Autore: Redazione
11/01/2018

La strategia di Jeff Bezos per il Washington Post: profitti e tanto digitale

Il gruppo media americano viaggia in controtendenza, supera il milione di abbonati online, e allarga le mire espansionistiche in Europa, con inedite opportunità di branded content per gli inserzionisti dell’area EMEA

La strategia di Jeff Bezos per il Washington Post: profitti e tanto digitale

Il Washington Post ha macinato profitti per il secondo anno consecutivo. Un risultato che in questo periodo di vacche magre per l’editoria mondiale non può passare inosservato. Vuoi perché si sperimentano e affermano modelli di business per sopravvivere e anzi affermarsi sul digitale, vuoi perché il proprietario del giornale, che vanta 140 anni di storia, è niente meno che Jeff Bezos, il fondatore di Amazon e l’uomo più ricco del pianeta.

Abbonamenti oltre quota 1 milione

A impressionare è proprio la traiettoria del digitale: dal 2016 gli abbonati online alla testata sono triplicati, arrivando a superare il milione. Non solo: il fatturato, sulla spinta della raccolta web, è stato maggiore rispetto alle attese, un fatto che permetterà al publisher di rafforzare la redazione e insieme di investire sull’ala operativa della struttura. La testata avrà anche una nuova sede più grande, mentre il rivale di sempre, il New York Times, si prepara a un ridimensionamento degli uffici per diminuire i costi.

Arc Publishing

Al centro dei piani futuri del Washington Post vi è in particolare Arc Publishing, un moderno sistema di pubblicazione utilizzato anche da 50 siti esterni nato con l’obiettivo di ottimizzare il lavoro giornalistico. “La commistione tra informazione e tecnologia sta contribuendo alla nostra crescita e, attraverso Arc, i nostri ingegneri forniscono soluzioni a una crescente lista di pubblicazioni locali e globali”, si legge in un memo interno del ceo Fred Ryan, pubblicato da Axios.

Il rapporto con le piattaforme

Infine, il documento evidenzia i benefici derivanti dall’uso di piattaforme esterne, come Apple News e Snapchat, in termini di capacità di raggiungimento di nuove audience. Un approccio che ha premiato gli introiti pubblicitari online, ormai sempre più “rilevanti” nel bilancio del colosso dell’editoria americana, con il solo ramo internazionale che avrebbe già superato i 100 milioni di giro d’affari pubblicitario.

Uno sguardo sull’Europa

Tornando indietro di un mese, spicca la nomina del primo chief marketing officer per l’area EMEA, Aaron Robinson, con l’obiettivo di intensificare le attività di branded content nella regione. Allora, Digiday aveva raccontato che l’editore ha un team di sei persone impegnato tra l’Europa e l’Asia, focalizzato su programmatic e vendita diretta, ma non disponeva ancora di una unit internazionale deputata al branded content. Dall’inizio di quest’anno è stata aperta una sede a Londra, che impiega una dozzina di persone su progetti di questo genere.

Un’area sempre più strategica

Le entrate pubblicitarie globali del Washington Post sono cresciute del 35% nel 2017, mentre quest’anno il giro d’affari da advertising in EMEA dovrebbe incrementare del 50% sulla base delle attuali stime. “Questo territorio è un motore di crescita per noi”, ha detto Paul Tsigrikes, vice-presidente marketing del Washington Post. A ottobre dell’anno scorso i vertici del gruppo editoriale avevano affermato a Digiday di avere 90 milioni di utenti mensili negli Stati Uniti e 30 milioni in Europa, mentre comScore ne registrava poco più di 3,5 milioni solo in Gran Bretagna.

Il potere dei dati

In uno scenario del genere, i dati e le informazioni in mano al Washington Post risultano fondamentali per attrarre budget pubblicitari, anche in logica native e di attribuzione. Una massa critica del genere può essere prerogativa solo di un publisher in lingua inglese o cinese o indiana, ma la tecnologia consente facilmente di abbattere le barriere linguistiche. Inoltre la componente internazionale del pubblico assume un valore particolare, perché è composta da audience che parlano la lingua inglese, e che hanno quindi un livello di studi - e presumibilmente un reddito - maggiore in confronto ad altri target.

Washington Post: un modello vincente

Quando Jeff Bezos ha rilevato il giornale, pagandolo 250 milioni di dollari nell’estate del 2013, il giornale segnava sottoscrizioni e bilanci in contrazione. Ora la rotta pare essersi invertita e la transizione verso il digitale consolidata. Il modello sembra essere vincente, supportati da riconoscibilità e autorevolezza del brand, un posizionamento che sta aiutando il Washington Post anche sul fronte internazionale.