Autore: Redazione
16/01/2023

Disclosers, l’importanza di essere indipendenti e verticali

La fresca vicenda dell’agenzia di Pr e media relations, fondata nel 2019 e oggi giunta un momento di ulteriore svolta. Parola alla co-founder Jessica Malfatto

Disclosers, l’importanza di essere indipendenti e verticali

Jessica Malfatto

Certe cose le consideriamo scontate: l’arrivo di un comunicato, la presentazione di una realtà, di un prodotto, di un personaggio, tutto opera dell’agenzia di turno, quella che si occupa di media relations e svolge attività di Pr, un classico che non ha mica bisogno di approfondimenti nell’epoca dei social e di una miriade di sollecitazioni quotidiane. Ma forse, invece di provare a dialogare, magari senza risposta, con il nuovo ritrovato di AI, sarebbe d’uopo, ogni tanto, fare anche un passo indietro per scoprire l’evoluzione delle strutture che di fatto danno il LA ai processi mediatici. Disclosers, boutique di Pr e media relations, indipendente, fondata nel 2019 da Jessica Malfatto e Stefano Tagliabue, con base a Milano, ha appena concluso il 2022 con una crescita del 40% rispetto all’anno precedente, può contare su 18 persone full time e pensa già a nuove posizioni per questi primi mesi dell’anno, dopo una stagione, quella appena trascorsa, che ha visto dei passi importanti: rebranding totale a inizio anno, inaugurazione dei nuovi uffici a Milano, tre nuove nomine di PR manager, ingresso di sei persone nel team e prime collaborazioni con clienti esteri. E il 2023 si apre anche nel segno del benessere: l’agenzia ha deciso di offrire ai suoi dipendenti un servizio di supporto psicologico e fisico. Non potevamo non chiedere lumi alla co-founder Jessica Malfatto (protagonista anche della puntata di DailyOnAir - The Sound Of Adv presente in questo numero).

Come è stato il 2022 di Disclosers?

«Abbiamo deciso di rimanere indipendenti, il che significa meno investimenti esterni, ma anche la possibilità di prendere decisioni solo nostre, come per esempio abbandonare un cliente “tossico”; un’indipendenza che ci consente di non patire alcun tipo di pressione sulla scelta delle persone, che non avviene solo per merito di capacità tecniche, ma considera primarie il carattere e l’attitudine. All’interno della nostra realtà, una vera e propria boutique, una persona può spostare molto, rispetto a quello che accade all’interno di grande struttura. Facciamo formazione costante, con contaminazioni interne. Non abbiamo paura dei contratti brevi. Certo, entrare in un grande gruppo facilita un sacco di altre cose, ma essere dentro una boutique significa avvalorare quello che ci piace fare. All’esterno siamo percepiti come un qualcosa di iper verticalizzato che sa fare bene la sua cosa, che scende veramente in profondità, con meno diversificazioni. Poi certo arriva la mega azienda che si rivolge a un’agenzia globale, che al suo interno ha diverse unit per differenti obiettivi. Il nostro è un mercato che funziona, che si arricchisce anche del talento degli storyteller, ma proliferano anche profili che fanno tutto, direi troppo. E allora, meglio essere verticali, con attività precise e studiate; insomma, occorre fare una scelta. E poi: non bisogna creare caselli di partite IVA, serve maggiore dignità e fare il passo in più sul fronte della serietà».

Con quali settori operate maggiormente e quanto pesa il digitale?

«Noi ci occupiamo esclusivamente di Pr e media relation e su dieci pubblicazioni, otto sono digitali, anche se, per ora, non affrontiamo il tema della SEO, tema per il quale servono competenze molto forti. Non vogliamo neanche affidarci a situazioni esterne. Ci ritorneremo su, in maniera professionale e definitiva, forse tra il 2024 e il 2025. Sul fronte settori, siamo trasversali, ci muoviamo tra immobiliare, turismo, food, finanza etc. Prima di fare una proposta vogliamo capire la potenzialità mediatica del progetto. Sia chiaro: non tutti possono fare PR a livello soddisfacente, ma tutti vogliono avere casse di risonanza maggiori, il classico bollino di garanzia».

Lavorare in un’agenzia significa anche essere sereni e stare in forma: come fate?

«Abbiamo avviato un programma di sostegno piscologico, insieme Serenis, in partenza proprio in questi giorni: due ore al mese. Attiveremo anche BodyFit, con live e personal trainer.

A quante consultazioni partecipate ogni anno?

«Forse due… Tutti o quasi bussano alla nostra porta grazie al passa parola, al prestigio maturato».

Che obiettivi vi siete prefissi per il 2023?

«Dopo aver varcato la soglia del milione e mezzo di fatturato, vorremo portarci a ridosso dei due milioni, portare a bordo tre-quattro nuove persone, restare indipendenti, iniziare a comunicare, a posizionarci, a creare un’immagine ancora più distintiva».