orchestrazione, all’ottimizzazione dei processi e persino ai valori di tutto l’ecosistema. “Per costruire una data platform bisogna introdurre e sostenere a tutti i livelli di impresa il valore di business del dato in maniera diffusa e persistente, avere una strategia chiara, definire gli obiettivi di business, privilegiare la capacità di imparare, essere adattivi” conclude Accoto.

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Internet Retailing e la misurazione delle performance nel retail online

Ian Jindal, co-founder e editor in chief di Internet Retailing ha presentato i risultati dellla “Internet Retailing Europe Top500” (IREU 500) il primo performance index che annualmente determina i retailer multichannel e ecommerce più significativi in tutta Europa. “Man mano che le capacità dell’ecommerce e della multicanalità maturano in Europa, lo stesso accade per le aspettative dei consumatori” spiega Jindal. Secondo la ricerca ci sono alcune caratteristiche principali che permettono ad un retailer online di avere successo e andare incontro alle necessità e alle suddette aspettative dei consumatori. Sono 12 le best practice emerse nell’edizione 2016 dell’IREU 500:

  • Mettere in evidenza i best seller (che può includere visual display, attività promozionali, product rewiew e tutto ciò che incoraggerebbe il consumatore all’acquisto), la maggior parte dei retailer presi in esame dalla ricerca, ad esempio, mette i propri best seller in home page;
  • filtrare la ricerca: per brand, tipologia di prodotto, taglia, prezzo e così via per facilitare la consultazione dell’assortimento;
  •  inserire le wishlist: soprattutto se collegate ai social e ai periodi festivi così che gli utenti possano fare una lista di ciò che desiderano in regalo accessibile da parte dei loro amici e dei loro cari
  •  inserire product review e ratings, la maggior parte dei consumatori dichiara di farsi guidare da questi giudizi prima di un acquisto;
  •  offrire valide alternative: se un prodotto non è disponibile può essere utile proporre qualcosa di simile che rappresenti una buona alternativa a ciò che il cliente sta cercando;
  • vale lo stesso al contrario, molti retailer preferiscono mostrare soluzioni completamente differenti che aguzzino la curiosità del consumatore;
  • fornire informazioni dettagliate con elementi grafici a corredo dei prodotti;
  • far apparire sempre prodotti alternativi e/o simili a quelli che chi naviga il sito sta visualizzando;
  •  rendere il pagamento e il checkout più veloce e semplice possibile senza interminabili sessioni di registrazione al sito;
  • creare look, abbinamenti o accostamenti di prodotti come nel visual merchandising tradizionale che suggeriscano ulteriori acquisti;
  • invitare alla condivisione di ciò che si è acquistato con gli amici sul sito stesso, sui social, postando foto, aderendo a forum, community e così via.

Non è più (solo) matematica

“Sogno quando sarà cool per gli adolescenti uscire con una ragazza o un ragazzo bravi in matematica” esordisce l’ultima relatrice della giornata Chiara Burberi, presidente e a.d. di Redooc.com. Si tratta di una piattaforma didattica che ha come obiettivo quello di fare amare ai ragazzi la cosiddetta STEM, ossia la materia che implica le conoscenze e le competenze di base della matematica nonché le abilità necessarie ad affrontare i lavori del futuro. Se si parla di dati si parla, infatti, anche di matematica, tecnologie, algoritmi, calcoli. Sebbene un grande lavoro spetti alle macchine. La matematica, solitamente, incute paura o si pensa che sia riservata ad una élite di cervelloni che riescono a capirla la matematica è importante e permette di avere delle competenze da sfruttare nella vita da privato cittadino. “Applicare una regola in modo non convenzionale, pensare, risolvere i problemi, questi sono i fini ultimi dell’insegnamento matematico e non la mera capacità di calcolo. Internet è uno strumento da usare in modo intelligente per pensare divertendosi, proprio come uno sport, questo è il nostro modo di utilizzare la tecnologia applicata alla matematica” conclude.

Chiude i lavori Roberto Liscia, presidente Netcomm, che da appuntamento alla prossima edizione del Netcomm Ecommerce Forum.

I numeri finali

Numeri record per la XII edizione di Netcomm Forum: 170 tra espositori e sponsor, 169 relatori, 3 plenarie a cui hanno preso parte oltre 3.000 persone e 76 workshop seguiti da più di 16.000 visitatori. L’evento più importante in Italia dedicato al commercio elettronico e alla digital transformation, nelle 2 giornate, ha registrato 11.800 presenze, con una crescita del 18% rispetto all’edizione del 2016.