La maggior parte degli editori ha adottato il protocollo ads.txt, ma il 19% degli inserzionisti ancora non lo conosce
Lo strumento messo appunto da IAB e destinato ad arginare le frodi pubblicitarie non è ancora diffuso in modo capillare. A dirlo è una recente ricerca di Oath che ha coinvolto 222 advertiser
È passato circa un anno da quando il Tech Lab dell’Interactive Advertising Bureau ha introdotto il protocollo ads.txt, che prevede la pubblicazione di un file di testo che elenca fornitori ad tech autorizzati a vendere l’inventario per ogni singolo editore, al fine di evitare alcune forme di frode pubblicitaria nel programmatic. In questo periodo, l’adozione da parte dei publisher e l’applicazione da parte degli inserzionisti di ads.txt è aumentata in modo costante.
Diffusione
Ma, l’impegno dell’industry, è solo all’inizio. Una quota considerevole di inserzionisti non ha ancora idea di cosa sia ads.txt e una percentuale simile di editori ha compilato il proprio file ads.txt in modo errato. La maggior parte degli ad buyer sono a conoscenza di ads.txt, ma il 19% non ne ha ancora sentito parlare, secondo un sondaggio commissionato da Oath ad Advertiser Perceptions nel febbraio 2018 che ha coinvolto 222 inserzionisti e agenzie.
Editori più attivi
Secondo OpenX, che ha utilizzato l’elenco dei primi 1.000 editori negli Stati Uniti per comScore, circa il 60% di questi ha caricato il file ads.txt sui propri siti. Il livello di adozione da parte dei publisher ha raggiunto la maggioranza all’inizio di quest’anno, quando si prevedeva che un maggior numero di inserzionisti e di società di automated ad-buying avrebbe iniziato ad applicarne l’adozione. I file ads.txt si trovano più comunemente sui siti di notizie, seguiti dai siti di sport e intrattenimento, secondo BuiltWith, uno strumento che analizza le tecnologie utilizzate da siti web.
Google domina
Google è il più popolare venditore programmatic indicato dalla maggior parte degli editori. Ads.txt ha lo scopo di rendere più trasparente la pubblicità programmatica. E ha mostrato quali venditori d’inserzioni pubblicitarie automatizzate sono più popolari tra gli editori. Google è presente sul 93% dei file ads.txt trovati nell’elenco di Alexa dei primi 1.000 siti, secondo il provider di pubblicità FirstImpression.io. Sembra che gli sforzi di Google per aiutare gli editori a mettere insieme i loro file ads.txt abbiano dato i loro frutti.
Il problema degli errori
Uno dei motivi per cui alcuni editori hanno tardato a caricare il file ads.txt sui loro siti è il tempo necessario per discutere le informazioni necessarie da includere in tali documenti e per garantire l’accuratezza delle informazioni. Infatti, dei file ads.txt trovati sui primi 1.000 siti Alexa, il 17% include errori, sempre secondo FirstImpression.io.
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