Frodi e bot: per Maurice Lévy sono un problema. E i big si muovono
Il chairman della holding Publicis Groupe ha discusso il tema delle frodi con la CNBC. Per il manager sarebbe importante evitare gli sprechi di soldi
Le frodi pubblicitarie rappresentano ancora un grave problema per l’industry pubblicitaria. A dichiararlo alla CNBC è stato Maurice Lévy, chairman di Publicis Groupe, incontrato dall’emittente americana al World Government Summit di Dubai. “Il fatto che ci siano ancora dei robot che cliccano [sugli annunci] al posto degli umani rappresenta un elemento di preoccupazione perché è uno spreco di soldi, e i soldi sono dei nostri clienti”, ha detto Lévy.
La tesi dello storico manager della holding francese è che tale situazione abbia una ricaduta negativa sul mercato e sulla qualità dell’inventory: “Sentiamo la necessità di affrontare questo tema al fine di evitare che ci siano dispersioni”, ha puntualizzato. In particolare, Lévy fa riferimento al programmatic, ossia a quella modalità di vendita automatizzata degli spazi pubblicitari.
Le piattaforme tech
Il tema delle frodi ha coinvolto in prima persona le grandi piattaforme tech, a lungo criticate per non aver fatto abbastanza per risolvere questi problemi. Per esempio, uno studio realizzato l’anno scorso ha scoperto che circa 48 milioni account Twitter sono, in realtà, bot. Lévy è andato controcorrente, affermando che in questo momento i principali big della pubblicità mondiale hanno preso la questione sul serio, così come Facebook ha aumentato l’impegno sul fronte delle fake news.
Tuttavia, molto rimane ancora da fare. “Stanno facendo molti sforzi, ma c’è ancora tanto da fare. Hanno assunto un atteggiamento serio, su questo non ci sono dubbi. Non sono pigri e non sono negligenti”, ha concluso Lévy.