Autore: Redazione
01/02/2019
InfoJobs: Employer Branding asset strategico per attrarre talenti in azienda
L’86% dei candidati cerca informazioni sull’azienda prima di rispondere a un’offerta. I dipendenti le fonti più autorevoli, insieme agli esperti di recruitment
Si dice spesso che siano le aziende a scegliere i candidati migliori durante i processi di selezione. Tuttavia, in un’era in cui l’informazione corre veloce e internet gioca un ruolo fondamentale nello scambio di opinioni ed esperienze personali, anche le aziende devono investire sulla propria reputazione online per poter attrarre i talenti migliori e garantirsi così un vantaggio rispetto ai competitor. Anche chi è in cerca di una nuova posizione lavorativa infatti, valuta l’azienda prima di candidarsi a un’offerta di lavoro, come confermato dall’indagine sull’employer branding condotta da InfoJobs su un campione di 2.700 candidati, che ha evidenziato come l’86% dei candidati cerchi informazioni sulla reputazione dell’azienda prima di rispondere a un’offerta di lavoro.
Web reputation
Implementare una strategia di employer branding rappresenta quindi un aspetto da non sottovalutare e non basta un buon sito aziendale o una gestione attenta dei propri canali social. Bisogna prestare attenzione più in generale alla web reputation, ovvero a cosa si dice online dell’azienda. Infatti, il 67% dei candidati si affida alla ricerca libera sul web per informarsi, mentre solo il 19% guarda i canali aziendali come il sito corporate o i canali social.
Elementi chiave
Tra gli elementi che giocano un ruolo chiave nella valutazione di un’azienda vi è prima di tutto il clima lavorativo, quindi sapere come lavorano i dipendenti, cosa fanno nel quotidiano, quali sono i ritmi e com’è l’ambiente di lavoro (50%), cui seguono l’andamento economico dell’azienda (44%), la filosofia aziendale, la mission e i valori alla base (42%), l’offerta formativa e i possibili percorsi di carriera, pari merito al 41%. In questa fase risulta invece meno importante sapere se c’è un orario di lavoro flessibile o la possibilità di fare smart working (18%), se l’azienda offre pacchetti di welfare (5%) o se porta avanti attività di responsabilità sociale come il volontariato (2%).