Autore: Redazione
27/06/2020

Generazione Z: come coinvolgerla con il digital advertising

Nel momento in cui le aziende hanno cominciato a capire i Millennials, ecco che l’arrivo di una nuova generazione ha portato con sé nuove sfide e punti di forza. L’analisi di Ogury

Generazione Z: come coinvolgerla con il digital advertising

Con un potere d’acquisto di 44 miliardi di dollari che può arrivare fino 600 miliardi di dollari se si considera l’influenza esercitata sulle scelte di acquisto dei genitori, la Generazione Z (i nati tra il 1995 e il 2015) sta cambiando enormemente il mercato mobile. Si tratta dei primi veri nativi digitali della storia, che non conoscono un mondo senza internet o smartphone, e la cui percezione e reazione alla pubblicità digitale è differente rispetto alle generazioni precedenti, soprattutto per quanto riguarda la condivisione dei propri dati. Ma cosa sappiamo di loro? Come ingaggiarli in modo efficace?

Le app simbolo in Italia

Ogury ha analizzato il comportamento socio-demografico degli utenti mobile in Italia. Dallo studio è emerso come tra gli interessi della Generazione Z e dei più giovani tra i Millennials ci sia soprattutto l’apparire sui social, con app di fotoritocco e video editing (Canva, Facetune). Anche l’istruzione e la cultura svolgono un ruolo fondamentale: molto utilizzate sono le app per accedere a esperienze culturali, film e libri (per esempio, Bonus Cultura, Kindle) e quelle di supporto allo studio e alla vita universitaria (GeoGebra, Uniwhere). Per la Generazione Z lo smartphone è anche lo strumento preferito per fare shopping, vivere il mondo dell’intrattenimento, degli incontri e della musica: la loro shopping experience è social, con applicazioni per caricare immagini e video di vestiti e valutarne altri mentre si fanno acquisti (Zaful). Per questa generazione lo smartphone è essenziale per il gioco (Twitch, Hearthstone, Picolo Drinking Game).

Condivisione dei dati personali

Internet rappresenta oggi una parte fondamentale nella vita di ognuno di noi, ma chi ha più di 25 anni ricorda come era senza smartphone e prima dell’onnipresente internet. La Generazione Z è invece cresciuta in un mondo a portata di touch, swipe e like: il 55% non trascorre più di 5 ore senza accedere a Internet. Secondo una ricerca di Global Web Index, l’82% di giovanissimi italiani ha dichiarato che nelle ultime settimane, a partire dall’inizio del lockdown, ha trascorso ancora più tempo rispetto a prima sul proprio smartphone. Si tratta della più alta percentuale in assoluto, seguita dal 72% dei Millennials.

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Francesca Lerario

 

Il mondo di mezzo

La Generazione Z non distingue mondo fisico e digitale e per il 29% non esiste alcuna differenza tra come si è online e offline. Questo ha un impatto diretto su come la generazione integri l'utilizzo dei propri smartphone nella propria quotidianità e come sia a proprio agio nel condividere i dati personali rispetto ad altri gruppi demografici. Abituati alla vita digitale sin dalla nascita, comprendono l’importanza di fornire a brand ed editori dettagli personali per migliorare la propria esperienza pubblicitaria o di e-commerce. Avvezzi a registrare i dati bancari e ad acquistare a colpi di click, solo il 2% afferma di non essere "a proprio agio" a condividere i propri dati con i brand, rispetto al 40% di Baby Boomer e al 27% di Gen X.

La pubblicità digitale

“La Generazione Z è per sua natura digitale e sa che i contenuti di Internet non sono gratuiti. L’accesso può essere pagato in modi differenti: tramite una sottoscrizione (come Spotify Premium) oppure con pubblicità online personalizzata previa condivisione di alcuni dati”, spiega Francesca Lerario, Managing Director di Ogury Italia. “Chi ha meno di 23 anni ha una maggiore comprensione del valore che si cela dietro la condivisione di informazioni personali alle aziende”. A confermarlo è The Reality Report, la ricerca condotta da Ogury nel 2019 che ha evidenziato come il 70% degli utenti tra i 18 e i 24 anni preferirebbe condividere i propri dati personali per accedere ai contenuti online. Una buona notizia per la pubblicità digitale data-driven, oggi regolata da normative come la GDPR che hanno reso obbligatorio ottenere un consenso esplicito e tracciabile per tutti i dati raccolti e utilizzati. Eppure, dalla ricerca è anche emerso che il 92% degli utenti reputa gli annunci mirati fastidiosi. Come mai? La Generazione Z è sì maggiormente disposta a cedere informazioni personali, ma è anche molto esigente per quanto riguarda la propria esperienza mobile e, in caso di insoddisfazione, è pronta a modificare le preferenze nelle impostazioni dedicate. A dichiararlo è il 33%. “Per interagire in modo positivo ed efficace con la Generazione Z è necessario passare da un approccio “data-driven” ad una cultura “choice first” che mette al primo posto la scelta e il controllo dell’utente”, conclude Francesca Lerario.