Autore: Redazione
03/04/2024

Dal digital al territorio, con l’AI come nuovo ingrediente: le evoluzioni di Chef In Camicia

Il progetto, divenuto un Food Experience Media, raccontato da Mattia Perrotta, Creative Director del gruppo, tra riconoscibilità, autenticità e innovazione

Dal digital al territorio,  con l’AI come nuovo ingrediente:  le evoluzioni di Chef In Camicia

Mattia Perrotta

Dai primi fornelli accesi sotto la luce dei primordi social, alla fama, cementata da volti riconoscibili, da focus dichiarati e dalla simpatia, nonché abilità, dei protagonisti, in primis i tre founder, e con loro i vari talent che li hanno accompagnati, sono passati quasi dieci anni. Nella consapevolezza sempre lampante che il tempo voli, passarlo tra i fornelli rende il trascorrere delle stagioni decisamente più interessante, o almeno è quello che pensano gli appassionati, oltre cinque milioni di follower curiosi di carpire i segreti dele ultime ricette di Chef in Camicia (https://www.chefincamicia.com/), progetto nato e cresciuto da un’idea e sulla spinta di Nicolò Zambello, Luca Palomba e Andrea Navone nell’ormai lontano 2015. Un decennio di successi e di accresciuta autorevolezza, caratterizzati dalla voglia di evolversi, come ci racconta Mattia Perrotta, Creative Director del gruppo.

Come si è trasformato nell’ultimo biennio il mondo di Chef In Camicia?

«Negli ultimi due anni, Chef in Camicia si è evoluto in un Food Experience Media, una realtà strutturata che vuole portare la propria community da oltre cinque milioni di persone all’interno di un mondo sano di socialità per passare del tempo di qualità insieme attorno al cibo, alla sua preparazione e al suo consumo. Ecco perché oggi le attività di Chef in Camicia vanno oltre i contenuti social: nasciamo digitali ma poi arriviamo anche sul territorio. Portiamo le persone che seguono i nostri contenuti online ogni giorno a vivere anche delle esperienze dal vivo, dirette e coinvolgenti, per stimolare sia i loro sensi sia la curiosità. Quando organizziamo un evento, portiamo le aziende che lavorano con noi a dialogare con i loro pubblici di riferimento. Un esempio di successo è la food experience che abbiamo realizzato lo scorso ottobre a Milano con la storica polleria Giannasi 1967: un evento che ha portato più di 4.000 persone a riunirsi in una serata in cui abbiamo percepito quanto alle persone piaccia la nostra visione del “cibo per stare insieme”; e con noi c’erano anche il Birrificio Angelo Poretti, che ha offerto più di 2000 birre ai partecipanti, e Heinz, il marchio per antonomasia delle salse, per accompagnare il menù della giornata. Due marchi si sono posti come presenze non ingombranti e hanno fatto branding in modo intelligente per accompagnarci in questa esperienza live con un partner iconico come Giannasi 1967».

Quali sono i focus per il nuovo anno?

«C’è una strada in particolare che intendiamo esplorare e potenziare nel prossimo futuro: l’e-sperienza omnichannel. Riteniamo che l’integrazione di diverse piattaforme e canali di comunicazione sia essenziale per offrire un’esperienza veramente completa ai nostri utenti. Vogliamo rendere più fluido il passaggio tra i diversi touchpoint di Chef in Camicia, sia che si tratti di contenuti digitali su piattaforme social media, di eventi dal vivo o di interazioni dirette coi nostri talent ed esperti culinari. L’obiettivo è creare un ecosistema coeso e interconnesso che permetta alla nostra community di partecipare attivamente e di sentirsi coinvolta in tutte le iniziative e attività a partire da una identità di brand fresca, chiara e distintiva. Inoltre, puntiamo a potenziare le nostre partnership e a creare sinergie che possano offrire valore aggiunto sia alla nostra community sia ai partner commerciali». 

C’è qualche strada inedita che il marchio vorrebbe percorrere?

«Cerchiamo veramente di accompagnare la nostra community nelle loro giornate, perciò lavoriamo per integrare delle competenze diverse. Siamo cambiati perché, anche se il nostro focus è sempre il food, parliamo anche di altri temi: viaggi, intrattenimento, gardening, sanità mentale, sostenibilità e molto altro. Si tratta, insomma, di strutturarsi sempre di più, e ciò vuol dire anche essere aperti ad inglobare delle competenze diverse». 

Come vive e sfrutta l’innovazione Chef In Camicia e come si rapporta all’AI?

«Esploriamo costantemente le nuove tecnologie per migliorare la nostra offerta di contenuti e servizi. C’è la possibilità di integrare, in futuro, l’intelligenza artificiale nel nostro metodo di lavoro per personalizzare l’esperienza utente ed esplorare nuove modalità di interazione con la community. Ci pensiamo molto, abbiamo tanti tavoli di riflessione aperti in questo senso, e mi sento tranquillizzato dal fatto che, almeno al momento, l’AI non riesce a replicare due elementi fondamentali del cibo: l’olfatto e il gusto. Io credo che ancora oggi manchi, in alcuni prodotti offerti dall’intelligenza artificiale, il tocco umano, l’empatia. Il capitale umano è veramente un elemento che fa la differenza: la vera risorsa di Chef In Camicia è ancora il team di persone che lavorano ogni giorno per rendere la nostra azienda un punto di riferimento nel panorama food».

La storia di Chef in Camicia arrivati a questo punto insegna: su quali basi e con quali strategie si costruisce una realtà appropriata in rete nel 2024? Esiste una ricetta?

«Chef in Camicia è nata dall’idea di tre amici, Nicolò Zambello, Luca Palomba e Andrea Navone, desiderosi di condividere la loro passione per il cibo attraverso i social media. Il loro punto di forza è stato la capacità di riflettere le esperienze e i gusti di una vasta gamma di persone. Ognuno dei tre founder incarnava un profilo diverso, attrattivo per fasce di età, genere e inte-ressi differenti, ma accomunati dalla convivialità. Le persone si riunivano attorno a un tavolo immaginario, e la cucina diventava un’esperienza condivisa prima ancora che un pasto da gustare. Sebbene i fondatori siano stati i volti riconoscibili di Chef in Camicia all’inizio del percorso, negli anni l’azienda ha ampliato la sua visione con una squadra di oltre 20 talent. Insieme miriamo a mantenere quella stessa autenticità e vicinanza al pubblico che ci ha contraddistinto fin dall’inizio. Le persone cercano sempre figure autentiche e credibili che possano guidare le loro scelte di consumo, e la vera sfida dei creator è integrare le attività commerciali all’interno dei propri contenuti senza compromettere l’integrità e l’autenticità del messaggio. Ci impegniamo costantemente per evitare un effetto pubblicitario troppo evidente; qualche vol-ta ci riusciamo di più, qualche volta di meno, ma ci proviamo sempre. Quindi la ricetta perfetta, secondo me, è quella che porta veramente un valore al consumatore attraverso messaggi credibili e genuini».