Autore: Redazione
25/05/2016

Spotify, pubblicità a 196 milioni di euro nel 2015

La società aumenta le perdite ma i ricavi crescono a ritmi più alti del rosso. E il video può aprire opportunità inedite. Abbonamenti a circa 30 milioni su un’utenza vicina a quota 100 milioni

Spotify, pubblicità a 196 milioni di euro nel 2015

Nel 2015 Spotify ha aumentato ancora le perdite. Una buona notizia per il management e gli investitori, perché le revenue sono cresciute a ritmi più alti di quanto non abbia fatto il rosso. Più in dettaglio, l’anno scorso il servizio di streaming musicale ha generato ricavi per 1,95 miliardi di euro, in aumento dell’80% rispetto agli 1,08 dell’anno precedente. La perdita è stata di 173,1 milioni, in incremento solo del 6,7% sul 2014, quando si era attestata a poco più di 162 milioni. Una performance migliore - sottolinea la stampa estera - rispetto al confronto tra il 2015 e il 2014, quando Spotify aveva fatto lievitare il rosso del 289% a fronte di una salita dei ricavi del 45%. Come sempre, la gran parte del fatturato di Spotify deriva dalle sottoscrizioni, arrivate a quota 30 milioni per revenue di 1,74 miliardi di euro. L’utenza totale è vicina ai 100 milioni di persone. Il problema è che le royalty con le case discografiche sono molto alte e questo impatta in modo negativo sui conti dell’azienda di cui è ceo Daniel Ek. Secondo il documento ripreso dalla stampa estera i costi legati ai diritti hanno sforato gli 1,6 miliardi. Bene la pubblicità, che ha quasi raddoppiato il suo giro d’affari da 98,8 a 195,8 milioni. Recentemente, poi, Spotify ha sottoscritto un miliardo di dollari di debito convertibile, in vista di una possibile IPO mentre nell’ultimo periodo sta intensificando i propri sforzi sul tema del video, che potrebbe garantire maggiori opportunità di monetizzazione. In ogni caso Spotify è abbonamento-dipendente: il 90% dei suoi ricavi è da assimilare al 30% dell’utenza. Vedremo come si evolverà il business dello streaming musicale nei prossimi anni, con Spotify che gioca un ruolo di primo piano ma non è ancora in grado di produrre utili.