Il gaming come un linguaggio di comunicazione e mktg: le prospettive di Mkers in un mercato nazionale in grande crescita
La parabola della società, nata nel 2017, che ha l’ambizioso obiettivo di contribuire alla trasformazione del settore in un’industria sempre più strutturata e professionale, tra pregiudizi e opportunità. Le parole del founder e managing director Paolo Cisaria

Le sale da bar, le file per accaparrarsi un volante, un pulsante, un gettone e poi i personal computer e un autentico festival di dischi e dischetti, di joystick martoriati dalla foga pomeridiana, e ancora le evoluzioni grafiche sempre più spinte, le case produttrici che diventano superstar. Insomma, negli ultimi 50 anni, volenti o meno, siamo cresciuti all’ombra del videogame e quasi non ci siamo accorti di quanto grande e professionale sia diventata l’industry: pensate che il nostro Paese rappresenta il quarto mercato europeo per il gaming, dopo Regno Unito, Germania e Francia, con un giro d’affari di 3,5 miliardi di euro nel 2023 (dunque più di cinema, 500 milioni, e musica, 440 milioni). In un’attualità sempre più ricca e variegata, proviamo a far maggior luce grazie a Mkers, realtà italiana, leader degli Esports e del gaming, che ha l’ambizioso obiettivo di contribuire alla trasformazione del settore in un’industria sempre più strutturata e professionale. Ne parliamo con il founder e managing director Paolo Cisaria (ospite di DailyOnAir - The Sound Of Adv).
Uno sguardo sul mercato odierno: cosa attrae il pubblico? Chi sono i fruitori? Quali sono i giochi preferiti?
«Parliamo del videogioco competitivo, parte integrante dell’industria del gaming, che mette in campo le capacità di giocatori seguiti sui canali social spesso come delle autentiche star. Il pubblico è trasversale, composto non solo da giovani, considerato che un 4% degli utenti fa parte dei baby boomers. Qualche discrepanza la si riscontra sul genere, i maschi infatti prevalgono, ma il panorama muta, nascono e si affermano realtà che parlano a un pubblico femminile e l’inclusività è divenuta una tappa fondamentale, anche nel segmento Esports. Sul fronte dei giochi, in Italia i titoli sportivi sono sempre i più forti, ma il gaming competitivo ha comunque titoli storici che esulano dalle discipline sportive, siano essi classici siano invece novità, da Fortnite a Rocket League».
Come possiamo suddividere il giro d’affari di 3,5 miliardi? Quali potrebbero essere i prossimi risvolti in chiave commerciale e pubblicitaria?
«Siamo di fronte senza dubbio a un mercato in crescita, cosa che però è poco percepita in Italia. I 3,5 miliardi di indotto dovrebbero raddoppiare nel prossimo lustro, sulla spinta anche dell’interesse di Paesi emergenti, soprattutto asiatici e medio orientali. Poi, certo, il Nord America è molto forte sull’argomento, ma anche in Europa c’è chi ha dato una spinta decisiva, come la Spagna e la Polonia. In Italia serve maggiore credibilità, occorre utilizzare le stesse metriche che si usano nei comuni tavoli del marketing».
Il nostro è il quarto mercato europeo, cosa lo differenzia da quello dei colleghi continentali?
«Siamo partiti insieme a Paesi a noi vicini, come Spagna e Francia, eppure ci ritroviamo dietro e non di poco; il mercato spagnolo è molto vicino a quello UK, in Francia le istituzioni hanno regolamentato l’industry. L’avanzata tra il 20216 e il 2020 è stata palese, poi è arrivata la pandemia e, anche un po’ paradossalmente, il covid ha certamente accresciuto i dati di consumo ma ha anche frenato il posizionamento degli eventi live, che in questo campo sono fondamentali; si tratyta di manifestazioni che raggruppano un pubblico e creano il contesto più appropriato per rapportarsi con gli investitori. Mkers ha saputo gestire nel tempo grandi brand, da Mercedes ad Armani, ma i pregiudizi in Italia sono duri a morire. C’è anche da dire che prima il modello era focalizzato sui montepremi, Mkers invece ambisce a crearne uno più strutturato, che abbia affinità con la comunicazione e il marketing».
Come vi siete evoluti come Mkers e cosa vi attendete per il prossimo futuro?
«Siamo nati nel 2017, ci troviamo ora nella fase di scale up internazionale, con un nuovo round di investimento del valore di 15 milioni, e siamo impegnati nella creazione di una struttura che gestisca i talenti, che abbiamo chiamato Escouts, la quale ha avuto un lungo periodo di incubazione di circa quattro anni e che oggi rappresenta la nostra attività principale in tema di sviluppo. Il 2025 è un anno basilare e non solo per noi di Mkers: ci consolideremo negli sport tradizionali, e proseguiremo in tal senso le nostre partnership con società importanti quali l’ Al Nassr, l’Atletico Madrid e l’Inter. Intendiamo sfruttare il gaming come un vero e proprio linguaggio di comunicazione».