Autore: Davide Sechi
30/05/2024

Il confronto necessario per capire rischi e opportunità dell’innovazione: Privacy Week scende in campo per i regolamenti

Nella settimana della quarta edizione dell’evento ideato dall’omonima società, che in tre anni è diventata una vera e propria media company attiva nella divulgazione di specifiche tematiche legate alla privacy, incontro con il co-founder Antonio Longhitano

Il confronto necessario per capire rischi e opportunità dell’innovazione: Privacy Week scende in campo per i regolamenti

Antonio Longhitano

Circondati dall’innovazione, raramente ci accorgiamo dei rischi che corriamo, eppure sul tema della privacy non manca un’ormai ampia bibliografia, frutto anche di analisi che sfiorano il quotidiano. All’inizio della settimana si è aperta la quarta edizione della Privacy Week dedicata alle leggi e alle direttive che stanno regolamentando il mondo digitale europeo. Cinque giorni di talk, dibattiti e tavole rotonde per discutere con aziende, esperti di: privacy, cybersecurity e innovazione tecnologica di come le nuove normative digitali europee influiranno sulla vita delle persone e delle aziende. Ne parliamo direttamente con i protagonisti e più precisamente con uno dei founder di Privacy Week, società che in soli tre anni è diventata una vera e propria media company attiva nella divulgazione di specifiche tematiche legate alla privacy, Antonio Longhitano (ospite di DailyOnAir - The Sound Of Adv).

Quali sono i temi portanti della Privacy Week e come li state comunicando?

«Affrontiamo i temi digitali, della cybersecurity, del fìntech e dell’AI e ci sforziamo di comunicare in maniera semplice anche temi molto complessi, affinché siano potabili per tutti. In Italia ci siamo accorti come, in realtà, l’attenzione sia elevatissima e questo è tutto fuorché strano; di fatto parliamo di argomenti che entrano in maniera determinate nella nostra vita».


Quali sono le opportunità e complessità dello scenario attuale?

«Soprattutto nell’ultimo periodo sono state pubblicate a livello globale parecchie norme che spesso appaiono in contrapposizione tra loro. Complessità che possono diventare opportunità, il che può avvenire dallo studio e da una maggiore comprensione delle tematiche; ecco da dove nasce il titolo dell’edizione della Privacy Week in corso questa settimana, “Privageddon”».


Scendiamo nei particolari: quali sono i trend e le problematiche legate a privacy, ai dati e all’AI?

«Il tema principale è rappresentato dall’intelligenza artificiale e porta con sé domande sulle nuove tipologie di strumenti e su come le stesse si pongano nella vita di tutti i giorni. In sintesi: dove vanno a finire i dati maneggiati da questi sistemi, cosa succede quando clicco un tasto sul pc, quale algoritmo risponde e cosa provoca?»

Come si comporta l’Italia sul tema della privacy?

«Ci troviamo in una posizione molto più avanzata rispetto al mondo in generale, ma non bisogna accontentarsi, adagiarsi, piuttosto continuare a studiare e interpretare norme e soluzioni per regolare in modo corretto l’innovazione odierna».

In che modo viene affrontato l’argomento in ambito internazionale?

«Il tema più di tendenza riguarda i dati legati ai minori e a breve sarà al top delle discussioni anche da noi, al punto da finire in Parlamento dove sarà raccontato dal mio socio Diego Dimalta. Ma attenzione, non siamo tutti uguali e in alcuni Paesi la problematica non esiste, ecco perché urgerà un vero e proprio controllo e un fondamentale confronto globale».


Ci sono settori di mercato che rischiano di più?

«Senza dubbio la Pubblica Amministrazione, che ha in mano la sanità pubblica e quindi dati molto sensibili e piuttosto ambiti a chi ambisce all’illecito. La PA ha anche non poche difficoltà nell’investire in vere strategie di protezione. Gli investimenti sono un tema caldo, ma in Italia il tessuto imprenditoriale è legato alle PMI e la politica trova non poche difficoltà nello spiegare e nel perorare la causa della protezione e degli investimenti conseguenti. Qualcosa però è cambiato, i riflettori si sono accesi, ma la storia è ancora lunga. Dal punto di vista normativo l’Italia sta bene, ma sul fronte privacy e cybersecurity c’è molto da fare. Ecco perché l’obiettivo è rendere AI, privacy e diritti digitali temi alla portata di tutti, una missione la cui riuscita non farebbe altro che alimentare il circolo della cultura, del confronto, dell’abitudine. Bisogna coscienza di quello che ci circonda per poterlo capire e interpretare e, infine, utilizzare in maniera appropriata».


Regolamenti e normative: c’è qualcosa che dovrebbe essere modificato o solo “aggiustato”?

«Occorrerà fare sull’AI molto di più; qualcuno ha criticato l’AI Act, visto come freno per la crescita europea e come un vantaggio per Cina e USA, ma si fonda su best practice che possono aprire a grandi opportunità»