Eric Schmidt lascia il ruolo di presidente esecutivo di Alphabet
A pochi giorni da Natale Eric Schmidt ha annunciato di essere in procinto di abbandonare il ruolo di presidente esecutivo di Alphabet per divenire un adviser del board. Schmidt ha accompagnato la crescita di Google, dove è entrato nel 2001 assumendo la carica di presidente esecutivo della società dieci anni più tardi. Ha curato il progetto di quotazione di Big G e si è occupato della creazione della holding Alphabet. Il suo sostituto dovrebbe essere scelto questo mese, ma probabilmente non avrà un ruolo esecutivo. “Larry, Sergey, Sundar e io crediamo che sia il momento giusto nell’evoluzione di Alphabet per questa transizione”, ha scritto Schmidt. “La struttura Alphabet sta funzionando bene, e Google e Other Bets (una voce ricavi dell’azienda, ndr) stanno fiorendo. In questi anni, ho occupato buona parte del mio tempo su temi scientifici, tecnologici, oltre alla filantropia. La mia volontà è espandere questo lavoro”. E per Eric Schmidt in Alphabet si prospetta un ruolo di consulenza per Sidewalk Labs, divisione deputata a studiare lo sviluppo urbano, oltre che per le startup health Calico e Verily.
A Google piacciono la Cina e gli esports
Google ha guidato un investimento di 120 milioni di dollari nella piattaforma mobile di game streaming cinese Chushou. L’operazione permette al gigante californiano di ritagliarsi un nuovo ruolo in Cina, dove il suo motore di ricerca è attualmente bloccato. Fondata nel 2015, Chushou è una piattaforma online di esports dove gli utenti possono trasmettere la propria attività in real time. Il servizio è utilizzato da 8 milioni di persone e produce circa 250.000 live al giorno. I fondi immessi in questo round saranno utilizzati per finanziarne l’espansione internazionale. Prodotti come Chushou stanno guadagnando popolarità in Cina, ma anche Google piò già vantare una posizione privilegiata in questo campo: l’azienda, infatti, ha lanciato nel 2015 un tool rivolto ai gamers per trasmettere i propri live, catturando una buona fetta del mercato globale. Tornando alla Cina, questo investimento è il secondo di sempre di Google in una startup cinese, il primo era stato nel 2015 e riguardava l’acquisizione di una quota minoritaria della pechinese Mobvoi. Diverso il comportamento dei grandi colossi cinesi: per esempio Tencent ha investito in società come Tesla e Snapchat, veri e propri gioiellini prodotti dagli Stati Uniti.
Spotify: quotazione, 70 milioni di utenti paganti e causa legale
Inizio d’anno letteralmente coi botti per Spotify. Secondo Axios, l’azienda di streaming musicale avrebbe depositato i documenti per l’IPO e si appresterebbe a sbarcare a Wall Street entro questa primavera. Oggi Spotify è utilizzato da 70 milioni di utenti paganti nel mondo, mentre una quota leggermente superiore fruisce del servizio free. Ma soprattutto gli abbonati sono più del doppio del principale rivale, Apple Music, fermo a 30 milioni. L’arrivo sui listini azionari, stando a quanto riporta TechCrunch, potrebbe concretizzarsi attraverso un procedimento semplificato, che non richiede roadshow e consente un significativo risparmio dei costi. Spotify basa i suoi ricavi sulle sottoscrizioni, ma le royalties da versare alle etichette discografiche sono alti e anche il bilancio 2016 è stato in perdita. Tuttavia i ricavi crescono a ritmi elevati e anche il business pubblicitario si sta espandendo. Gli investitori dovranno tenere d’occhio la dinamicità del mercato di riferimento, in cui opera anche Pandora, e dell’evoluzione dei rapporti commerciali con le major. Intanto Spotify dovrà pensare anche a una nuova causa, questa volta in California e avanzata da Wixen Music Publishing, editore che detiene i diritti di artisti come Doors, Neil Young, Tom Petty, Stevie Nicks e Missy Elliott. La richiesta di risarcimento è di 1,6 miliardi di dollari, l’accusa è quella di aver utilizzato brani senza possederne la necessaria licenza, una pratica per cui il colosso svedese è già stato pizzicato.
Apple: boom a capodanno per l’App Store, ma il Natale non è stato facile
Dopo lo scandalo emerso attorno al deliberato rallentamento delle batterie degli iPhone, Apple prova a voltare pagina e comincia l’anno con notizie entusiasmanti: l’1 gennaio, infatti, i consumatori hanno speso sull’App Store la cifra record di 3 miliardi di dollari, il 25% in più rispetto all’anno precedente. Il risultato è il coronamento di un periodo, quello compreso tra Natale e il primo dell’anno, a sua volta molto positivo per il negozio di appplicazioni, con introiti pari a 890 milioni di dollari. Un dato che ribadisce quanto questo ramo di business sia in salute per l’azienda di Cupertino, alle prese con un mercato smartphone saturo e con una domanda ritenuta “debole” per l’ultimo arrivato, l’iPhone X, che ha provocato una temporanea caduta del valore del titolo in Borsa. Apple ha investito molto sull’App Store: prima ridisegnandolo e poi aggiungendovi nuove funzionalità come la pubblicità search. Nel 2017 gli sviluppatori hanno portato a casa 26,5 miliardi di dollari, il 30% in più dell’anno precedente.
Snapchat lancia gli Sponsored Animated Filters
Snapchat ha introdotto gli Sponsored Animated Filters, con l’obiettivo di supportare i brand nelle attività di engagement dell’audience. In concreto, i nuovi filtri consentiranno agli inserzionisti di aggiungere animazioni ai propri video e foto. Nelle prossime settimane Snapchat lancerà anche inedite opzioni per il targeting attraverso gli Sponsored Animated Filters. In Gran Bretagna Samsung è stato il primo brand a condurre una campagna con questi strumenti per Natale. Stando a uno studio di Forbusiness, la maggior parte delle interazioni su Snapchat avviene tra amici stretti, e l’87% degli utenti classifica gli amici stretti come il fattore più influente per le decisioni d’acquisto, un’enormità se comparata al 6% di influencer e celebrità.
Snapchat: le opposte fortune di CNN e NBC
La CNN dice basta e decide di chiudere il suo show informativo lanciato su Snapchat alla fine della scorsa estate. The Update, questo il nome del programma, era una raccolta video di tre minuti curata dai reporter e corrispondenti nel mondo e pensata per un formato verticale, senza produzioni ad hoc o anchor. La motivazione, secondo il Wall Street Journal, è la difficoltà ad arrivare a un modello profittevole, vista la totale dipendenza dalla raccolta pubblicitaria, giudicata insufficiente. In ogni caso la CNN ha fatto sapere che continuerà a sperimentare e a utilizzare Snapchat, di cui è stato partner di lancio per Discover, al fine di ingaggiarne le sue giovani audience. The Update ha debuttato lo scorso agosto sull’onda del successo di Stay Tuned, appuntamento quotidiano in due puntate a cura di NBC visto da oltre 29 milioni di persone nel primo mese di on air. Ma l’approccio di NBC è stato totalmente diverso: ha affidato il format a due anchor, Gadi Schwartz e Savannah Seller, e ha costruito contenuti ad hoc, trasformando e riadattando quelli in possesso e spaziando su diverse tematiche. L’audience di Stay Tuned è anche molto giovane, per esempio il 60% ha meno di venticinque anni. E la maggior parte non ha skippato la pubblicità.
Diageo sospende le attività pubblicitarie su Snapchat
Diageo, multinazionale che commercializza bevande alcoliche tra cui Smirnoff, Johnnie Walker, Baileys e Guinness ha interrotto tutte le campagne pubblicitarie su Snapchat, dietro richiesta dell’antitrust britannico. Stando a quanto racconta il Wall Street Journal, l’azienda avrebbe veicolato sulla piattaforma una campagna per promuovere il suo rum Captain Morgain, colpendo target che non avevano l’età legale per bere alcolici, a causa di informazioni non verificate e non veritiere proprio sull’età. Le autorità regolatorie britanniche hanno detto che Diageo non ha fatto abbastanza per far sì che la campagna non fosse indirizzata a minorenne. Inoltre la creatività si è rivelata essere molto appealing per i giovani teenager di tutto il mondo. Dalla sua Diageo ha detto di aver fatto il possibile affinché la comunicazione non raggiungesse under 18 e di aver sospeso tutte le attività in attesadi valutare le modalità di verifica dell’età di Snapchat. Insomma, un’altra, piccola tegola per Snapchat, il cui giro d’affari pubblicitario seppure in crescita stenta ancora a decollare.
Nike rivede i partner digitali globali con una “reverse auction”
Nike avrebbe avviato una revisione del roster globale delle sue agenzie digitali, secondo quanto sostiene AdAge. Il gigante dell’abbigliamento sportivo con quartier generale a Portland, nello stato americano dell’Oregon, sta conducendo un processo di “reverse auction”, in cui sta richiedendo alle sigle informazioni riguardo ai rate, per fare pressioni maggiori sui fee e aggiornare i rapporti con nuovi contratti e prezzi. In generale le “reverse auction” sono un’asta al ribasso, in cui alla fine vengono selezionate le agenzie che richiedono meno soldi. Per ora Nike non commenta l’indiscrezione di AdAge, che però cita dei documenti inviati agli attuali partner dell’azienda a stelle e strisce. Oggi Nike collabora con numerose strutture, tra cui
R/GA,
Wieden & Kennedy, Anomaly,
Laundry Service,
The Program e Mindshare, anche se non è chiaro quale tipo di business coinvolgerà la review. Nel 2016 la società ha speso oltre 3 miliardi di dollari in pubblicità su scala mondiale (AdAge Datacenter).
Videology è in vendita
Videology è in vendita. A dirlo è Business Insider, secondo cui la società ad tech che fornisce un software per la pubblicità video starebbe cercando un acquirente, nell’ambito di un più ampio processo di consolidamento del settore. L’azienda ha assoldato Luma Partners per farsi assistere nella cessione dei suoi asset. L’indiscrezione non ha trovato conferma. Videology è stata fondata oltre dieci anni fa è ha raccolto finanziamenti per 200 milioni di dollari. Nel 2014 la company sembrava vicina a un IPO, che però non si è mai concretizzata. Nel 2016 la società ha anche ridotto l’organico dell’8%, secondo quanto riportato da Adexchanger. Ora Videology è sul mercato al prezzo di 500 milioni, secondo fonti riprese da Business Insider, che sostengono anche come nel 2016 le entrate societarie siano declinate rispetto all’anno precedente.