Unilever: la holding dei buoni propositi, che deve il suo successo alla mentalità del suo fondatore Lever
Il principio fondante è farsi guidare dalle buone intenzioni, in ogni aspetto del lavoro, compresa la crescita, come ha spiegato il Chief Marketing Officer Keith Weed, durante la terza giornata del festival di Cannes

dai nostri inviati a CANNES, Anna Maria Ciardullo e Francesco Lattanzio
William Hesketh Lever, il fondatore di quella che oggi tutti conosciamo come Unilever, voleva rendere il mondo un posto migliore, fin dai tempi in cui l’azienda si chiamava ancora “Sunlight Soap” e aveva come scopo quello di democratizzare l’accesso all’igiene personale vendendo saponi. Questo principio fondante, ossia di operare sempre secondo il raggiungimento di uno scopo, è alla base di Unilever e ne guida ogni aspetto, compresa la sua crescita. Il Chief Marketing Officer, Keith Weed, sul palco del Festival di Cannes Lions, ieri, ha spiegato come la “mentalità del fondatore” sia il segreto del successo della company. Con oltre 100 anni di progressi e una serie di nuovi fondatori di marchi acquisiti, che potano avanti le loro attività all’interno di Unilever, ha esaminato il modello di business del futuro. Alcuni di questi fondatori di successo, tra i brand che detiene la holding, Jane Wurwand di Dermalogica (personal care), Richelieu Dennis di Sundial Brands (detersivi naturali) e l’italiano Guido Martinetti della gelateria GROM, lo hanno affiancato durante il panel dal titolo “Founders’ Formula: Pioneering for Purposeful Growth”.
Garanzia di trasparenza
La discussione ha approfondito le caratteristiche dell’approccio usato da Unilever per differenziare e far crescere i propri brand attraverso un posizionamento guidato dai “buoni propositi” e le necessità di agenzie di marketing e brand agili e creativi. Sono tutti e tre brand che lavorano secondo una formula sostenibile, come il 46% dei brand attualmente presenti nel portfolio di Unilever, i quali guidano fino al 70% della sua crescita. «Un brand che non gode della fiducia dei suoi consumatori è solo un prodotto – ha commentato Weed – quindi, il primo scopo di un’azienda è quello di costruire solide basi di ‘trust e reputation’, soprattutto nell’era in cui viviamo, dominata da frodi, fake news e dove si è insinuato un disperato bisogno di trasparenza». Proprio la trasparenza e la responsabilità sono, infatti, i buoni propositi su cui, oggi, Unilever sta costruendo le sue strategie, con programmi a scopo benefico, e scegliendo di lavorare solo con partner accreditati e affidabili. Ad esempio, come aveva già anticipato giorni fa, Unilever ha impostato policy molto restrittive per i suoi brand, che non possono servirsi di pratiche scorrette come l’acquisto di fake follower o l’utilizzo di bot, né potranno lavorare con, Influencer che fanno altrettanto. Non solo questi ultimi, ma saranno privilegiate le piattaforme responsabili e tutti i partner che lavorano per promuovere la trasparenza e per scongiurare le pratiche scorrette in tutto l’ecosistema.