Autore: Redazione
31/05/2022

Comunicazione digitale e incomprensioni: capirsi è facile se l’AI corre in nostro aiuto

In un’epoca di distanziamento sociale, l’interazione tramite app e social sembra essere l’unica (controversa) possibilità per non cedere alla solitudine.

Comunicazione digitale e incomprensioni: capirsi è facile se l’AI corre in nostro aiuto

a cura di Dario Cerea, Chief Channel Officer di Indigo.ai, Aldo Cocco, Machine Learning Engineer di Indigo.ai, Marco Nasuelli, Project Manager di Indigo.ai

Il primo appuntamento, il primo colloquio di lavoro, il primo giorno di scuola. La nostra vita è fatta di innumerevoli prima volte che si inseguono all’infinito. Centinaia di prime impressioni che - spesso - influenzano il destino di una relazione e persino il proprio percorso professionale. La prima impressione conta, ma “fare centro” è tutt’altro che scontato: specialmente in un’epoca in cui le prime impressioni viaggiano online. Negli ultimi due anni e mezzo, giovani e adolescenti sono stati privati della possibilità di vivere e condividere le loro esperienze con i coetanei ed il risultato è che queste esperienze si sono in qualche modo spostare sull’etere. E anche adesso che tutto sta tornando alla normalità, sembra che molte (cattive?) abitudini siano qui per restare. Causando non pochi disagi: secondo una ricerca europea, un cittadino su quattro ha ammesso di aver sofferto di solitudine, in particolare nella fascia d’età tra i 18 e i 25 anni. E in Italia, in Lombardia in particolare, i dati emersi dall’osservatorio milanese Indifesa segnalano che nove adolescenti su dieci dicono di sentirsi soli. Un dato preoccupante specialmente se si pensa che va a sommarsi ad una situazione di progressivo isolamento dei giovani che era già in corso anche prima della pandemia e che molti studiosi pensano che sia dovuta proprio ad un utilizzo eccessivo degli smartphone. Tuttavia, se lo smartphone e i social possono sottrarre tempo alla vita sociale “vera”, non si può dimenticare che in tempo di restrizioni della socialità dal vivo sono stati l’unico, prezioso, modo per avere delle relazioni interpersonali. E parlare attraverso la barriera di uno schermo ci ha cambiati: perché è venuta a mancare l’abitudine a decodificare tutta una parte silenziosa ma incredibilmente importante delle interazioni umane: la comunicazione non verbale.

L’AI che ci aiuta a presentarci al meglio

I sistemi di linguaggio basati sull’intelligenza artificiale potrebbero cambiare le regole del gioco, aiutando le persone a esprimersi al meglio delle loro possibilità, a emergere per quello che sono, davvero. D’altra parte, spesso si ripete che “la distanza maggiore che separa due persone è l’incomprensione”: un rischio tutt’altro che secondario in un pianeta abitato da 8 miliardi di persone perennemente connesse tra loro. Noi di Indigo.ai abbiamo provato a immaginare, e a creare, un prototipo di assistente virtuale che sostenga le persone nei momenti più difficili di interazione con gli altri: quando si scrive una lettera di presentazione per un’università o per il lavoro, quando ci si introduce a nuovi gruppi di amici, e - perché no - anche a nel dating online. Un assistente che ci conosce meglio di noi stessi perché ha studiato tutti i dati che quotidianamente rilasciamo online (spesso senza nemmeno rendercene conto) e che sia in grado di superare quello scoglio emotivo (o linguistico) che spesso non ci fa dare il meglio di noi nelle conversazioni: lo abbiamo chiamato mAIself. Un sistema che possa “dare il la” alle nostre interazioni online e aiutarci a farci sentire un po’ meno insicuri. Un sistema che sia allenato a riconoscere i diversi registri comunicativi che servono nelle situazioni più disparate, da quelle informali a quelle più formali. Il motto di mAIself è “per comunicare con il mondo, devi saper essere fedele a te stesso.” E infatti l’obiettivo di questo strumento non sarebbe quello di creare una descrizione ad hoc dal nulla e utilizzabile in ogni contesto, ma piuttosto di aiutare le persone a raccontarsi in modo più avvincente e interessante per l’interlocutore. Un percorso che dovrebbe aiutarci a essere più sicuri di noi, più umani e soprattutto più connessi. Nella speranza che in questi anni si mettano le basi per un utilizzo consapevole e proficuo dei potentissimi mezzi di comunicazione che abbiamo a disposizione, abbattendo definitivamente il muro dell’incomprensione che divide ciò che dovrebbe, invece, essere unito. Nell’attesa che si torni per davvero ad avere una vita sociale serena.