Autore: Redazione
15/07/2016

La commissione Ue formalizza causa contro Google su AdSense

A finire nel mirino AdSense for Search: altri motori di ricerca e provider soffrono la posizione dominante di Big G nell'adv su siti terzi

La commissione Ue formalizza causa contro Google su AdSense

Come emerso nelle scorse settimane da indiscrezioni di stampa, la Commissione europea ha aperto una nuova causa contro Google. L’annuncio ufficiale è arrivato giovedì scorso: a Big G viene contestata la posizione dominante nella pubblicità sui motori di ricerca, con pratiche che impedirebbero ai concorrenti, come altri motori di ricerca e piattaforme pubblicitarie, di inserirsi nel segmento dell’erogazione di pubblicità sui siti terzi, violando la legge europea. Sotto la lente d’ingrandimento c’è AdSense for Search, un prodotto gratuito che consente di piazzare un motore di ricerca customizzato nel proprio sito per offrire la possibilità agli utenti di utilizzare un motore interno, e agli editori la possibilità di generare ricavi dai risultati. In questo tipo di pubblicità Google occupa una posizione dominante, con l’80% del mercato negli ultimi dieci anni.

 

Le accuse della Commissione

Sono cinque i punti principali su cui la Commissione ha espresso dei dubbi:

1) Alcuni contratti includono clausole esclusive che vietano a siti terzi di erogare pubblicità da altri provider;

2) Recenti versioni dei contratti richiedono ai siti terzi di mostrare un numero minimo di annunci;

3) Questi annunci erano quelli con la posizione migliore e la maggior profittabilità nei siti;

4) Google non ha consentito ai siti di mettere pubblicità fornite dai concorrenti vicino alle proprie;

5) I contratti richiedevano ai siti terzi di accettare l’accordo di Google su come erogare ads dai competitor, lasciando solo spazi limitati.

Margrethe Vestager, il commissario Ue per la concorrenza che si sta occupando delle cause contro il gigante, ha detto di aver notato un cambio di atteggiamento, più aperto rispetto ai concorrenti. “Terremo gli occhi aperti”.

 

La causa sui servizi di shopping

L’Unione europea ha anche avanzato uno statement of objection supplementare contro Google Shopping, il servizio di ricerca prodotto di Big G. Anche qui nessuna sorpresa: erano già circolate notizie in questo senso. Il servizio era già sotto la lente dell’Ue ma Vestager ha detto di avere nuove evidenze che “rinforzano la nostra visione iniziale” e “rinsaldano il nostro caso”. E il commissario ha affermato di tener monitorati tutti i servizi dell’azienda, con l’eventualità di aprire nuove cause, e che sta esaminando i reclami degli editori e dei provider di immagini.

 

La replica di Google

“Pensiamo che le nostre innovazioni e i miglioramenti di prodotto abbiano incrementato la scelta dei consumatori europei e promosso la competizione. Esamineremo le cause della commissione e forniremo una risposta nelle prossime settimane”.

 

Toccato un business centrale

Come fatto notare in precedenza, questo contenzioso è più pesante rispetto agli altri due con l’Unione europea, quelli di Android e dei servizi di shopping perché tocca il business più importante, quello pubblicitario: secondo eMarketer, quest’anno Big G fatturerà  57,8 miliardi di dollari dall'advertising, di cui 47,5 miliardi dal search. Mountain View ha in mano circa un terzo delle revenue digitali globali, così come un terzo delle sue entrate deriva da mobile.