Autore: Redazione
24/10/2017

Facebook lancia un tool per supportare il paywall anche sugli Intant Article da mobile. Android aderisce, Apple, invece, non ci sta

Un utente, non abbonato a una testata, cliccando su un articolo verrà reindirizzato al sito dell’ editore per iscriversi ad un abbonamento senza che la piattaforma trattenga alcuna fee. Ma Apple pretende il 30% dei ricavi

Facebook lancia un tool per supportare il paywall anche sugli Intant Article da mobile. Android aderisce, Apple, invece, non ci sta

La piattaforma di Zuckerberg è a lavoro su un nuovo strumento di abbonamento da inserire nella sua applicazione mobile. Il tool metterà il paywall ad alcuni articoli nel feed di notizie e poi reindirizzerà gli utenti ai siti degli editori dove effettuare la sottoscrizione. Ma, lo sforzo fatto da Facebook per aprirsi maggiormente agli editori nell’ambito delle Facebook Journalism Project  e aiutare le aziende media a vendere abbonamenti ha trovato un intoppo: Apple. La company del melafonino pretende, infatti, fino al 30% di qualsiasi introito di abbonamento generato da Facebook, mentre, al contrario quest’ultimo vuole che tutti i ricavi vadano agli editori.

Solo su Android

Secondo alcune fonti riprese da ReCode, si tratta di un problema oggetto di discussioni da mesi. Nel frattempo, infatti, Facebook ha implementato una versione dello strumento solo per Android che sarà disponibile nelle prossime settimane. Tra gli altri, aderiranno il Washington Post, Hearst e la Repubblica.

Come funziona

Questo strumento permetterà agli editori di utilizzare due tipi di paywall con gli Instant Article che Facebook ospita sulle sue app mobili - una versione “misurata”, che si accende dopo che gli utenti di Facebook hanno letto 10 articoli dell’editore in un mese - e una versione “freemium”, dove gli editori possono mettere un paywall anche ai singoli articoli. In entrambi i casi, gli utenti saranno indirizzati al sito dell’editore per iscriversi ad un abbonamento. Facebook ha già detto in precedenza che non tratterrà gli introtiti che gli editori generano dalle vendite in abbonamento, e che non tratterrà i dati dei clienti generati nella transazione.

Il no di Apple

Il blocco con Apple deriva dalle regole dell’azienda sugli abbonamenti venduti all’interno delle app sulla sua piattaforma iOS. Apple realizza, infatti, fino al 30% dei ricavi di abbonamento grazie alle vendite “in app”. E anche se il piano di Facebook prevede che gli utenti possano iscriversi agli abbonamenti al di fuori delle sue app, sui singoli siti web degli editori, i funzionari Apple ritengono che si tratti comunque di un acquisto “in-app”, essendo il luogo dove si è generato l’impulso per la transazione. Questa regola ha lo scopo di impedire, ad esempio, a Spotify o Amazon di dire agli utenti Apple di lasciare l’app e registrarsi per gli abbonamenti sui propri siti, come un modo per l’Apple Tax. Secondo comScore, circa il 45% degli utenti di smartphone statunitensi possiede un iPhone, mentre la maggior parte dei restanti 55% utilizza dispositivi Android. Ma gli utenti iOS sono sempre stati più propensi ai servizi a pagamento. Google, al contrario, non tratterrà alcuna fee.

L’impegno di Facebook

Facebook non ha commentato la sua disputa con Apple (né tantomeno Cupertino) ma ha delineato il suo piano per lanciare lo strumento di abbonamento ieri in un blogpost. “Sappiamo che gli abbonamenti sono un modello di business importante per molti nel settore delle notizie, per questo abbiamo lavorato fianco a fianco con gli editori per creare un prodotto che possa generare valore reale per loro. Ci impegniamo a questo sforzo e siamo ottimisti sul fatto che presto avvieremo un test su tutte le piattaforme mobili”.