Ricaduta per YouTube e i partiti britannici tolgono ancora la pubblicità
Nuovi problemi di brand safety per i principali schieramenti in concomitanza con le elezioni
Nonostante gli sforzi di YouTube per garantire la brand safety degli investitori pubblicitari, il problema sembra ancora lontano da una soluzione. È ancora il Times of London a discutere del tema: secondo la testata che aveva fatto scoppiare il caso YouTube, i tre principali partiti britannici hanno nuovamente interrotto i rapporti commerciali con la piattaforma vista l’associazione dei propri spot a video di personaggi legati all’ISIS. Un vero e proprio polverone che segue di pochi giorni l’attentato di Londra che è costato la vita a sette persone e coincide con le elezioni generali in programma oggi. Quindi tutti gli schieramenti in gara - Conservatori, Laburisti e Liberal-democratici - hanno deciso di tagliare l’advertising sulla piattaforma video. In particolare il leader dei liberal-democratici, Tim Farron, era apparso a fianco dell’account YouTube di un supporter dell’ISIS. Il profilo è stato rimosso solo una volta ricevuta la segnalazione da parte del Times of London. Un portavoce del partito ha detto al MailOnline: “YouTube si è preso la responsabilità per quest’errore. Come tutte le formazioni politiche facciamo pubblicità sul web al fine di raggiungere i nostri elettori. Abbiamo posto delle limitazioni alle tipologie di contenuti attorno a cui veicolare i nostri messaggi promozionali”.
La risposta di Google
Più dura la reazione dei Laburisti. “Cosa diavolo sta facendo Google?”, si domanda Yvette Cooper, che invita l’azienda hi tech a rimuovere immediatamente questi pericolosi estremisti da YouTube. E la società risponde: “Non vogliamo dare una voce ai terroristi, né permettere la circolazione di materiale estremista sui nostri servizi, e prendiamo il nostro ruolo molto sul serio. Impieghiamo migliaia di persone e investiamo centinaia di milioni di sterline per combattere gli abusi sulla nostra piattaforma, insieme a governi, apparati di legge e ONG”. La compagnia ha anche assicurato di essere al lavoro per migliorare le modalità di identificazione dei contenuti che violano le policy d’utilizzo. E ha anche ricordato di aver condotto delle importanti modifiche ai termini d’uso oltre ad aver fornito ai brand maggiori strumenti per monitorare le destinazioni dei propri annunci. “Nessun sistema sarà mai perfetto al 100%, ma crediamo che queste mosse salvaguarderanno i nostri inserzionisti”. Nel frattempo, diverse holding media, da GroupM a Publicis fino a Omnicom, si sono mosse per sviluppare strumenti di controllo della brand safety per i propri clienti.