Autore: Redazione
04/07/2023

Azerion, tre anime in gioco: la platform company si racconta, dal gaming ai tavoli istituzionali

Le ultime evoluzioni della piattaforma di intrattenimento multimediale, che si muove con naturalezza tra editori, agenzie, inserzionisti e utenti appassionati spiegate dal Country Manager per l’Italia Nicolò Palestino

Azerion, tre anime in gioco: la platform company si racconta, dal gaming ai tavoli istituzionali

Nicolò Palestino, Country Manager di Azerion Italia

Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare, verrebbe da dire con una punta di esagerazione, ma anche come utile specifica per chi crede che il mondo del gaming sia secondario, perché legato alla sfera del divertimento e dell’intrattenimento in generale, quindi magari anche vacuo. Antichi retaggi di carattere religioso? Può darsi. Fatto sta che siamo nel 2023 e quello del gaming si è trasformato da ricreazione a settore a passpartù per aprirsi a ulteriori risvolti, che rischiano di moltiplicarsi in una comunicazione sempre più multicanale. Azerion, piattaforma di intrattenimento multimediale in costante progressione evolutiva rappresenta uno degli esempi più fulgidi per chi avesse voglia di cambiare idea, per gli altri è invece una certezza cui affidarsi sempre. Ma chi è Azerion oggi? Come si sta muovendo in questa stagione ormai prossima al giro di boa (vacanziero)? Lo chiediamo al Country Manager per l’Italia Nicolò Palestino.

Chi è Azerion oggi? Come siete organizzati in Italia?

«Azerion è a tutti gli effetti quella che si può chiamare una platform company, ossia un’azienda strutturata come piattaforma tecnologica ma anche concettuale di servizi che sono destinati a tre principali tipologie di attori del mercato. La nostra struttura offre soluzioni per sostenere gli editori nella creazione di contenuti qualitativi attraverso tecnologie di monetizzazione, le stesse tecnologie ci permettono di offrire ad agenzie e inserzionisti soluzioni pubblicitarie digitali altamente innovative e in ultimo, ma non per questo meno importante, c’è tutto il mondo di intrattenimento dedicato agli utenti, per i quali produciamo e distribuiamo oltre ventimila titoli di casual game, tre metaversi e contenuti sportivi. In Italia abbiamo una struttura con oltre 60 dipendenti con un centro di natura commerciale per la diffusione delle nostre soluzioni pubblicitarie, un centro di sviluppo prodotto e un team dedicato al supporto degli editori di cui siamo partner. La particolarità di Azerion è che in ogni paese in cui abbiamo uffici, 24 al momento, sviluppiamo soluzioni destinate all’esigenza del singolo mercato oltre a offrire la possibilità di una scala globale».

Quale è la vostra attuale offerta per il mercato italiano, la visione sull’online advertising e come vi state proiettando in questo 2023?

«L’offerta per il mercato italiano segue le esigenze di nostri partner e clienti. Guardando agli editori, ha preso un’importante posto la soluzione che chiamiamo FMS (Full monetization solution), con la quale costruiamo l’intera struttura pubblicitaria digitale del sito in modo da ottimizzare i ricavi programmatic e salvaguardiamo anche gli inserzionisti premium controllando l’affollamento degli spazi dedicati a video, native e display. Inoltre, agli editori forniamo contenuti premium che permettono di creare una migliore permanenza sul sito degli utenti e di conseguenza migliori performance pubblicitarie. Per il mercato di agenzie e inserzionisti invece due approcci convivono in funzione delle esigenze di entrambi: il primo, che chiamiamo “Platform”, prevede collaborazioni e operazioni di medio lungo periodo in cui ci allineiamo con gli obbiettivi del cliente e costruiamo un intero percorso che vada a coprire i diversi “touchpoint” di un utente; lo scopo è quello di ottenere un risultato qualitativo che rispecchi la sfida dell’agenzia o dell’inserzionista che si affida ad Azerion, indipendentemente che si tratti di obbiettivi di percepito di un brand o di conversione di un servizio digitale in azione o acquisto; in parallelo, vive un approccio più tattico in cui principalmente le agenzie ci attivano su uno specifico set di soluzioni che è integrato all’interno del loro media mix. Che si tratti di proximity, native, video, formati ad alto impatto o gaming advertising veniamo scelti in base ai risultati che siamo in grado di portare e al valore aggiunto che le agenzie ci riconoscono».

Di recente, siete stati chiamati a parlare in seno a tavoli istituzionali. Quale è il quadro del mondo del Gaming che ne emerge? Quali le sfide e le opportunità per i brand?

«La recente esperienza alla Camera dei Deputati è stata estremamente interessante perché ci ha consentito di collaborare ad una tavola rotonda che aveva l’obbiettivo di evidenziare l’aspetto e le sfide del mondo del gaming in Italia. C’è sicuramente un lavoro importante che le istituzioni dovranno fare per regolamentare e incentivare un settore che oggi, in alcuni casi, è addirittura paragonato al gioco d’azzardo e di conseguenza limitato e frenato. Dall’altro lato abbiamo visto come l’Italia soffra un importante digital divide interno tra nord e sud, che penalizza il settore rispetto a mercati europei in cui la diffusione del know-how digitale va al di fuori delle sole grandi città. Abbiamo portato il nostro punto di vista fatto di dati ed evidenze secondo cui il Casual Gaming esce oggi dallo stereotipo del ragazzino che gioca davanti al computer: i nostri giochi coinvolgono utenti che nei primi anni di vita si muovono dai dispositivi dei genitori, ma anche utenti over 75 che trovano nei nostri giochi i classici di una vita (dalle parole crociate al solitario). Guardando poi ai brand, oggi c’è una grande opportunità di comunicare all’interno di un settore incredibilmente popolato ma non ancora affollato di messaggi pubblicitari. Solo nel perimetro Azerion Italia contiamo oltre 16 milioni di utenti unici attivi a settimana, il che significa che con investimenti moderati rispetto ad altri mezzi c’è la possibilità di ottenere un’alta memorabilità e di raggiungere utenti di ogni età. La sfida principale per i brand è forse più interna che esterna; l’Italia, a esclusione di alcune realtà virtuose, soffre rispetto ad altri paesi europei una classe manageriale anagraficamente più alta. L’education interna è quello con cui molti giovani marketers, responsabili digital o direttori marketing, si scontrano quando vogliono portare innovazione. Abbiamo a che fare ogni giorno con professionisti tenaci e siamo al loro fianco per portare elementi a favore del cambiamento che cercano di realizzare».