Autore: Redazione
07/02/2018

Google Chrome: solo l’1% non si è ancora allineato agli standard definiti dalla Coalition for Better Ads

Come riporta Axios, la grandissima maggioranza degli editori ha lavorato per armonizzare i propri siti ai requisiti dell’organizzazione, in vista del 15 febbraio, ossia quando il browser attiverà il suo ad blocker nativo

Google Chrome: solo l’1% non si è ancora allineato agli standard definiti dalla Coalition for Better Ads

Il 15 febbraio Chrome bloccherà di default gli annunci reputati fastidiosi dagli standard Coalition for Better Ads. Una rivoluzione copernicana?  Non proprio, almeno stando a quanto spiega il sito d’informazione americano Axios, secondo cui circa l’1% dei publisher non si è ancora attrezzato per rispondere ai requisiti dell’organizzazione. Tali dati, dunque, sembrano mitigare le preoccupazioni degli editori, che inizialmente avevano visto questa feature come una minaccia per il proprio business.

Alcuni dati

Come scrive Axios, Google ha monitorato 100.000 siti internet tra Nord America ed Europa nell’ambito di un progetto volto a sensibilizzare sul tema degli annunci intrusivi, anche in una logica di supporto alle media company. Di questi lo 0,5% è stato rilevato come potenzialmente bloccabile, mentre lo 0,9% ha fallito il processo di allineamento. Google ha anche aggiunto che il 37% dei siti trovati in violazione delle regole negli ultimi mesi ha aggiornato i propri posizionamenti. Tra questi ci sono LA Times, Chicago Tribune e Forbes.

I punti chiave della novità

° Gli editori non saranno “puniti” per un singolo, cattivo annuncio. Invece, dispongono di una soglia di non conformità del 7,5% prima che la loro inventory venga bloccata. Secondo Axios tale soglia potrebbe essere abbassata fino al 2,5%.

°  L’ad-blocker “pesa” gli annunci a seconda delle pagine viste, per questo se si veicola un pop-up ogni qualvolta un utente visita una pagina, è peggio rispetto a una distribuzione limitata di questa tipologia di ad.

° Gli house ads, o promotional ads, non sono inclusi nell’ad-blocker.

° Tutti questi standard sono stati definiti dalla Coalition for Better Ads, costituita da editori, associazioni, agenzie e aziende.

Funding choices

A giugno dell’anno scorso Google ha introdotto il programma “Funding choices” per supportare i publisher nel comunicare agli utenti il valore dello scambio pubblicitario per fruire un contenuto di qualità. Oggi, molte cose sono migliorate e sempre più consumatori hanno deciso di disattivare i propri strumenti per filtrare l’advertising. E dopo mesi di lavoro Google ha evidenziato l’obiettivo dell’iniziativa: rendere internet migliore rimuovendo le esperienze pubblicitarie fastidiose.