TrueScreen: per difendere l’identità digitale occorrono soluzioni tecnologiche e consapevolezza
Se tutto può essere creato, copiato o manipolato con facilità, chi può ancora dimostrare con certezza di esserne l’autore? Fabio Ugolini, CEO dell’azienda italiana attiva nella certificazione e gestione di dati digitali con valore probatorio, racconta problematiche e rimedi

Fabio Ugolini
Siamo nel bel mezzo di una sfida cruciale per chi lavora con i contenuti: difendere l’identità digitale e la paternità delle opere nell’era dell’intelligenza artificiale. L’AI generativa trasforma, giorno per giorno, in maniera radicale, il modo in cui immagini, video, testi, brani musicali e altri contenuti creativi vengono prodotti e condivisi. Ma se tutto può essere creato, copiato o manipolato con facilità, chi può ancora dimostrare con certezza di esserne l’autore? E come si difende un’opera, o un’idea, dal rischio di appropriazione o falsificazione? Lo chiediamo a Fabio Ugolini, CEO di TrueScreen (ospite di DailyOnAir - The Sound Of Adv), azienda italiana attiva nella certificazione e gestione di dati digitali con valore probatorio.
Come si sono evoluti nel corso degli anni i tragitti dell’identità digitale e della paternità delle opere? Cosa è cambiato con l’ingresso in scena dell’AI?
«Tutto si è trasformato, non sappiamo più cosa sia vero e cosa no, non conosciamo molte delle informazioni connesse, non capiamo neanche su quali basi poggino i dati che permettono alla GenAI di creare. In Danimarca è stata modificata una legge sul copyright per garantire al cittadino un controllo esclusivo della propria immagine, in modo da poter contrastare la diffusione di deep fake non autorizzati. È fondamentale seguire l’evoluzione costante di un fenomeno che provoca ripercussioni in parecchi ambiti, per capire come sia possibile tutelarsi in ogni campo, sia esso personale o professionale».
Con la GenAI sempre più protagonista, come si difende un’opera, o un’idea, dal rischio di appropriazione o falsificazione?
«Precisiamo che il diritto d’autore nasce nel momento della creazione d’ingegno e non è necessario depositare le proprie credenziali affinché i diritti siano riconosciuti, piuttosto occorre dotarsi di strumenti a sostegno che confermino il diritto su un’opera; quando, o qualora, qualcuno dovesse provare ad appropriarsene avremmo gli strumenti adeguati per replicare».
Quale categoria lavorativa, oggi come oggi, risente di più del problema?
«Pensiamo subito ai content creator, ai designer, agli artisti letterari, musicali, cinematografici. Ma l’impatto c’è anche in ambito industriale: chiunque crei un servizio è, o può essere, colpito. La problematica non riguarda solo le opere d’arte. La questione è moto profonda, perché se i dati possono portare ad altri dati, come possiamo capire chi è stato il primo a fare il passo verso la creazione? Come possiamo stabilire quale sia il punto iniziale? Le normative non sono cambiate, una registrazione targata SIAE ci consente di far valere i nostri diritti economici, ma per capire chi sia il reale inventore servono prove incontestabili; parliamo di un servizio che sarà sempre più richiesto. Per ritornare alla domanda… Proviamo a ragionare anche sui video di guerra: potrebbero non essere reali, potrebbero essere stati manipolati e ciò cosa vuol dire? Che il tema è veramente molto ampio».
Come risponde TrueScreen e in cosa consiste la sua offerta?
«Forniamo ad aziende e professionisti privati una tecnologia innovativa e di semplice utilizzo che serve per certificare il valore legale di ogni contenuto multimediale, di qualunque dato che debba essere protetto dal punto di vista economico, politico, sociale… Garantiamo l’autenticità, verifichiamo le possibili manipolazioni e poi certifichiamo il contenuto».
Quali differenze intercorrono tra lo scongiurare manipolazioni sul fonte privato e su quello legato ad avvenimenti pubblici?
«Non ci sono reali differenze. La differenza è nella consapevolezza: c’è un’informazione pubblica che si trova in confusione, che non è perfettamente conscia e quindi diventa inevitabile affidarsi a soluzioni tecnologiche, per un futuro basato su dati autentici, e ciò accade e avverrà sempre di più, sia nel pubblico sia nel privato».
Quali saranno i prossimi step di TrueScreen?
«Cresciamo molto anche a livello internazionale, sia nel privato sia nel pubblico; offriremo tecnologie sempre più complete ma facili da usare. La missione è ristabilire la fiducia nelle informazioni digitali».