Google Chrome blocca la rimozione dei cookie, ma è un modello destinato a scomparire
Lo strumento tecnologico è ora utilizzato da circa mezzo milione di imprese, mentre le chiamate API raddoppiano ogni due mesi
Marcello Gruppo
a cura di Marcello Gruppo, Senior Insights Director Southern Europe di Ogury
In risposta alle pressioni normative e di mercato, Google lascerà ai consumatori la libertà di scegliere se consentire a terze parti (gli editori) di utilizzare i loro cookie; resta da vedere come questo cambiamento verrà messo in atto; tuttavia, se, come ragionevole, verranno replicate le dinamiche già attuate da altri player del mercato, ci aspettiamo che la soluzione porti agli stessi, alti, tassi di rinuncia al tracciamento. Inoltre, gli identificatori pubblicitari sono già stati eliminati da Safari e Firefox, e i consensi al tracciamento si stanno progressivamente riducendo anche su Chrome. Nel complesso il 50% del traffico sull’open internet non è tracciabile tramite cookie. Di conseguenza, gli inserzionisti stanno già sperimentando una diminuzione della disponibilità di identificatori per le loro campagne. La realtà è che il nostro settore si trova a un punto di svolta decisivo nella protezione dei dati dei consumatori, e questo cambiamento è iniziato molto prima che Google decidesse di implementare la Privacy Sandbox. Tenendo presente quanto sopra, gli inserzionisti non dovrebbero considerare l’annuncio di Google come un’opportunità per rimandare il passaggio a soluzioni che non si basano esclusivamente su identificatori di terze parti. È inutile che il nostro settore si aggrappi a un modello destinato a scomparire. Piuttosto, è giunto il momento che gli inserzionisti investano in soluzioni alternative che consentano loro di implementare le campagne su larga scala, indipendentemente dalle future decisioni del settore, dando al contempo priorità alla privacy dei consumatori.