H48 chiude il 2019 a quasi 6 milioni di fatturato e aggiorna il concetto di creatività
Il Ceo Pasquale Ascione ci racconta le più recenti mosse della struttura, dalla partnership umanitaria con Federcio Bernardeschi e Carrefour, alle gare vinte e in corso, dal mercato che cambia alle campagne con Galbani online a settembre

Pasquale Ascione
Spiazzati, spaventati, bloccati dal marasma Covid. Il mercato della comunicazione, della creatività, delle pianificazioni pubblicitarie comincia a leccarsi le ferite, chi più chi meno. C’è per esempio qualcuno che ha solo bisogno di un cerotto, perché concettualmente e tecnicamente più preparato a una simile difficoltà, magari più giovane e quindi strutturato su determinati formati più freschi. I figli della rete l’avranno vinta, pare abbia detto un saggio. H48 è tra questi. Agenzia nata un lustro orsono, poggiante su basi digitali, e quindi capace di spostarsi, di muoversi con maggiore agilità lungo i meandri della nuova comunicazione. Abbiamo incontrato il Ceo, Pasquale Ascione, che ha fatto il punto della situazione sui progetti della struttura, sulle ultime iniziative, sulle prossime, tra gare vinte e in corso, campagna e in lavorazione e di prossima uscita. Intanto, nel corso delle ultime settimane è partita un’iniziativa di carattere socio-umanitario che vede protagonisti due clienti dell’agenzia: Carrefour e Federico Bernardeschi, proprio lui, il giocatore della Juventus e della Nazionale. L’agenzia ha curato il lancio digitale dell’iniziativa. Il programma, attivo fino al temine di giugno, prevede che i clienti in cassa, al momento di pagare la spesa, possano decidere di effettuare una piccola donazione da 2, 4 o 6 euro a sostegno del Banco Alimentare. La somma degli importi ricavati, a cui si aggiunge un plafond di prodotti alimentari di prima necessità del valore di oltre 100 mila euro offerti da Carrefour Italia, verrà convertita in Gift Card per le famiglie in difficoltà. La campagna si è sviluppata con un video content che racconta il pensiero di Bernardeschi e l’iniziativa che lui stesso ha contribuito attivamente a lanciare, attraverso i suoi canali social. L’attività è stata poi supportata da un video-racconto del famoso calciatore, distribuito da Fanpage.it.
Questa con Bernardeschi, al netto dell’operazione meritoria dal punto di vista umanitario, rappresenta una novità sul fonte del personal branding?
«Al principio lo vedevamo come un settore non particolarmente attrattivo. Poi abbiamo conosciuto Federico, del quale abbiamo cominciato a curare l’immagine. Dalla sua intelligenza, dalla sua voglia di mettersi in discussione e di prendersi cura del prossimo è nata il progetto con Carrefour, che contemporaneamente aveva deciso di muoversi lungo lo stesso tragitto umanitario. Federico non percepisce alcun compenso e anzi ha contribuito concretamente all’operazione, oltre ad aver collaborato dal punto di vista creativo».
Federico Bernardeschi
Qualcosa sta cambiando nel mercato della gestione delle celebrity: prima c’erano le agenzie predisposte, ma forse adesso occorre una marcia in più…
«H48 opera da tempo con gli influencer, ma fino a oggi non li aveva mai considerati alla stregua di un’azienda. Con Bernardeschi c’è stato un primo cambio di passo. Rispetto a qualche anno fa, i social hanno mutato il panorama e ora l’assistito ha bisogno di conoscenze più approfondite dal punto di vista della comunicazione e della creatività applicata. C’è anche da sottolineare la differenza tra i mondi, con lo sport, e soprattutto il calcio, che fino a poco tempo fa non avevano un reale bisogno di aprirsi inedite strade remunerative. È una realtà che ci piace di più, con de valori molto forti che condividiamo. Federico rappresenta un primo “test & learning”».
H48, nel frattempo, ha compiuto cinque anni. Come stanno andando le cose?
«Cominciammo acquisendo proprio Carrefour che è ancora con noi. Oggi, tra i vari clienti, possiamo contrare Sony Playstation, Muller Italia, Tuborg, Montenegro, Lucano. Marchi che attraverso il nostro lavoro possono parlare con un target cresciuto in rete».
Essere un’agenzia nata con precise convinzioni digital vi ha facilitato, soprattutto nell’ultimo periodo?
«Ritengo che la distinzione tra digital e non abbia fatto il suo tempo. Noi facciamo creatività e il mondo è digitale a prescindere dal mezzo. Il digital è diventato un linguaggio. Anche noi con la pandemia ci siamo dovuti fermare, ma avendo la possibilità di operare in rete e sui social il nostro lavoro non si è comunque mai fermato».
Quali saranno i prossimi passi?
«Siamo al momento impegnati in una gara importante, con un cliente nazionale. Abbiamo vinto la consultazione Galbani e a settembre saremo pronti per le campagne di Galbanino e Vallelata. Ci siamo aggiudicati anche l’incarico di Widiba».
Come avete chiuso il 2019?
«A breve depositeremo il bilancio, con un fatturato vicino ai 6 milioni di euro».