Autore: Redazione
25/07/2017

Google combatte le frodi nel segmento pubblicitario online

La società sta svolgendo dei test con alcuni partner per aumentare la trasparenza nel programmatic

Google combatte le frodi  nel segmento pubblicitario online

Google è al lavoro per misurare il numero di annunci fraudolenti distribuiti all’interno dell’ecosistema pubblicitario e, insieme ad alcune media company, sta conducendo dei test per esaminare il problema. A riportare la notizia è Business Insider, secondo cui la società ha avviato collaborazioni in questo senso con NBCU, CBS, e New York Times. Un nuovo protocollo “Il Tech Lab e i suoi membri, incluso Google, hanno incominciato a lavorare su un nuovo protocollo per la supply chain in partnership con il TAG (Trustworthy Accountability Group) alla fine dell’anno scorso”, ha dichiarato Alanna Gombert, general manager dello IAB Tech Lab. Gombert ha aggiunto che lo strumento “ads.txt”, per esempio, è nato da questo gruppo di lavoro. E Google sta facendo da guida a quest’ultima iniziativa, confermando il proprio impegno nei confronti di un tema quanto mai attuale: secondo una recente ricerca, infatti, le frodi online dovrebbero costare al mercato circa 16 miliardi nel 2017. Ads.txt Ads.txt mira a eliminare le frodi conosciute come spoofing e in generale ad aumentare il livello di trasparenza nel programmatic comunicando una lista dei seller autorizzati, e quindi degli operatori abilitati a operare in questo ambiente. L’articolo di Business Insider punta il dito sul programmatic e sulla mancanza di sistemi di controllo e di bilanciamento che si concretizzano in casi come quello citato a esempio: gli spoofers possono comprare spazi a prezzi convenienti, da un sito di bassa qualità su un exchange e poi classificarli come inventory premium riferita asiti come CNN, pur sapendo che poi il messaggio non apparirà mai su quel determinato portale. Il test di Google Il test richiede a Google e ai suoi partner di “spegnere” la loro inventory programmatic per un determinato periodo e quindi cercare gli exchange dove consultare gli ads in lista. In questo tempo, migliaia, non milioni, di video e spazi display sono rimasti disponibili su diversi exchange, nonostante non fossero in commercio.