Autore: Redazione
30/03/2023

Hill+Knowlton Strategies chiude il 2022 con una crescita a doppia cifra nel segno della “sostenibilità umana”

La società di relazioni pubbliche ha registrato negli ultimi due anni un +15% in media di fatturato e si è focalizzata sulla valorizzazione dei talenti e sul supporto alle nuove esigenze innovative dei clienti. Sergio Pisano, Chief Executive Officer, fa il punto della situazione

Hill+Knowlton Strategies chiude il 2022 con una crescita a doppia cifra nel segno della “sostenibilità umana”

Sergio Pisano, CEO di Hill+Knowlton Strategies Italy

Due anni e sentirli, tutti. In un industry che non può permettersi un momento di pausa, trascinata dagli eventi contrastanti e dalle innovazioni continue, occorre comunque aprire una finestra, quella dei consuntivi, una sorta di piccolo riassunto necessario per comprendere le brusche cadute e le spinte costanti verso la risalita, la sopravvivenza, la reinvenzione. In un contesto che ogni mattina aggiunge tasselli che sembrano muovere verso l’instabilità, prosegue il percorso di crescita di Hill+Knowlton Strategies, società di relazioni pubbliche parte del gruppo WPP guidata da Sergio Pisano. L’azienda ha messo a segno negli ultimi due anni una crescita media del 15%, cogliendo i primi frutti di una articolata strategia messa in campo dal nuovo management che ha visto due principali fattori di successo: l’attenzione alla valorizzazione delle risorse interne e alle esigenze in continua evoluzione dei clienti. Per quanto riguarda la gestione e la valorizzazione dei talenti, sono stati effettuati consistenti investimenti in formazione, pari a 1.100 ore nel solo 2022, tra iniziative locali e internazionali, implementando un sistema di premialità su più livelli e consolidando modalità di lavoro che possano favorire un maggior bilanciamento tra vita lavorativa e personale, come l’agile e lo smart working. Dal punto di vista dell’offerta, è stata creata una struttura in grado di accogliere le nuove esigenze dei clienti e di metterle a sistema attraverso alcune aree di eccellenza; tra queste, l’istituzione di un Innovation + Creativity Hub, una rete internazionale di professionisti che si occupa della strategia e direzione creativa, delle attività di content + publishing, della gestione e della valorizzazione di insight e dati, e una expertise specifica nell’area della sostenibilità, con un approccio internazionale in grado di integrare gli aspetti tecnici con quelli di comunicazione, così come il livello corporate con quello di brand. Per la crescita della società, rimane inoltre fondamentale il ruolo della consulenza nell’issue & crisis management, e l’advisory strategico, oltre all’assistenza alle figure apicali con diverse tipologie di training e social profiling. A ciò si unisce un consistente investimento effettuato negli ultimi anni a livello di influencer marketing, con metodologie e strumenti sempre più sofisticati uniti a un team di grande esperienza. Oggi, H+K Strategies è presente in Italia con un team di oltre 40 consulenti negli uffici di Milano e Roma. L’azienda è guidata dal gennaio del 2021 da Sergio Pisano, manager con circa 25 anni di esperienza in alcuni dei principali marchi delle relazioni pubbliche italiane ed internazionali, tra cui Publicis Consultants Italia (Gruppo Publicis) e iCorporate; ed è a lui che chiediamo di fare il punto della situazione, sull’agenzia, sul mercato.

Come è cambiato il mondo delle agenzie di consulenza nell’ultimo triennio?

«In maniera decisa e decisiva ed è abbastanza scontato ravvisarlo a distanza di tempo. La mia esperienza, in questo senso, è legata alle sorti della società, considerato che il mio debutto in Hill+Knowlton Strategies datato 7 gennaio 2021, quindi in un momento in cui l’emergenza sanitaria era ancora forte, il che ha comportato un mutamento radicale nelle modalità lavorative, in netta controtendenza con quello che solitamente accadeva, soprattutto all’interno di un settore come il nostro: addetti ai lavori in smart working e per lungo tempo, al punto che solo a luglio di quell’anno ebbi la possibilità di trovarmi di fronte al team. Mi sono trovato davanti a persone capaci che erano abituate a operare a grande livello, all’interno di una struttura prestigiosa, presente nel nostro Paese dal 1963; professionisti che però si facevano portavoce di nuove istanze, scoperte e maturate proprio nel periodo della pandemia, le stesse che hanno di fatto costretto i manager a inaugurare una nuova stagione di sfide, in cui la performance deve sposarsi con un work life balance accettabile, in sintesi, arrivare ai risultati in un clima di lavoro piacevole. Non paia una cosa da poco: fino a tre anni fa, lo smart working non era ancora entrato nelle consuetudini, non era ben compreso. Facciamo chiarezza: non significa solo lavorare da casa. Da quel momento, in maniera progressiva, abbiamo cominciato a lavorare per le persone e non solo con le persone, consentendo loro di poter operare da remoto; nel contempo, abbiamo costruito dei format da vivere essenzialmente in ufficio, studiando le metodologie per far capire questo concetto».

Uno spostamento quasi filosofico che ha portato anche dei cambiamenti strategici?

«Proprio in quel momento, l’agenzia stava cambiando, cominciava a investire in hub di eccellenza e innovazione ideate in Italia, ma con ricadute a livello internazionale; infatti, oggi si avverte una maggiore, quando non totale sinergia continentale, per esempio nella gestione delle gare. Processi internazionali che hanno portato a ulteriori crescite nazionali, al punto che oggi possiamo registrare un incremento annuale di fatturato del 15% dal 2021i».

In che modo tutto questo ha inciso sulla vostra offerta?

«In maniera naturale: l’offerta di Hill+Knowlton Strategies può essere sintetizzata in tre grandi blocchi: il primo contiene la reputation aziendale, il corporate, mettendo sullo stesso piano i modelli digital e i media tradizionali; il secondo è focalizzato su marketing e consumer marketing, pensati non solo attraverso le media relation classiche, ma con un'offerta completa e competitiva lato influencer; terzo punto, la sostenibilità: a Roma abbiamo un ufficio specializzato su un tema divenuto sempre più preponderante. L’organizzazione lavorativa non va però considerata per silos: i clienti richiedono tutte le expertise; la soluzione di H+K Strategies e operare attraverso dei team specifici che possano venire incontro alle richieste di ampio respiro dei clienti».

Il tutto è accaduto negli ultimi tre anni?

«In realtà, il settore conosce oggi i risultati di un’evoluzione iniziata dieci anni fa, quando il digital ha cominciato a offrire strumenti e soluzioni sempre più precise e performanti; oggi assistiamo a ulteriori passi avanti grazie ad AI e al Metaverso, punti che ormai fanno parte della comunicazione in maniera sempre più naturale»

Il nostro Paese quanto è maturo rispetto alle suggestioni digitali?

«Non è un mistero che UK e States vivano situazioni più avanzate, e che proprio da loro spesso arrivino le spinte pionieristiche. Il push in questo senso arriva proprio dai clienti, che ci chiedono spiegazioni, che ci portano a sperimentare; un esempio in questo senso è rappresentato dal podcast che fino poco tempo fa non era neanche considerato. Sul digitale tutti vogliono sperimentare, non c’è progetto che non lo richieda, ormai non c’è alcuna differenza. Poi, certo, ci sono forme di comunicazione ancora più evolute, come il generative AI, su cui siamo un po’ in ritardo».

Con chi lavorate?

«Siamo generalisti, lavoriamo con chiunque, le filiali di grandi multinazionali, la grande azienda italiana, che però opera in regime di conduzione familiare. Siamo attivi nel retail, nel food, nei trasporti, nel ramo industriale, nel fintech, nella sanità. Non abbiamo un settore predefinito. Ci muoveremo per allargare il portafoglio di offerta, soprattutto nell’healthcare e nel public affairs, settori dove ci sono grandi possibilità di crescita».

Quali sono gli obiettivi per il 2023?

«Crescere, creare un ambiente di lavoro positivo che permetta percorsi di carriera anticipata. Abbiamo assunto molte persone talentuose nel corso dell’ultimo biennio, dobbiamo tutelarle».

Cosa significa crescere?

«Significa migliorare la carriera delle persone, quindi fare investimenti, sulle strutture, sulle carriere. Noi non lavoriamo perché la crescita sia per pochi ma per tutti. Abbiamo stretto un patto di fiducia con le persone, una filosofia che si sta progressivamente e inevitabilmente  diffondendo. Oggi si lavora con ragazzi che hanno un concetto lavorativo molto differente rispetto al passato, ed è molto arricchente per chi è più anziano».

Dovete però scontrarvi con una realtà che, soprattutto, nell’ultimo triennio sembra non trovare pace…

«È indubbio che il contesto economico generale non sia facile, che tutto continui a cambiare in modo inaspettato, con problematiche che si manifestano in maniera velocissima, con un effetto domino. E’ quanto accaduto ad esempio con la guerra in Ucraina. Il mercato però ha una presa di coscienza molto più forte anche tra i più giovani, c’è grande capacità di adattamento, maggiore rispetto di prima. Noi possiamo contare su un portafoglio di offerta molto ampio che consente ai clienti di reindirizzare gli investimenti, offriamo servizi utili per prepararsi alle crisi, formazione».

C’è un segreto per andare avanti?

«Quando sei in un mercato consulenziale devi avere clienti e devono essere contenti, ma dietro devono esserci persone soddisfatte, il cui merito deve essere riconosciuto».

Una forma di sostenibilità umana?

«Il nostro è un lavoro interessante, vario, mai noioso, ma portatore di stress e quindi occorre convogliare tutto in forma positiva, con il riconoscimento del merito sempre in pole position».