L’Industria Creativa e Culturale Italiana cresce del 2,4% e vale 48 miliardi di euro nel 2015
Secondo lo studio di EY, il settore potrebbe generare risultati ancora maggiori – il valore potenziale è di 72 miliardi di euro – se riuscisse a sfruttare le opportunità di crescita e a contrastare minacce come il value gap e la pirateria

“L’Italia che crea, crea valore”: non è solo uno slogan ma è quanto è emerso ieri a Milano dalla presentazione della seconda edizione dello studio ”Italia Creativa”, realizzato da EY (Ernst&Young) con il supporto delle principali Associazioni di categoria guidate da MIBACT e SIAE, alla presenza del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini. L’indagine ha analizzato per il secondo anno consecutivo i dati relativi all’Industria della Cultura e della Creatività in Italia ponendo inoltre l’accento sulle minacce per il settore e sulle opportunità di crescita ancora da sfruttare.
Il valore dell’industria creativa
Nel 2015 l’Industria della Cultura e della Creatività del nostro Paese ha registrato un valore economico complessivo di 47,9 miliardi di euro, pari al 2,96% del PIL, con un tasso di crescita rispetto all’anno precedente del 2,4% dei ricavi diretti (+951 milioni di euro). Un dato particolarmente edificante se consideriamo che il PIL italiano è aumentato dell’1,5%. “Questi valori evidenziano la centralità del diritto d’autore, che rappresenta il motore di questa industria”, ha commentato Filippo Sugar, Presidente di SIAE. Dallo studio emerge inoltre che l’86% dei ricavi è rappresentato da ricavi diretti, derivanti cioè dalle attività della filiera creativa quali la concezione, la produzione e la distribuzione di opere e servizi culturali e creativi, mentre il rimanente è dovuto a ricavi indiretti, ovvero quelli relativi ad attività collaterali o sussidiarie. Altro dato particolarmente interessante è che nel 2015 la filiera creativa ha occupato oltre un milione di persone, circa il 4,6% della forza lavoro italiana. “Le stime effettuate da EY nell’ambito della ricerca evidenziano che il valore economico odierno è pari solo a due terzi del valore che l’Industria della Cultura e della Creatività potrebbe generare se riuscisse a sfruttare le opportunità di crescita e a contrastare le minacce che incombono su di essa – ha spiegato Donato Iacovone, Amministratore Delegato di EY in Italia. - Nel 2015 il valore economico è stato di circa 48 miliardi di euro, il valore potenziale raggiunge i 72 miliardi di euro, con un valore ancora inespresso pari a circa 24 miliardi di euro”.
I settori
Dall’analisi dei dati emerge inoltre che nel 2015 i valori economici diretti di tutti i settori creativi e culturali risultano in crescita, ad eccezione del settore Quotidiani e Periodici, che registra un calo di poco superiore all’8% ascrivibile da un lato ad una importante riduzione dei ricavi da pubblicità, dall’altro dalle nuove sfide derivanti dal fenomeno crescente della digitalizzazione. Il settore che invece è cresciuto maggiormente in termini di valori economici diretti, è quello della Musica, in aumento del 10% rispetto al 2014, mentre dal punto di vista occupazionale, il settore che ha registrato la crescita maggiore è quello dei Videogiochi, con un +7,8% rispetto all’anno precedente.
Le opportunità di crescita
“Quest’anno l’obiettivo dell’analisi condotta con Italia Creativa è stato anche quello di evidenziare ad operatori di settore e istituzioni le principali opportunità di crescita dell’Industria Culturale e Creativa – ha aggiunto Filippo Sugar – individuando le misure utili a contrastare i fenomeni che ne minacciano l’espansione. Tra questi fenomeni, insieme a tutte le Associazioni di categoria che hanno collaborato attivamente alla ricerca, ne abbiamo individuato in particolare due: il value gap e la pirateria”. Il value gap è il divario tra quanto viene generato dai contenuti creativi in rete e quanto viene restituito a chi ha creato quei contenuti. I principali beneficiari del value gap sono gli intermediari tecnici, che nell’ultimo decennio hanno assunto modelli organizzativi e funzioni diverse: motori di ricerca, aggregatori di contenuti, social network, servizio cloud pubblico e privato. La pirateria riguarda invece ogni attività legata alla riproduzione, distribuzione e utilizzo illegale di prodotti dell’ingegno. “Con Italia Creativa ci siamo interrogati sulle possibili opportunità di crescita per l’Industria Culturale e Creativa e una volta individuate le principali leve su cui i singoli settori possono intervenire abbiamo voluto approfondire le possibili azioni con impatti positivi a livello intersettoriale – ha proseguito il Presidente di SIAE. - Per valorizzare al meglio il comparto, abbiamo evidenziato i principali ambiti di intervento: le iniziative volte ad aumentare il grado di internazionalizzazione e quelle legate ad aspetti gestionali, formativi, di innovazione e legate a un miglioramento degli economics. Abbiamo quindi preso in considerazione alcune azioni e, tenendo conto della loro realizzabilità su un orizzonte temporale di medio periodo, abbiamo identificato e raccolto alcuni possibili interventi”.
Gli ambiti d’intervento
Gli ambiti identificati da Italia Creativa e dalle Associazioni che hanno fornito i dati per realizzare lo studio, sono in primo luogo il tema normativo, con le iniziative volte a rafforzare il dialogo con le istituzioni sia italiane che europee affinché accolgano le richieste degli operatori di settore o intervengano per colmare eventuali lacune normative. Quindi sensibilizzazione su possibili attività di regolamentazione fiscale e di formazione (Tax credit, IVA, agevolazioni fiscali, estensione patent box, coinvolgimento del Miur per esigenze formative e soluzioni tecnologiche contro la pirateria). In secondo luogo puntare maggiormente sull’internazionalizzazione, attivando nuove sinergie con l’ICE, gli Istituti di Cultura, le Camere di Commercio. Senza dimenticare lo studio di progetti che possano portare verso un nuovo ruolo di Italia Creativa, come ad esempio il finanziamento di un prodotto creativo di artisti emergenti che abbia valenza e contenuto culturale. “Come prima azione concreta, oggi le 26 Associazioni di categoria firmano ufficialmente una lettera indirizzata al nostro Governo e ai parlamentari italiani, in cui chiediamo il sostegno nella difesa del settore da fattori che rappresentano delle concrete minacce allo sviluppo – ha concluso Filippo Sugar. – Un impegno nella protezione dei diritti dei titolari dei contenuti creativi e culturali in Europa. In particolare, auspichiamo che il contenuto del considerando 38 della proposta di Direttiva Copyright, che riguarda questo tema, diventi una vera e propria disposizione normativa collocata nell’articolato della Direttiva stessa. Il nostro obbiettivo è far sì che in Italia e in Europa si possa continuare a creare, contribuendo alla crescita dell’economia: un obbiettivo che vogliamo perseguire e condividere con il nostro Governo. Perché siamo l’Italia che crea e che crea valore e vogliamo continuare ad esserlo”.