Autore: Redazione
13/12/2017

Google rivela l’ampiezza del fenomeno del domain spoofing e incoraggia all’adozione dell’ads.txt

Lo studio, condotto su 16 editori premium con l'aiuto delle DSP Amobee, DoubleClick Bid Manager e Quantcast, ha concluso che le inventory, video in particolare, rappresentano, al momento, il terreno di caccia preferito per i truffatori

Google rivela l’ampiezza del fenomeno del domain spoofing e incoraggia all’adozione dell’ads.txt

di Anna Maria Ciardullo
Secondo uno studio pubblicato ieri da Google, gli editori premium perdono fino a 1,27 miliardi di dollari all'anno a causa del domain spoofing, una tendenza fraudolenta che colpisce la pubblicità programmatica dove fornitori fraudolenti conducono fino a 700 milioni di false richieste di pubblicità al giorno spacciandosi per siti premium.
Inventory video
Osservando l'inventario totale disponibile in tutti gli exchange per i 26 domini web, lo studio ha rilevato che quest’ultimo è stato sovrastimato 57 volte l'importo disponibile, pari a circa 700 milioni di chiamate contraffatte al giorno. Le impression degli annunci video, dunque, sono risultate 57 volte superiori a quelle effettivamente disponibili per gli inserzionisti pubblicitari. Questo significa quasi 2 mesi di "fornitura disponibile" di inventario video che in realtà non esiste concludendo che i video CPM di alto valore rappresentano, al momento, il terreno di caccia preferito per i truffatori.
Inventory display
Lo studio ha, inoltre, rilevato che le chiamate per l'inventario display sono state sovrastimate di quattro volte l'importo disponibile, pari a miliardi di callout falsificati al giorno. Google ha condotto lo studio prendendo in esame molti editori premium. Business Insider, CafeMedia, Dotdash, The LA Times, Mail Online, Meredith, The New York Times, Turner, USA Today, The Wall Street Journal, The Washington Post e Watson Advertising insieme ad altri 4 editori, hanno trovato miliardi di potenziali impression/giorno contraffatte con l'aiuto delle DSP Amobee, Google DoubleClik Bid Manager e Quantcast. Gli editori dello studio hanno riferito di utilizzare 12 exchange con 28 account per vendere inventory display e due exchange con sei account per quelle video, ma le DSP hanno trovato il loro inventario disponibile in media su 22 exchange e 129 account per la display e 26 exchange per oltre 1000 account per il video con singoli domini (come wsj.com). Ciò significa che 24 exchange pubblicitari vendono in media in modo fraudolento un inventario contraffatto su 994 account in più rispetto a quelli effettivamente esistenti.
Il domain spoofing
Le impression contraffatte vengono create quando un venditore fake sostituisce l'URL di un sito di bassa qualità con un URL premium di un editore, o un truffatore crea impression false e le etichetta con l'URL di un editore di alta qualità. I truffatori poi inviano il loro falso inventario all'asta in più exchange e piattaforme (SSP), all'insaputa degli editori che stanno impersonando, per ingannare gli inserzionisti e indurli a pensare che stiano comprando l'inventario di un premium publisher.
Una soluzione semplice
IAB Tech Lab ha iniziato a contrastare tale attività con l'avvio dell'iniziativa ads.txt, che prevede che gli editori partecipanti elenchino pubblicamente i rivenditori autorizzati del loro inventario in un semplice file di testo che le DSP possono utilizzare per distinguere tra attori legittimi e non. Lo studio ha rilevato che i marketer che cercano di realizzare campagne programmatiche efficienti e sicure per il marchio dovrebbero iniziare a chiedere che le loro campagne vengano eseguite solo su un inventario autorizzato, come definito dai file di ads.txt degli editori, e Google incoraggia gli inserzionisti a lavorare in modo maggiormente integrato con i loro marchi editoriali preferiti. Dennis Buchheim, vice presidente senior e direttore generale di IAB Tech Lab, ha detto che i risultati dello studio confermano che ads.txt deve essere adottato il più rapidamente possibile per tagliare il flusso d’inventario sito falso. Lo stesso ha affermato: "è fondamentale che l'industria si riunisca per porre fine alle attività criminali e garantire la salute della catena di approvvigionamento". "Senza il dovuto e repentino intervento, il problema si protrarrà e continuerà a danneggiare sia i marchi sia gli editori”, ha aggiunto Jana Meron, vice president of programmatic and data strategy di Business Insider.