Autore: Davide Sechi
04/07/2024

Costruire futuri possibili: Dedagroup diventa Deda e si prepara a una nuova fase di sviluppo

Rebranding per il gruppo tecnologico a capitale interamente italiano e parte della holding Lillo Spa, sempre più propenso verso strade dal respiro internazionale. A bordo del nuovo claim “Stay dedicated”, le parole di Lorena Zivelonghi, Corporate Marketing & Communications Director

Costruire futuri possibili: Dedagroup diventa Deda e si prepara  a una nuova fase di sviluppo

In un mercato complesso, di difficile lettura anche perché ricco di continue e inedite suggestioni, evolversi diventa una sorta di parole d’ordine. Lo sanno bene dalle parti di Dedagroup, tra i principali gruppi tecnologici a capitale interamente italiano e parte della holding Lillo Spa: la società inaugura il nuovo brand “Deda” e si appresta a scrivere un nuovo capitolo di crescita nazionale e internazionale all’insegna dello spirito imprenditoriale diffuso, riflesso nel nuovo claim “Stay dedicated”. Ne parliamo con Lorena Zivelonghi, Corporate Marketing & Communications Director (ospite di DailyOnAir - The Sound Of Adv).


Con quali presupposti nasce e come si evolve Deda Group?

«La società è nata nel 1999 da una intuizione di Marco Podini con l’intento di diversificare il business della Grande Distribuzione portato avanti sotto l’insegna dei market MD ed è frutto della volontà di esplorare mercati e nuovi modelli di business, con l’intento di invitare le organizzazioni a sperimentare e implementare la tecnologia. Promuoviamo le innovazioni, costruiamo connessioni. Deda è un gruppo a capitale italiano ma, nel mentre, nel corso della stagioni, abbiamo avviato un processo di internazionalizzazione che ci ha portato ad aprire sedi ma siamo anche internazionali, con sedi in USA, Messico e Regno Unito».

In cosa consiste l’offerta del gruppo? 

«Affianchiamo i clienti per sostenerli nella loro evoluzione digitale e li aiutiamo a trasformare il tutto in opportunità di sviluppo. Deda opera sul territorio delle sfide tecnologiche, normative e di business, offre soluzioni software, progetta piattaforme specifiche per i mercati in cui si muovono i suoi clienti, fa leva sulle competenze  del gruppo, per affrontare le moderne sfide tech. Ci posizioniamo come acceleratori di tech e business e lavoriamo con oltre 4000 imprese pubbliche e private».


Cosa cambia con il rebranding?

«Abbiamo deciso di lanciare una nuova corporate identity; un progetto iniziato lo scorso anno, che ha dato vita a una nuova narrativa, a una immagine inedita comunque conforme alla nostra filosofia. Quello che ci caratterizza è il nuovo purpose, che riflette il nostro mondo, quello di una comunità di persone che crede nella dedizione, il tutto sintetizzato nel nostro nuovo claim. Offriamo strumenti e soluzioni utili per amplificare il potenziale della tecnologia e raggiungere risultati concreti»


Con quali settori operate e cosa vi chiedono i clienti?

«Affianchiamo aziende e istituzioni in campo finanziario, pubblico e amministrativo. Sul fronte dell’industry ci occupiamo di banking e finance, public service e fashion, su quello delle competenze stiamo investendo su AI, data, cybersecutity, cloud e digital business. Facciamo leva sulle peculiarità della nostra proposta, ben descritta dal nuovo claim e sintetizzabile in tre punti: diversità, caratterizzata dalla specializzazione che  consente a ogni segmento le migliori soluzioni; sinergia, perché ognuna delle aziende del gruppo lavora insieme per individuare le necessità dei clienti; evoluzione, che ci da’ la possibilità di disegnare inediti servizi per fare affidamento sui benefici del tecnologia e del digitale».

Sempre sul fronte innovativo, quale sarà il prossimo tassello evolutivo?

«Deda nasce nel settore IT ed è in costante progressione, quindi è sempre al passo con le proposte e la dinamicità del mercato. Proseguiremo nel nostro percorso, ossia nell’individuare le tendenze per estrapolarne i punti fondamentali e arrivare a concretizzare precisi progetti di business».

Quali sono gli obiettivi da qui alla fine dell’anno?

«Siamo interessati all’innovazione, aggiungiamo, di volta in volta, tasselli e collaboriamo con vari stakeholder per costruire futuri possibili. Un paio di esempi: abbiamo rinforzato la collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler (ente di ricerca della Provincia autonoma di Trento che opera nel campo scientifico tecnologico e delle scienze umane, ndr), avviata nel 2016, sinergia dalla quale sono scaturiti due laboratori, uno incentrato sull’AI e un altro sulla sicurezza dei software di nuova generazione; abbiamo avviato il Trentino Data Mine, datacenter green, un progetto da 50 milioni di investimenti, che consente sicurezza fisica e impronta energetica. Nel prossimo futuro continueremo a espandere le competenze, le tecnologie, i mercati di riferimento e ragioneremo sempre più in chiave internazionale».