Autore: Davide Sechi
30/09/2024

L’equilibrio tra tech e tocco umano nella creazione di un evento: l’approccio di Laccioland Studio

Incontro con la struttura attiva nei campi del live & tv, brand show e ceremony, che oggi si propone come fornitore a 360 gradi. Le parole del founder Emanuele “Laccio” Cristofoli

L’equilibrio tra tech e tocco umano nella creazione di un evento: l’approccio di Laccioland Studio

Come si produce oggi uno spettacolo, magari legato alla moda, alla musica, all’arte, al brand e intrattenimento? Curiosi? Anche noi. E infatti abbiamo contattato Laccioland Studio, struttura che giunge a un nuovo punta di svolta grazie al nuovo assetto raccontato e festeggiato con un evento Haus of Wow, andato in scena lunedì scorso. Tre sono anime di Laccioland Studio: live & tv show, brand show e ceremony. Tra i lavori più rilevanti degli ultimi anni, la direzione artistica di programmi televisivi di successo, come X Factor Italia, Colpo di Luna di Virginia Raffaele, Michelle Impossible & Friends con Michelle Hunziker e La Notte della Taranta 2024. E le altre aree? Lo scopriamo grazie a ‘Laccio’, ossia Emanuele Cristofoli, founder di Laccioland Studio (ospite di DailyOnAir - The Sound Of Adv).

Come nasce Laccioland Studio e con quali obiettivi?

«Lavoriamo da anni nel settore, ma oggi offriamo servizi prima non esistenti. Al principio parlavamo la lingua della danza e della performance, poi siamo cresciuti anche grazie ai brand che ci hanno affidato magari tutto il pacchetto, la direzione creativa e tutto quello che uno spettacolo comporta, quindi non solo danza, ma visual, costumi, produzione. Siamo diventati fornitori a tutto tondo».

La nuova struttura aziendale anticipa le prossime novità: quali saranno?

«Entriamo nel campo del top secret, in cantiere, ci sono tanti progetti che verranno annunciati e presentati a breve. Nel frattempo, abbiamo riaperto il laboratorio di XFactor, realtà attraverso la quale sperimentiamo e sviluppiamo soluzioni che potranno tornire utili anche in altri progetti».

Moda, musica, arte, brand, intrattenimento sono i settori sui quali operate: quali differenze esistono tra i vari ambiti? Oppure il vostro modus operandi nella costruzione dei singoli progetti non cambia?

«L’elemento sempre cangiante è rappresentato dal pubblico, quella è la base di partenza, ossia capire a chi sia indirizzato l’evento; occorre studiare il singolo progetto come se ci si trovasse di fronte a un abito sartoriale. Il cliente, insomma, dobbiamo conoscerlo a fondo. Tutto questo non significa che la parte artistica debba venire in secondo piano, tutt’altro: la nostra offerta deve essere sempre affascinante, “wow”».

Nella tv odierna quanto si può essere anticonformisti? 

«È difficile, perché l’interlocutore potrebbe non capire, ma la provocazione, la sperimentazione, le novità ci devono sempre essere, anche se viviamo in un’epoca magari poco tollerante. Bisogna osare, il nostro mestiere deve creare situazioni che non annoino, in caso contrario sarebbe l’antitesi dell’intrattenimento».

Quali degli ambiti sui quali lavorate funziona meglio a livello di mercato e di ritorno sugli investimenti?

«La tv, senza dubbio, ma anche il mondo degli eventi, settore in cui si continua a investire; c’è sempre voglia di offrire emozioni e quindi bisogna lavorare sull’originalità. Pensiamo alle grandi cerimonie o anche ai live, non solo concerti ma anche performance teatrali. Solo il cinema ha fatto fatica dopo il 2020, messo in secondo piano dall’esplosione delle piattaforme streaming».

Cosa chiedono più frequentemente i clienti?

«Il cliente, che sia un brand o un’artista, chiede originalità, qualcosa di mai visto. La parte visual è molto importante, anche perché deve essere veicolata sui moderni mezzi di comunicazione, ossia i social; servono immagini caratteristiche e immediate. Le regole cambiano, ma il punto base rimane l’originalità».

Quanto sta impattando l’AI e, in generale, la rivoluzione tecnologica?

«Ci sono visioni diverse sull’argomento, ma oggi vediamo un’intelligenza artificiale che non andrà a sostituire la sensibilità umana, piuttosto l’aiuterà. L’equilibrio tra AI e tocco umano caratterizzerà il futuro. Il progresso digitale deve essere uno strumento collaborativo e non sostitutivo. Se poi qualcuno crede che l’AI possa diventare una nuova spinta verso la sedentarietà, rispondiamo con le immagini degli eventi live che, al momento, raccontano ben altro e sono lo specchio delle generazioni più giovani».