Autore: Davide Sechi
05/06/2025

Il ‘professionista aumentato’: Cosmico racconta il nuovo mondo del lavoro

La startup nata per connettere i migliori talenti del mondo digitale e le aziende, e prima realtà in Italia ad aver diffuso la filosofia indipendente con il modello talent-as-a-service, si confessa e apre a nuovi suggestioni. Le parole di Matteo Roversi, chief community officer del gruppo

Il ‘professionista aumentato’: Cosmico racconta il nuovo mondo del lavoro

Matteo Roversi

Un modo del lavoro che cambia, ultimamente in maniera molto più rapida rispetto al recente passato, che si apre a nuove strade, ma anche a incognite enormi e a speranze ritenute irrealizzabili solo fino a qualche settimana fa. Serve un aiuto, una mano, un ponte che sappia collegare con profitto le parti in causa. Viene lecito chiedersi come riuscire a mettere in contatto i professionisti del digital e i creator con le aziende che li cercano? È la mission di Cosmico (https://wearecosmico.com/it) che, oltre cinque anni fa, debuttava per ripensare il mondo del lavoro; una startup nata per connettere i migliori talenti del mondo digitale e le aziende e prima realtà in Italia ad aver diffuso una nuova filosofia nel mondo del lavoro indipendente con il modello talent-as-a-service. Ne parliamo con Matteo Roversi, chief community officer del gruppo (ospite a DailyOnAir - The Sound Of Adv).

Siete nati nel 2020 con l’intento di connettere i talenti del mondo digital con le più grandi aziende, agenzie, società di consulenza e startup internazionali: come si è evoluto lo scenario in cinque anni e come l’esplosione dell’AI ha influito sia sulle aziende che sui talenti?

«È cambiato proprio il mondo: nel 2020 c’era l’dea del remote working, ma noi preferivamo parlare di lavoro distribuito, con le varie attività spacchettate e riorganizzate a seconda delle capacità dell’operatore. In cinque anni l’AI è entrata in maniera prepotente nel knowledge work e ha aperto scenari veramente differenti; e così si è arrivati al momento in cui la tecnologia odierna distribuisce i pezzi di lavoro non solo alle persone ma anche alle macchine, il che porta le persone di cui sopra a ripensare e a riorganizzare il proprio lavoro e il valore che realmente portano alla causa».

Quali industry vi contattano di più e dove sono più richiesti i professionisti della vostra community? Come avete costruito la community nel tempo e perché è oggi un punto di riferimento per le aziende? 

«Attorno al concetto di lavoro distribuito, oggi ben rappresentato dalla figura del ‘professionista aumentato’, ossia capace di orchestrare i nuovi strumenti a disposizione per individuare e risolvere i problemi, abbiamo cominciato a organizzare una squadra di professionisti soprattutto all’interno di tre grandi aree: tecnologia, design e creatività, marketing e comunicazione. Le persone aggregate alla community devono prima passare un processo di screening, sia algoritmico sia umano; il risultato è uno spazio, la nostra community, che aiuta a capire come sia cambiato il lavoro e a trasformare sé stessi per affrontare la sfida odierna: come e quanto sarà rilevante la nostra professionalità fra cinque anni? Inoltre, creiamo opportunità che i membri della community possono valutare e scegliere. Lavoriamo con la consulenza, con i network creativi e scale-up tecnologiche, con realtà che intendono acquisire competenze specifiche per crescite rapide o situazioni più grandi che vogliono raggiungere competenze specifiche e verticali».

Quali sono le caratteristiche maggiormente richieste ai cosiddetti talenti digitali, soprattutto in questo scenario dove domina l’AI? 

Ho un sogno: passare dall’essere definiti da un job title a essere raccontati dal problema che sappiamo risolvere, il che significa anche possedere una profonda consapevolezza delle macchine e la conseguente possibilità di orchestrarne il lavoro».

Cosa vuol dire oggi consulenza e come si è modificato il settore? 

«Una industry che si muove per pattern conosciuti, immutati fino a oggi; un mercato che viene pagato per le capacità di conoscenza offerte al cliente, cosa che si traduce in un modello di business: mi paghi per il numero di persone che ti metto a disposizione e per il loro tempo speso. Poi, ecco l’ingresso prepotente dell’AI che abiliterà i piccoli a procedere a velocità rapide e a entrare così in ambiti che prima erano solo appannaggio di grandi gruppi; sarà anche possibile che l’AI sconvolga il mercato da un punto di vista del business (se oggi vengo pagato per il tempo speso, domani con l’AI, che procede velocissima, per cosa sarà retribuito? Per la trasformazione effettiva apportata dalla mia professione).

Cosa vi attendevate per il prossimo futuro?

«Fino a ora è stato un percorso molto interessante: siamo nati e cresciuti come digital disruptor del mercato delle assunzioni, del lavoro e della consulenza, domani voremmo essere un ponte d’accesso per una serie di competenze nuove ed essere il luogo dove si formeranno le professioni del futuro, il che significa uscire anche dal nostro classico seminato, estendere la reach e la community, andare oltre i piccoli professionisti e le piccole entità giuridiche».