Festival da Leoni per Publicis che chiude l’edizione 2019 con un argento in Film per Heineken e torna a casa con 13 riconoscimenti totali
Il Silver Lion nella categoria più ambita è andato ad “Unmissable” la campagna realizzata per il brand beverage in occasione della Champions League 2018. Bruno Bertelli: «Siamo molto orgogliosi di aver vinto con quattro clienti diversi, Diesel, Coca Cola, Leroy Merlin e Heineken, una dimostrazione del valore del nostro lavoro complessivo come agenzia»

Si è concluso venerdì scorso il Festival Internazionale della Creatività Cannes Lions, e tra un rosé sulla spiaggia e un incontro al Palais des Festival, anche quest’anno il meglio del settore ha gareggiato per portare in patria le ambite statuette. Un anno non brillante per l’Italia, che non ha né raggiunto, né superato i 21 leoni vinti nel 2018, totalizzandone in tutto 13, tutti conquistati da Publicis, unica realtà italiana premiata quest’anno. Sotto la guida di Bruno Bertelli, l’agenzia ha totalizzato 10 Lions (di cui un oro, 6 argenti e 3 bronzi) con le campagne realizzate per Diesel: “Diesel X Mustafa”, “Ha(u)te Couture”, “Be a follower” e “Be a follower Side:Biz” nelle categorie Outdoor, Social & Influencer e Brand Experience & Activation, un bronzo per la campagna “The Sign” di Coca Cola e un argento con “Lesson For Good” di Leroy Merlin entrambi nell’Outdoor e, infine, un argento nella categoria Film, la più ambita, con “Unmissable” per Heineken.

«Siamo estremamente orgogliosi del lavoro fatto e dei riconoscimenti ottenuti, vincere con quattro clienti diversi dimostra il valore del nostro lavoro complessivo come agenzia e conferma il potere di relazioni a lungo termine con questi ultimi. Inoltre, aver ottenuto premi anche in una categoria calata nel nostro tempo come Social & Influencer, è una prova che stiamo proseguendo sul sentiero giusto anche sul piano dell’innovazione e della contemporaneità – commenta a DailyMedia Bertelli - Nel caso specifico, con Diesel, con il quale abbiamo ottenuto più riconoscimenti, il successo dipende da una partnership molto solida e prolifica, dove la chiave di volta è rappresentata da un team work molto forte e una collaborazione dove non è possibile definire i confini dell’agenzia e quelli del cliente».
«Diesel è, inoltre, un brand molto apprezzato per il suo coraggio e la sua costanza con il posizionamento da bad boy del settore fashion, oltre al suo background internazionale, che gli permette di farne la parodia con irriverenza, senza mai prendersi troppo sul serio e rimanendo sempre fedele al proprio tone of voice. Perché, se oggi paga essere “brave”, gli utenti chiedono ai brand anche coerenza. Penso che, in generale, il nostro successo come agenzia dipenda dal fatto che Publicis non ha mai smesso di investire in ricerca, cosa che purtroppo è accaduta in generale nel nostro settore in Italia, a partire dalla crisi economica. Oltre a questo, ci siamo messi sempre in gioco anche con altri colossi internazionali, ad esempio nelle gare, guardando ai confini territoriali come qualcosa di non netto, ma di sfumato, e dove non ha più senso rincorrere degli standard o porre limiti alla possibilità di guardarsi intorno, spostarsi e arricchirsi, per poi tornare indietro e dare libero sfogo alle proprie idee».