Autore: Redazione
29/11/2017

Imille aggiunge strategia e consulenza alle sue abilità creative e cresce del 40% nel 2017

L’ingresso del nuovo partner e head of strategy Simone Tornabene rappresenta un asset importante per la società guidata da Paolo Pascolo, che accompagna i suoi clienti in un processo di digitalizzazione che va oltre la singola campagna

Imille aggiunge strategia e consulenza alle sue abilità creative e cresce del 40% nel 2017

Non si cresce se non si è in grado di cambiare. Il check-up di Imille è iniziato prendendo il polso del mercato e interpretando il bisogno dei brand di un supporto strategico attraverso una proposta consulenziale. La digital transformation, per molti o quasi tutti, è ancora di là da venire, e le società di consulenza stanno partendo da questo punto per insediarsi anche sul territorio pubblicitario. Ci vorrà tempo, ma prima o poi succederà, e a trovarsi in vantaggio saranno soprattutto quelli che avranno accostato al valore dell’esperienza nel campo del marketing un pensiero strategico che non si fermi alle singole campagne ma che, invece, produca un marketing durevole nel tempo. Imille ha già imboccato questa strada, come racconta a DailyNet Paolo Pascolo, chief executive officer della società. Come è la nuova Imille? L’agenzia si propone con una componente strategica più strutturata grazie all’ingresso di Simone Tornabene, nuovo partner e head of strategy. La parte strategica assume un ruolo sempre più importante all’interno di Imille, perché tutte le attività si basano sullo studio del mercato e dei dati, utili a valutare le idee e a scegliere la direzione creativa. Lavoriamo con una mappa di “Attributi e Valori”: i primi si riferiscono alla marca e sono legati al lato funzionale, i secondi sono ispirazionali e ideali. Entrambi questi aspetti sono fondamentali nella costruzione di strategie di comunicazione. Imille si propone, oggi, anche nella veste di partner consulenziale, un alleato ideale per la produzione di idee che abbiano un valore sul medio e lungo termine, perché le marche chiedono una vision che sappia andare oltre la singola campagna. VR e AR: avete lavorato molto con queste tecnologie. Come stanno evolvendo? Dopo aver cavalcato la virtual reality per tre anni, pensiamo che la realtà aumentata sia la killer application del futuro. La diffusione verrà accelerata dal fatto che lo strumento con cui si utilizza, lo smartphone, è già nelle tasche della gente. ARKit e ARCore aiuteranno le aziende a sviluppare strumenti molto utili. L’AR permette di inserire elementi virtuali in un contesto già esistente, evidenziando oggetti non visibili. In altre parole, la realtà aumentata rende più semplice l’utilizzo degli oggetti intorno a sé. Partendo da questo presupposto, stiamo organizzando anche dei workshop per abilitare le aziende a sfruttare le potenzialità offerte dalla tecnologia, ragionando con loro sulle modalità in cui il digitale possa aiutare il loro business. Nei workshop lavoriamo sul business model con il cliente e sui touchpoint della customer journey per capire se l’AR può essere utile a efficientare i processi di comunicazione interna ed esterna. In questi tre anni la virtual reality non ha avuto l’adozione che le stime prospettavano. I caschi hanno un costo ancora troppo elevato e la risoluzione degli schermi non è ancora perfetta. Le stime di vendita in Italia e nel mondo non sono state raggiunte, e questo ha interferito con l’adozione da parte dei brand. Dopo l’iniziale “effetto wow” questo tipo di attività è un po’ calato, soprattutto per gli eventi sul territorio. Ci attendiamo, comunque, un grande futuro dalla realtà virtuale, ci vorrà forse un po’ più di tempo, ma quando arriveranno degli hardware più performanti il mondo della comunicazione avrà sicuramente un nuovo medium di riferimento. I vocal assistant, sul mercato internazionale, si stanno facendo largo tra i touchpoint di ultima generazione. Siamo pronti per accoglierli? Il riconoscimento vocale sta sicuramente facendo dei passi importanti, ma per ora i voice assistant non sono ancora in grado di decifrare perfettamente il senso nelle parole delle persone. Alexa ha avuto una forte diffusione negli Stati Uniti, arriverà presto anche in Italia. La virtual reality potrebbe essere un forte alleato per la loro diffusione, perché i comandi vocali eliminerebbero la necessità di utilizzare controller. Nel breve periodo però, dal punto di vista del marketing, non ne vedo un grande utilizzo. Cosa ci dice della visual search? La ricerca per immagini abilita ad attività interessanti. Attraverso il machine learning e Google è possibile dare in pasto agli algoritmi milioni di immagini. Dall’analisi di queste è possibile arricchirne e modificarne gli elementi. In Imille stiamo sviluppando per un brand di automotive uno strumento in grado di visualizzare agli utenti, proprio con l’utilizzo della realtà aumentata, tutti i cerchi disponibili per la loro auto, richiedendo semplicemente di mostrare attraverso lo smartphone l’immagine della ruota. È un modo molto efficace per creare engagement con un prodotto. Quali effetti ha avuto la vostra nuova strategia sul fatturato? Chiuderemo l’anno con un fatturato di 3 milioni, segnando una crescita del 40% rispetto al 2016. Inoltre, siamo riusciti a consolidare il rapporto con alcuni dei nostri clienti più grandi e abbiamo inserito nel team alcune figure fondamentali che ci permetteranno di espandere il nostro business.