Autore: Redazione
07/06/2016

L’ad tech americano nel report di Mary Meeker

Ecco i trend dell’anno scorso secondo l’ultimo studio presentato dalla venture capitalist all’ultima Code Conference. Occhi puntati sulle chat, sempre più protagoniste nel futuro

L’ad tech americano nel report di Mary Meeker

Mary Meeker ha pubblicato il report Internet Trends per il 2015, una delle bussole più importanti per tutto il mondo dell’ad tech, focalizzando l’attenzione sull’esplosione del mobile, specialmente sulle piattaforme social che ormai assorbono la gran parte dei budget pubblicitari e del tempo online speso dalle persone. Di seguito i 7 trend principali per gli Usa evidenziati dalla venture capitalist e spiegati nel corso dell’ultima Code Conference. Le evidenze emerse possono essere utili anche per gli operatori italiani, vista l’attualità e la crescente importanza dei temi. Le revenue desktop rimangono flat, esplode il mobile I marketer sono sempre più stanchi di sentire ogni volta la stessa solfa: “Questo è l’anno del mobile”. E se il mercato digitale nel 2015 vale 60 miliardi di dollari al mobile va circa un terzo della torta: ma le cose cambieranno visto che la raccolta su smartphone e tablet sale a ritmi del 66% mentre quella da pc e Mac incrementa di un modesto 5%. E le opportunità sono ancora tante: gli americani spendono il 25% del proprio consumo mediale su mobile ma le aziende vi allocano solo il 12% del proprio budget. Per farsi un’idea su desktop viene trascorso il 22% del prorpio tempo e la spesa dei brand sul mezzo si attesta al 23%.
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Google e Facebook al top Che il mercato sia concentrato e in mano agli over the top non è solo una prerogativa italiana. Tra il 2014 e il 2015 gli introiti pubblicitari di Facebook sono cresciuti del 59%, con una quota prevalente da mobile. Nello stesso periodo la pubblicità su Google è aumentata del 18%. Insieme, i due giganti controllano il 76% della crescita del mercato internet. La pubblicità online annoia i consumatori Nonostante i bei discorsi che si sentono sull’utilità della pubblicità online e della capacità di erogare annunci in target, e per questo di reale interesse per i consumatori, Mary Meeker dipinge uno scenario differente. Prendendo come riferimento i dati di Unruly, si scopre che su 3.200 utenti internet Usa, ben il 92% sta considerando l’installazione di un filtro per bloccare la pubblicità mentre il 62% afferma di essere annoiato dai preroll. Lo studio sostiene anche che 8 annunci video su 10 sono erogati senza supporto sonoro e richiedono un click perché possa partire l’audio.
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Mobile terra dell’ad blocking Sul tema dell’ad blocking, Meeker ha citato l’ultima ricerca di PageFair, secondo cui gli utenti che bloccano gli annunci su mobile sono il doppio di quelli desktop (http://www.dailyonline.it/lad-blocking-device-mobili-impenna/). Un bel problema per gli operatori.
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Corto è meglio Su mobile funzionano soprattutto comunicazioni video brevi. Ne sono esempio le campagne di Spotify e di Universal Pictures per Fast and Furious 7 on air l’anno scorso su Snapchat. Universal ha sponsorizzato una storia live dal Miami Ultra Music Festival a marzo dell’anno scorso generando oltre 14 milioni di visualizzazioni. Spotify, invece, a dicembre ha aumentato l’intenzione di abbonamento del 30% quando ha veicolato una campagna sulla sezione Discover per promuovere i suoi top artist dell’anno. I Millennials sono ancora su Facebook Se ormai sono sempre più le analisi che indicano come Facebook non sia più appealing per le nuove generazioni, i dati comScore mostrati da Meeker sembrano dire tutt’altro. La tabella vale più delle parole.
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Il futuro è delle chat I brand stanno velocemente abbracciando bot e marketing chat-based. E ne hanno ragione. Guardare la chart dedicata per credere.
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