Autore: Redazione
26/01/2024

Anniversari: compie 40 anni “1984”, lo spot-cult per Macintosh di Chiat/Day girato da Ridley Scott

La ricostruzione di un film per un prodotto che ha cambiato la storia dell’umanità e della comunicazione

Anniversari: compie 40 anni “1984”, lo spot-cult per Macintosh  di Chiat/Day girato da Ridley Scott

Esattamente 40 anni fa i Washington Redskins e i Los Angeles Raiders hanno giocato la diciottesima edizione del Superbowl, la finale del campionato di football americano, nello stadio di Tampa, in Florida. La partita, trasmessa dalla Cbs – come racconta la Repubblica - è stata vista da 77 milioni di telespettatori. I Raiders hanno trionfato con una vittoria schiacciante (38-9). Ma la mattina seguente tutti parlavano di una pubblicità: 60” che non avevano niente a che fare con touchdown e palla ovale. Era lo spot del primo Macintosh di Apple, un personal computer che nelle intenzioni di Steve Jobs doveva apparire come “rivoluzionario”, “coraggioso” e “ribelle”. Il modo in cui è stato lanciato - in una pausa di gioco del Superbowl del 1984 - ha tenuto fede alla visione del co-fondatore di Apple. La pubblicità dipinge un futuro distopico in cui decine di persone marciano in silenzio verso una grande sala, accompagnate da una voce autoritaria che elogia “l’unificazione del pensiero”. “Siamo un solo popolo, con una sola volontà, una sola determinazione, una sola causa” afferma l’uomo che compare, a un certo punto, su un maxischermo. Nel frattempo una donna, in pantaloncini rossi e canotta bianca, corre verso la sala in cui sta avvenendo la proiezione. Tra le mani stringe un grande martello. Le guardie che la inseguono non riescono a impedire il lancio dell’attrezzo verso lo schermo, che a causa dell’impatto esplode. A quel punto appare un testo che spiega il significato del filmato: “Il 24 gennaio Apple Computer metterà in vendita Macintosh. E capirete perché il 1984 non sarà come “1984””.

“Big Brother”

L’intero spot, insomma, è un chiaro riferimento alla società totalitaria descritta dal romanzo “1984” di George Orwell, in cui un regime oppressivo - noto come “Big Brother” - reprime la libertà individuale e manipola la verità attraverso una sorveglianza costante. Ma a differenza di quanto avviene nel libro, in cui la tecnologia viene utilizzata per spiare in modo invasivo i movimenti e le conversazioni delle persone, Apple con il suo spot intendeva lanciare un messaggio diametralmente opposto: il nuovo Macintosh avrebbe liberato l’uomo dal potere accumulato nelle mani di pochi. Il “Big Brother”, per Steve Jobs, all’epoca era IBM, che nel 1984 era la principale azienda produttrice di computer: controllava il 90% del mercato. Il Macintosh, insomma, veniva presentato come l’unica possibilità di sottrarsi al dominio di IBM, nota anche come “Big Blue”.

I rischi

Lo spot oggi viene considerato un capolavoro ma 40 anni fa lo stesso cda di Apple era terrorizzato all’idea che andasse in onda. “C’è stato un silenzio incredulo quando è stato mostrato per la prima volta - ha raccontato John Sculley, all’epoca Ceo di Apple -. Due membri del board si sono messi le mani nei capelli e hanno detto: “Non trasmetterete questa cosa, vero?’”. Preoccupava la trama inquietante e l’attacco - evidente - a IBM. Ma preoccupava anche il fatto che - al di là di un disegno stilizzato sulla canotta della protagonista femminile - nello spot non c’era traccia del prodotto. Il computer non veniva mai mostrato. Una pubblicità del genere, quasi una forma d’arte, non si era mai vista prima, continua la Repubblica.

Il regista

Un’altra cosa sorprendente è che nessuno dei protagonisti di “1984” era famoso. La donna in pantaloncini rossi è Anya Major, una sconosciuta modella britannica che ha avuto la parte perché - rispetto alle sue colleghe - aveva dimostrato di potersi torcere adeguatamente per lanciare a una certa distanza il martello. Il volto del “Big Brother”, invece, appartiene a David Graham, un doppiatore famoso per aver prestato la sua voce ai Dalek della leggendaria serie “Doctor Who”. La vera celebrità dello spot Apple, in realtà, si era seduto dietro la macchina da presa. Il regista di “1984” è infatti Ridley Scott, lo stesso dei film Alien (1979) e Blade Runner (1982). Per Jobs era la persona adatta a immaginare il futuro. Peccato che Scott, all’epoca, non avesse la minima idea di chi fosse il co-fondatore di Apple. A lui si deve l’intuizione di pescare in una comunità skinhead di Londra gran parte delle persone che appaiono nello spot.  “Erano dei delinquenti - ricorda chi ha assistito alle riprese -. Il terzo giorno hanno iniziato a tirarsi pietre l’uno contro l’altro”.

Boca Raton

In molti pensano che lo spot noto come “1984” sia stato trasmesso una sola volta in tv, durante il Superbowl. Non è così. Nelle settimane che hanno preceduto la finale del campionato di football americano, la pubblicità è stata trasmessa da almeno 13 emittenti locali. Jobs ha spinto affinché tra queste ci fosse anche un’emittente di Boca Raton, una città della Florida con meno di centomila abitanti. Per Jobs aveva un valore simbolico perché proprio in quella località si trovava, all’epoca, il quartier generale della IBM. La Chiat/Day, incaricata di realizzare lo spot, aveva acquistato 90 secondi di pubblicità dalla CBS per trasmettere lo spot del Macintosh. La pressione del consiglio di amministrazione di Apple, che chiedeva di rinunciare a quello spazio, portò al taglio di un terzo del tempo previsto per “1984”.