Autore: Redazione
10/11/2017

Spotify continua a crescere sull’onda di programmatic audio e artificial intelligence

La società propone contenuti musicali personalizzati grazie a un algoritmo di AI, e aggiorna la sua offerta pubblicitaria potenziando programmatic e formati sui diversi device

Spotify continua a crescere sull’onda di programmatic audio  e artificial intelligence

Spotify domina da anni il mercato dello streaming musicale, ma negli ultimi tempi sta ritoccando al rialzo i suoi numeri. A livello mondiale, gli abbonati hanno raggiunto i 60 milioni, supportati da 140 milioni di utenti attivi al mese che passano sulla piattaforma, in media, due ore e mezza quotidianamente. La industry dello streaming musicale sta vivendo un momento d’oro, spinta dalla rinnovata attenzione delle associazioni di settore (whitepaper iab) e dell’interesse degli addetti ai lavori, con l’introduzione del programmatic audio e di investimenti su questa tecnologia che coprono oltre il 50% delle revenue pubblicitarie della società. DailyNet ha intervistato Luca Daher, sales director Italia di Spotify, per fare un punto sulle nuove strategie della società.

Qual è la situazione dello streaming musicale in Italia?

Già da qualche anno lo streaming digitale ha assunto buon volume e una certa rilevanza. Per quanto ci riguarda, però, è importante soprattutto la qualità degli ascolti. Ricordiamo spesso ai nostri clienti che non fa testo solamente ciò che ascoltano gli utenti, ma anche quando e come lo fanno. In altre parole, il contesto in cui fruiscono i contenuti. Riteniamo che il formato audio sia uno dei maggiori driver di crescita per il mercato digitale, perché al contrario di altre tipologie di contenuto mantiene la sua efficacia anche quando l’utente non ha gli occhi incollati allo schermo. Nella quotidianità, infatti, l’attenzione è spesso rivolta a qualcos’altro. La musica riesce a raggiungere gli ascoltatori anche come background per una qualsiasi attività.

Quali sono le potenzialità ancora inespresse da questo segmento?

Stiamo ponendo una forte attenzione all’aspetto dell’evoluzione tecnologica, specialmente sulle piattaforme che sfruttano udito e parola, che utilizzano l’artificial intelligence come supporto. L’audio si è arricchito di una serie di contenuti, e infatti alla musica, ora, si accostano per esempio i podcast. Si stanno dunque moltiplicando le opportunità per gli inserzionisti. Inserzionisti che, rispetto a due anni fa sono molto più esperti rispetto a questo segmento. Oggi infatti ne comprendono il valore, al punto che più del 60% dei nostri partner ha aggiunto formati di audio adv al loro planning su Spotify e più del 50% delle nostre revenue provengono dal programmatic audio, che ha avuto un’adozione sorprendente.

Come utilizzate, invece, l’AI sulla piattaforma a oggi?

L’artificial intelligence è da sempre uno dei nostri punti di forza. Puntiamo ad offrire, attraverso i nostri algoritmi, la user experience migliore possibile, sia nel proporre canzoni affini ai gusti degli ascoltatori, sia nel presentargli nuovi artisti. Il dialogo virtuoso con i consumatori ci porta vantaggi anche a livello pubblicitario, per la profilazione dei messaggi. Noi non consideriamo solo i dati socio-demo, ma riusciamo a capire cosa fa l’utente e come si sente. Con queste informazioni, i brand possono chiacchierare con i nostri utenti. Sapere di comunicare con un ascoltatore nel momento in cui lui stesso svolge l’attività più appropriata per recepire il messaggio porta a un’efficacia molto maggiore.

I contenuti musicali hanno il vantaggio chiave di poter essere fruiti nelle condizioni più disparate. Questo vi apre le porte dei device più differenti. Come vi approciate a queste nuove possibilità?

Stiamo lavorando per espandere il nostro raggio d’azione su Connected TV, console, vocal assistant e in-car entertainment. L’ubiquità è importante per coprire il maggior numero di contesti possibile, che ci servono a raccogliere i dati sulle attività di cui parlavamo prima.

Quali ruoli coprono desktop e mobile nelle strategie sulla vostra property?

Stiamo continuando ad assistere a un affinamento delle strategie di comunicazione. Per noi è un po’ tardi per concentrarsi sul concetto di device. È l’utente che guida: se è in target va individuato e raggiunto indipendentemente dal dispositivo. Poi, al nostro interno valutiamo anche i dati che raccogliamo dai device e applichiamo strategie relative a formati e attività.

Siete stati tra i primi a introdurre il programmatic audio. Com’è stato vissuto il processo di adozione? E che risultati ha portato?

Il primo comunicato stampa sull’argomento l’abbiamo rilasciato all’inizio dell’estate del 2016, e ci sembrava troppo presto per presentare un prodotto del genere al mercato italiano. Ora ci sono importanti competitor che hanno lanciato il programmatic audio, tra cui anche alcune radio. Lo IAB ha presentato da poco il whitepaper, e i discorsi sul tema continuano a crescere d’intensità e frequenza. Poche volte ho visto un trend diventare un elemento così diffuso in così poco tempo.

Come si è evoluta successivamente la vostra offerta adv?

Il mese scorso abbiamo aperto l’offerta programmatic video anche al mobile. Per ora, inoltre, applichiamo il programmatic audio solo su mobile, ma stiamo lavorando per espanderlo anche al desktop. Attraverso la nostra PMP, poi, possiamo utilizzare tutti i tipi di targetizzazione, legati anche alle attività e agli umori dei nostri utenti.

Spotify aveva annunciato la volontà di produrre show originali. Qual è l obiettivo strategico Dell occupare il campo dei video?

Testiamo continuamente nuove tipologie di contenuto e svilupperemo le nostre offerte video nel tempo

Quali potenzialità hanno i podcast al giorno d oggi? Come li usa spotify? Esistono già esempi di branded podcast in Italia?

I Podcast sono ora disponibili a tutti gli utenti di Spotify a livello globale. Siamo entusiasti del loro potenziale e continueremo a rafforzare il nostro catalogo nei prossimi mesi.

Avete lanciato due app (spotify for artist - rise) dedicate agli artisti. Volete entrare nella promozione musicale anche a livello di produzione?

Spotify ha recentemente lanciato la app Spotify for Artists per aiutare gli artisti ad ottenere il massimo dalla piattaforma. Rise è un programma per i talenti emergenti, che mira ad identificare e supportare artisti emergenti. Per quanto riguarda la produzione, al momento non possediamo diritti su canzoni, non siamo un'etichetta. Tutta la nostra musica è concessa in licenza dai detentori di diritti e paghiamo le royalties per tutti i brani su Spotify.

Come sta andando Spotify in Italia?

Siamo molto contenti che il mercato italiano stia meritando gli investimenti fatti da Spotify, il nostro team è in forte crescita e siamo felici di raccontare queste novità.