Autore: Redazione
22/03/2021

Io e Giuseppe Conte: come costruisco la vita social del politico dell’anno

Da new entry nella sala dei bottoni a unico baluardo contro la crisi a nuova guida di un movimento che cerca di rilanciarsi. Dietro la figura dell’ex Presidente del Consiglio c’è uno staff che lavora sulla sua immagine, c’è Dario Adamo che è il suo social media manager, che ci racconta il dietro le quinte

Io e Giuseppe Conte: come costruisco la vita social del politico dell’anno

Dario Adamo

Nell’era dominata da social proliferano i manuali del “sembra facile, anzi lo è di sicuro, che ci vuole?”. Non si contano più le fila di ex aspiranti esperti, trasformatisi in neo saggi, in scienziati, maghi per tutte le occasioni, de ci penso io. I social media come apoteosi di un’idea di rivoluzione comunista? Un giro di volta dai connotati punk contro le certezze dell’establishment, contro i soloni della tecnica e del controllo della sapienza? La rete che ci salva da possibili cadute rovinose e ci offre la possibilità di costruire identità inedite, fresche, inattese, completamente inventate.

Serietà, please

Ma quando la dimensione social deve confrontarsi con la realtà, deve comunicare la concretezza oltre l‘uscio di casa, deve scendere nell’agone politico? Mugugni in sala. Facebook, Instagram e compagnia bella sono fotografie pop, istantanee di leggerezza, nulla a che spartire con la verità, che sa di serietà e studio a lume di candela, o almeno così ho letto sui social. Risate, ironie e sarcasmi, oltre a un discreta marea di insulti, se qualcuno anche solo pensa di spingere sulla fama popolare di personaggi celebri per accedere al consenso giovanile su temi come, che so, la salute pubblica. Invece, in barba a quelli che… si stava meglio quando si stava peggio, ah signora mia che tempi, non ci sono più le mezze stagioni e neppure gli uomini veri, l’ambito social è entrato ovunque, caratterizza la nostra quotidianità a qualsiasi livello, serve per comunicare e per farlo alla svelta. A tempi frenetici servono misure adeguate. Voglio andare a vivere in campagna!, prego si accomodi, ma qui la vita prosegue e deve adeguarsi.

Social Chigi

Succede che a un certo punto della nostra storia repubblicana, arrivi a Palazzo Chigi un personaggio estraneo alla politica, frutto di compromesso colorato di giallo verde, che lo stesso sia spettatore protagonista di una crisi istituzionale, che riesca a tenere il suo posto, a cavallo di un rinnovato storytelling, che inciampi insieme al mondo in una pandemia, che si trasformi in una sorte di ultimo baluardo, che riempia un’intera stagione dell’italiano medio. Un percorso costruito anche sui social media, per nulla facile. Dietro c’è uno staff, e c’è un social media manager, si chiama Dario Adamo ed è l’ombra di Giuseppe Conte.

Cosa fa il social media manager del Presidente del Consiglio?

«Svolge un lavoro che nasconde non pochi tranelli. In estrema sintesi, occorre gestire l’immagine di un personaggio, capire cosa dover dire, quando e dove, ossia su quale media sia più appropriato apparire. Un’attività divenuta ormai fondamentale in campo istituzionale e politico. In generale, bisogna avere una certa sensibilità che aiuti nel declinare l’immagine ed è per questo che occorre vivere accanto al personaggio. Io da due anni vivo a stretto contatto con Giuseppe Conte».

Come si svolge una giornata al servizio di un uomo politico come Giuseppe Conte?

«Le giornate non hanno orari, vivi e operi all’interno di un unico spazio temprale lavorativo, devi seguire ogni cosa e capire cosa potrebbe scaturirne in termini di comunicazione».

Facciamo qualche esempio concreto…

«Giuseppe Conte annuncia un nuovo DPCM, l’addetto alla comunicazione deve essere pronto a lanciarlo sulle piattaforme più appropriate, il tutto dopo un confronto serrato e costante con lo staff, dal quale nascono idee, stimoli ulteriori, che vengono utilizzati, filtrati, modificati».

Assomiglia al lavoro di una redazione

«Esattamente. Un vero e proprio piano editoriale. In tutto questo, non bisogna mai farsi prendere da panico o fretta, ci si deve sempre ritagliare quel minuto in più per non incorrere nella gaffe. Studio, aggiornamento, cultura sono fondamentali, ma si tratta anche di un mestiere che si impara sul campo, tra errori e affermazioni».

Due anni riassunti in episodi chiave?

«Mi viene in mente il momento in cui il Governo bloccò i voli provenienti dalla Cina, o ancora la conferenza stampa delle 2 di notte in cui venne annunciata la chiusura del Paese. Ma anche la liberazione di Silvia Romano ha rappresentato un momento topico: la telefonata di Giuseppe Conte ad annunciarmi un fatto clamoroso, la necessità di comunicarlo in maniera immediata ed efficace. In generale, la preparazione di qualsiasi conferenza stampa nell’ultimo anno ha rappresentato una sfida».

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Dario Adamo a colloquio con Giuseppe Conte

 

Come ha preso il via l’avventura accanto a Giuseppe Conte? O forse è meglio fare un ulteriore passo indietro: da dove arriva Dario Adamo social media manager?

«Da normali studi in Scienze della Comunicazione, da approfondimenti seguenti in capo cinematografico e televisivo, da un master in social media management. Dopo essermi fatto le cosiddette ossa nel campo dello spettacolo, sono entrato in contatto con il Movimento 5 Stelle, ho lavorato alla campagna elettorale di Lugi Di Maio, che fu un successo, per poi approdare a Giuseppe Conte, all’epoca uomo estraneo alla politica».

La figura di Conte è stata ovviamente sezionata, analizzata, celebrata e criticata. Un neo politico che si trova alle prese con una crisi istituzionale e poi con un’emergenza sanitaria e con le relative conseguenze sociali. Come ha reagito?

«È una persona piacevole, molto umana, il che non è scontato perché a questi livelli è facile perdere la calma. Non è insomma una persona nevrotica. Anche Luigi Di Maio, con il quale ho lavorato, è molto tranquillo».

Magari la calma potrebbe averla persa il social media manager…

«È ovvio che le difficoltà non sono mancate, soprattutto di fronte alle critiche legate a una certa personalizzazione della politica. Per esempio: perché utilizzare la pagina Facebook personale dell’uomo politico e non quella ufficiale della presidenza del consiglio? Perché se devo comunicare qualcosa di importante, voglio raggiungere il maggior numero di persone e posso farlo meglio agendo sui 2 milioni di follower presenti sulla pagina di Giuseppe Conte, rispetto ai 200.000 che frequentano quella della Presidenza del Consiglio».

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Dario Adamo con il premier durante la pandemia

 

Accerchiati dai social: nel breve volgere di due lustri, quanto è cambiata la vita di un politico?

«È sicuramente diventato molto difficile tenere le cose segrete. Se poi ci si imbatte in una pandemia è un dovere informare e farlo con tutti i mezzi che si ritengono appropriati. I social aiutano, attraverso loro Giuseppe Conte si mostra senza filtri e viene premiato: la giornata che ha sancito il suo abbandono da Palazzo Chigi ha registrato un record, forse addirittura mondiale, con 13 milioni di interazioni su Facebook. Un anno fa, una cosa simile accadde con il post rilasciato il giorno di Pasqua, la prima da passare senza i propri cari. Costruimmo un messaggio chiaro, che potesse regalare sostegno, vicinanza e speranza, scegliemmo la foto che potesse accompagnare l’intera giornata, studiammo il momento della pubblicazione, l’ora di pranzo, cogliemmo l’attimo in cui tutti scrivevano un pensiero su quella domenica. Ecco racchiuso in pochi frame il senso di questo lavoro, per il quale occorre avere una certa sensibilità nei riguardi di quello che accade e su come rispondere; da qui si parte per la selezione e il conseguente assemblaggio dei contenuti; si sceglie la tempistica più adeguata; si deve capire il momento, il giorno, la ricorrenza, come dimostrato anche dall’ultimo post, in ordine di tempo, ossia Giuseppe Conte che celebra la festa dei papà, un altro colpo andato a segno».

Quanto incide, e ha inciso, l’operato dei media ufficiali? Si sta cominciando a parlare sempre più di infodemia, di certo la confusione impera ed è stata alimentata non poco

«Non essendoci quasi più segreti, risulta strano leggere a volte notizie frutto di fonti discutibili, ma anche di elucubrazioni personali. Capisco l’esigenza di copertura, ma oggi gli aggiornamenti da parte dei protagonisti sono costanti. Quindi sì, di fronte a certe uscite non si può reagire bene. Però poi si deve rispondere e qui entra in campo anche il ruolo del social media manager».  

Conte è diventato gioco forza un personaggio pop, con un grosso seguito femminile. Potrebbe apparire poco serio, visto l’argomento, ma quanto conta l’aspetto estetico?

«Siamo stati fortunati, perché Conte è indubbiamente fotogenico. Ma attenzione, in politica si può lavorare bene anche senza simili doti, che se non trattate con equilibrio potrebbero provocare esiti opposti».

E ora?

«E ora siamo nella nuova fase: comunicare un personaggio politico che sarà la guida del nuovo Movimento 5 Stelle».

E se Dario Adamo dovesse un giorno stancarsi e rivolgersi ad altri ambiti?

«Ho iniziato occupandomi di cultura e cinema, in futuro mi piacerebbe operare nel campo del turismo, in questo l’Italia ha veramente molto da raccontare, un vero concentrato di food, cultura, storia, piaceri della vita. Ma non ancora arrivato quel momento».