Trust Barometer 2016, motori di ricerca al top
I motori di ricerca rivestono un ruolo fondamentale nell'accesso alle news, con Google assoluto protagonista
Lo stato di salute dei media
Condotta in 28 Paesi su un campione di 33 mila persone tra i 25 e i 64 anni, la ricerca rappresenta una fotografia sullo stato di salute dei media, raccontato questa volta dal punto di vista dei pazienti, gli utenti, come riporta anche il portale datamediahub. Se una persona su due sembra non aver fiducia nel sistema informativo del proprio Paese, il rovescio della medaglia mostra comunque una crescita tendenziale, che si attesta a 47 punti percentuali, contro il 45% registrato nell’indagine precedente. Se, come abbiamo visto, a livello generale la percentuale di coloro che credono nell’autorevolezza delle proprie fonti informative fa segnare piccoli passi avanti, la credibilità dei media ottiene un risultato migliore tra le “informed person”, cioè quel segmento di popolazione con un livello d’istruzione medio-alto. Sale infatti dal 51% al 57% il tasso di fiducia in questo fascia.Motori di ricerca, vince Google: è il giornale più letto
Anche per quanto riguarda i meccanismi di comunicazione tra pari emerge un’inversione di tendenza. Anzi, sarebbe meglio parlare di una conferma piuttosto che di una novità, perché per il secondo anno consecutivo i motori di ricerca sono la fonte d’informazione in cui le persone ripongono maggior fiducia (71%). Un risultato che implica che le persone siano più inclini a credere al titolo che leggono grazie al re dei motori di ricerca Google che non a quello letto sul sito web della testata. Televisione e social network, poi, sono gli altri due mezzi di comunicazione di maggior influenza che fanno registrare, rispettivamente, il 69% e il 67% delle preferenze. A questi seguono, con il 45% d’indice di fiducia, i giornali, poi magazine e blog al 32% e al 28%. Un altro dato di rilievo è rappresentato dal fatto che il 78% degli intervistati ha fiducia nelle notizie condivise online da conoscenti e familiari mentre risultano staccate quelle degli “esperti accademici” (al 65%) e quelle riportate dai giornalisti (44%).