“Internet è arrivato a un punto di svolta”. Lo dice Tim Berners-Lee, l’uomo che ha creato il World Wide Web
Il padre di internet intervistato dalla CNBC parla dei pericoli della rete di oggi, tra concentrazione, privacy, pubblicità invasiva e fake news. Per questo la sua fondazione ha presentato il “Contratto per il Web”, ma in 4 miliardi non sono ancora connessi
Il Muro di Berlino era ancora in piedi quando Tim Berners-Lee, al CERN di Ginevra, propose un modello ipertestuale che è diventato a tutti gli effetti la prima bozza del World Wide Web. Era il 1989 e solo due anni più tardi, ad agosto nel 1991, il padre del web lanciò online il primo sito internet al mondo. Il fisico britannico è sempre stato molto critico nelle sue recenti uscite riguardo la forma assunta dall’attuale panorama digitale, dominato da pochi attori e soprattutto dipendente dai dati e dalle informazioni ricavate sui consumatori. Parlando alla CNBC, Tim Berners-Lee ha detto di aver notato un enorme trasformazione della rete in questi (quasi) trent’anni. E di essere passato all’azione: la World Wide Web Foundation ha pubblicato un nuovo “Contratto per il Web”, che contiene alcune linee guida per aziende, governi e individui, al fine di proteggere un internet veramente aperto.
Un web mutato
Oggi le minacce principali del web sono costituite dalla concentrazione, violazione dei dati e fake news. “Per molto tempo, vent’anni, ho pensato che tutto quello che dovevo fare era tenere il web libero e aperto e che le persone avrebbero fatto cose meravigliose - ha detto Berners-Lee alla CNBC -. Poi se guardi e parli con la gente per strada, noti che c’è stato un grande cambiamento. Penso che questo sia un punto di svolta”. Berners-Lee sostiene che il web non sia più la piattaforma aperta e costruttiva che aveva immaginato ventinove anni fa. La settimana scorsa il fisico e informatico ha detto alla Reuters che i giganti della tecnologia come Google e Facebook potrebbero essere smantellati, citando il “pericolo di concentrazione”. In passato alcuni organi di stampa avevano ipotizzato una situazione simile per Google in Europa, nell’ambito della battaglia che sta portando avanti il Commissario per la Concorrenza, Margrethe Vestager.
Il ruolo di governi, aziende e cittadini
Secondo Berners-Lee, governi, aziende e cittadini hanno un ruolo chiave nel definire il web e di tentare un ritorno al suo corso originale. La sua World Wide Web Foundation ha svelato un ”Contratto per il Web” lunedì con l’obiettivo di inquadrare i principi in grado di garantire internet come diritto individuale. Il documento ha trovato il sostegno di istituzioni, aziende e naturalmente Facebook e Google. “Il web è di tutti, e quindi se il web è di tutti il contratto deve essere aperto a tutti”, ha detto Berners-Lee. Un pilastro fondamentale di questa iniziativa è che le aziende rispettino la privacy e i dati personali dei consumatori. Oggi circa 1,5 miliardi di utenti della rete vivono in Paesi che non dispongono di un’adeguata legge in materia di protezione dei dati personali.
Ancora 4 miliardi fuori dalla rete
La World Wide Web Foundation ha esortato i governi a proteggere la neutralità della rete e a garantire che tutto il traffico online sia trattato in modo equo. “Il tema di internet neutrale è al centro delle attività della fondazione e del suo conseguente successo e popolarità”, dice Berners-Lee. Tuttavia la strada da percorrere sembra essere ancora lunga: oggi ci sono 2 miliardi di siti internet, uno ogni cinque persone nel mondo. Ma sono ancora in 4 miliardi a non avere accesso a internet e il tema di garantire la connessione in nuove aree è cruciale per la forma che assumerà la rete negli anni a venire. Con il fantasma della concentrazione sempre presente.