Autore: Redazione
11/12/2023

Pulse Advertising: influencer marketing sempre più centrale nelle strategie, ma deve avere uno storytelling accurato

In occasione della recente release del’Osservatorio InSIdE, promosso da Pulse Advertising in collaborazione con Eumetra e Università di Pavia, il punto della situazione di Paola Nannelli, Executive Director dell’agenzia

Pulse Advertising: influencer marketing sempre più centrale nelle strategie, ma deve avere uno storytelling accurato

Paola Nannelli, Executive Director di Pulse Advertising Italia

Quanto l’Influencer Marketing condiziona le scelte d’acquisto? Una domanda sempre più cruciale, ancor di più durante i classici consuntivi di fine anno. L’Osservatorio InSIdE, promosso da Pulse Advertising in collaborazione con Eumetra e Università di Pavia, ha restituito recentemente una mappa che racconta di quanto le scelte d’acquisto degli italiani siano condizionate dagli influencer e dai loro messaggi (leggi Dailyonline del 21/11/2023). Ne parliamo con Paola Nannelli, Executive Director di Pulse Advertising Italy (protagonista di DailyOnAir - The Sound Of Adv).

Quanto pesa alla fine del 2023 l’influencer marketing nelle scelte di acquisto?

«Partiamo da un dato fondamentale: circa 28 milioni di italiani dichiarano di seguire almeno un influencer, attori che ovviamente recitano sui social. Le leve che spingono i follower sono le passioni, come cinema, viaggi, cucina, trend di abbigliamento; da qui si crea una propensione che può portare a una reale conversione; da questo punto di vista, è la GenZ a spingere maggiormente verso l’acquisto, mentre i boomer sono maggiormente pragmatici. Un trend di crescita che va però ormai oltre le differenze generazionali e può comprendere Millennial e GenX».

Che differenze ci sono tra il mercato nazionale e quello estero?

«Sicuramente è una leva che sta guadagnando anno su anno, diventata più centrale, ma rispetto a quello che accade all’estero noi italiani siamo un po’ indietro».

Che consigli si possono dare per gestire in maniera appropriata i social?

«Prima di tutto, precisiamo che le piattaforme sono fatte per le persone e le aziende sono ospiti; in secondo luogo, i follower non seguono post privi di contenuti, ecco perché consigliamo ai clienti strategie ricche di intrattenimento. Sui social non ci troviamo al cospetto di vendite aggressive come accadeva negli spot pubblicitari di 20-30 anni fa, siamo in un ambito differente, caratterizzato dalla condivisione che si sviluppa attraverso un appropriato storytelling; pensiamo alle mamme blogger che mettono in evidenza i giochi più educativi per i bambini. Hai qualcosa da raccontare? Fallo, ma senza pensare di essere all’interno di un commercial».

Che differenze ci sono tra piccole grandi realtà nell’utilizzo dell’influencer marketing?

«Tutti ormai fanno uso dell’influencer marketing: le grandi aziende si muovono con un approccio ampiamente strutturato, non in forma spot, che invece viene utilizzata dalle strutture più piccole, le quali accendono e spengono la leva. Poi ci sono differenze tra settori, come nel beauty e fashion, che sono le industry nettamente più organizzate».

Chi potrebbe emergere nel nostro Paese?

«Senza dubbio l’ambito food, ormai pronto a fare grandi investimenti, del resto in Italia, sotto questo punto di vista, abbiamo veramente tante eccellenze. Poi, è vero che ci siano ancora troppi segmenti votati all’ATL, ma nel 2024 vedremo grandi cambi anche su molti altri verticali, investimenti ancora contenuti, ma trend in evidente crescita».

Influencer marketing e sostenibilità: a che punto siamo?

«I creator sono molto selettivi, come visto nel caso Shein, e non è raro che creativi rifiutino di lavorare con brand che hanno un codice etico non al passo. Attenzione poi a non cadere nel famigerato green washing».