FCB Milan vince la gara per il lancio in Italia dell’olio Filippo Berio. Brenna: «Le conseguenze della crisi saranno lunghe, ci saranno più pitch e incarichi a progetto»
Il CEO dell’agenzia prende spunto dal nuovo incarico per commentare gli effetti dell’emergenza anche sulla industry, con le opportunità legate al “ritorno” dell’imprenditoria nazionale
Giorgio Brenna
Filippo Berio è un marchio di olio di oliva, nato in Italia oltre 150 anni fa. Ma è anche un brand che proprio nel nostro Paese ha sino a oggi comunicato poco. Salov, la società proprietaria del brand, parte della holding Bright Food Group di Shangai, ha deciso di lanciare questo storico marchio anche sul mercato italiano, e di farlo con un’importante campagna di comunicazione. Per questo, dopo una consultazione creativa che ha coinvolto alter quattro agenzie, ha scelto di affidare l’incarico a FCB Milan, sotto la guida del CEO Giorgio Brenna e del Managing Partner Fabio Bianchi. Con la direzione creativa esecutiva di Alessandro Antonini e Massimo Verrone, l’agenzia ha sviluppato una piattaforma strategica per il lancio del brand e delle sue principali referenze, basata sugli elementi portanti della marca, la storicità e la qualità che deriva dall’esclusivo “metodo Filippo Berio” garanzia di eccellenza da oltre 150 anni. L’incarico include la realizzazione di uno spot e la creazione di una comunicazione multicanale inclusiva di presenza sui social media e iniziative speciali. Il planning è a cura di GroupM. “Siamo felici di dare il via a un progetto per noi così importante, insieme a un’agenzia di grande esperienza e di profilo internazionale come FCB Milan - ha dichiarato Emanuele Siena, Marketing Director del Gruppo Salov -. Per molti apparirà inusuale, in una situazione economica complessa come quella attuale, la scelta di investire sul mercato italiano. Per noi, invece, rappresenta una grande sfida e una vera e propria dichiarazione d’amore verso il nostro Paese”.
Nel 2020 spending al -20%
«La vittoria di questa gara – spiega Brenna a DailyMedia – conferma la nostra impressione che anche in questa fase ci sono aziende e brand che continuano a credere nella comunicazione e nei vantaggi che può dare, soprattutto in termini di acquisizione di quote di mercato, l’investimento pubblicitario. La situazione generale è molto difficile, ci sono tante aziende chiuse o che comunque hanno deciso di non comunicare, la nostra previsione è che il primo semestre si chiuda con un -30/40% di fatturati e anche di investimenti adv. E l’auspicabile, lieve ripresa del secondo semestre porterà a un saldo finale dello spending pubblicitario quest’anno almeno del 20%; forse si tornerà in pari a fine 2021. Le multinazionali, che già investivano progressivamente meno in Italia, accentueranno questo orientamento, peggiorando anche lo stato già provato della nostra industry. L’unico aspetto potenzialmente positivo è legato alle oppurtunità che si generano dal ritorno auspicabile di un’imprenditoria nazionale, incentivata dai maggiori spazi d’azione che potrebbe trovare nei settori in cui opera. In termini macro-economici è come se la crisi sanitaria stia evidenziando anche le difficoltà di un sistema economico e finaziario basato sulla globalizzazione e il liberismo, che potrebbe essere compensato da uno più stabile e regolamentato. Di sicuro le aziende dovranno comunque reinventare il loro business e, questo, a mio giudizio, per quanto riguarda la comunicazione, porterà a un incremento delle gare creative, finalizzate al reperimento di nuove idee. Ci saranno più affidamenti a progetto e meno relazioni di lunga durata, con maggiori opportunità anche per le agenzie minori, più orientate al locale e al digitale».