Autore: Redazione
03/10/2022

Fotografare la realtà del web: studio, gestione e lettura dei dati di The Fool

Il COO Mirko Bruni racconta l’agenzia di consulenza che negli ultimi dieci anni ha sempre di più affinato la sua strategia facendo leva sui dati, guidata dall’approccio “Data Driven Value”

Fotografare la realtà del web: studio, gestione e lettura dei dati di The Fool

Mirko Bruni

Leggere la rete, inteso come il web, carpirne i segreti, anticiparne le mosse, prevederne i tragitti possibili; letto così, parrebbe un’attività fortemente imparentata con la magia ma, come si sa, internet si muove da sempre su basi scientifiche, matematiche, a prova di scetticismo. Solo che ai più dubbiosi, o meglio, soprattutto a loro occorre dare risposte verificabili, magari provenienti da strutture che la sappiano lunga, che possano attingere da studi e percorsi professionali. Un esempio in questo caso è rappresentato da The Fool, l’agenzia di consulenza che negli ultimi dieci anni ha sempre di più affinato la sua strategia facendo leva sui dati. L’approccio utilizzato infatti è guidato dalla filosofia “Data Driven Value”​. A parlarcene è Mirko Bruni, che è stato recentemente nominato COO dell’azienda (ed è anche protagonista della nuova puntata di DailyOnAir presente su questo numero).

Quale è stato fino a oggi il percorso di The Fool?

«The Fool nasce nel 2008, evoluzione naturale delle attività di Matteo G.P. Flora, grazie alle infinite possibilità della Data Intelligence. Dal 2008 al 2016, la società ha sviluppato un software proprietario in grado di leggere la rete e restituire alert e analisi. Nel 2016 con l’arrivo in azienda del CEO Salvatore Pugliese si attua un importante cambio di passo: molte delle attività potevano infatti essere svolte con software già esistenti, per questo The Fool ha siglato una partneship con Crimson Hexagon, poi confluito in Brandwatch e con GWI, il più grande studio al mondo sulle abitudini digitali degli utenti. Abbiamo quindi smesso di sviluppare prodotti proprietari, diventando vere e proprie “cinture nere” dell’utilizzo dei migliori e più avanzati software sul mercato mondiale. In quest’ottica nasce anche la partnership con la piattaforma Audiense che arricchisce ulteriormente il cruscotto di gestione dei dati che forniamo ai nostri clienti: non hanno a disposizione soltanto una fotografia della realtà, ma hanno a disposizione una visione completa che permette di pianificare e programmare le leve in grado di attivare e influenzare le decisioni di scelta in ogni ambito della comunicazione».

Come funziona Audiense?

«È uno strumento che permette di sviluppare strategie innovative mirate su un pubblico specifico analizzando le community di cui fa parte. Studiando i comportamenti digitali degli utenti è possibile infatti individuare la modalità più efficace per interagire con pubblico che veramente conta per gli obiettivi aziendali. L’analisi di web listening analizza le conversazioni in termini di variazioni di volumi, fonti e del sentiment. Si evidenziano anche topic emergenti e i contenuti significativi delle conversazioni spontanee degli utenti, ma il vero valore aggiunto è sapere chi ne parla: le sue passioni, le sue abitudini online, i suoi interessi. Audiense supera le limitazioni delle consuete segmentazioni sociodemografiche, perché l’identità personale è sempre più stratificata, difficile da ingabbiare in una casella. Audiense non si limita a scandagliare parole chiave e la loro ricorsività, analizza il comportamento degli individui tracciando l’identikit delle persone che realmente sono impegnate in conversazioni su un determinato argomento, offrendo input potenti per una strategia di targetizzazione con un livello di profondità mai raggiunto prima, facendo leva sulle reali affinità e sulle concrete identità sociali. Permette cioè di rivolgersi ai clienti giusti, con le giuste affinità, nei posti giusti».


Come si traduce in termini di attività di pianificazione per le attività di comunicazione?

«A partire dagli insight di Audiense, all’interno del report è possibile scaricare i targeting pack di Facebook e Instagram per poterle facilmente usare in Facebook Business Manager, per creare immediatamente la miglior segmentazione per i progetti di social advertising. Ma non solo: con Audiense si comprendono influencer e celebrities più comuni e più distintivi per il pubblico individuato. La piattaforma non si ferma solo a brand e personalità del web ma offre una profondità sulla dieta mediatica che non ha concorrenti: dalle radio ai magazine, dai giornali ai canali. E non si ferma qui, ad esempio abbiamo testato che profondità di analisi si può raggiungere in occasione della nostra ricerca sul greenwashing che ci ha permesso di vedere le potenzialità dell’integrazione con Brandwatch e GWI, di cui siamo tra i massimi esperti».

Dal vostro osservatorio privilegiato quali sono le tendenze in atto che vedete?

«Ogni community ha la sua “bolla sociale”, un fenomeno che negli ultimi due anni si è sempre più esacerbato, nella rete si vanno replicando e amplificando i comportamenti che già sono in atto nella realtà quotidiana, in qualsiasi analisi che cerca di fotografare la realtà non deve mancare mai l’unione tra mente e cuore, che è sempre stata la strada che abbiamo seguito in The Fool».