Autore: Redazione
16/10/2018

CMP: eMarketer illustra l’ascesa di questo strumento per la privacy

Con l’entrata in vigore del GDPR, questa tipologia di soluzione ha subito un’accelerazione d’uso, ma non copre ancora tutti gli editori

CMP: eMarketer illustra l’ascesa di questo strumento per la privacy

Il GDPR entrato in vigore lo scorso 25 maggio ha creato preoccupazioni tra diversi professionisti del marketing, ma ha al contempo aiutato alcune realtà a emergere. Il regolamento prevede che un’azienda non possa utilizzare le informazioni personali di un utente a meno che questo non abbia dato il suo esplicito permesso, pena una multa fino a 20 milioni di euro o pari al 4%. In questo contesto si nota l’esplosione delle Consent Management Platform (CMP), piattaforme che si occupano della raccolta dei consensi da parte degli utenti. Come spiega eMarketer, questo tipo di servizio consente di tenere traccia delle azioni dei consumatori e dei relativi consensi. Il monitoraggio di Adzerk Adzerk ha monitorato le modalità di utilizzo delle CMP da parte dei primi 10.000 siti statunitensi e britannici per traffico, stando ai dati forniti da Alexa. Da luglio, il numero dei website che si serve di questi strumenti è aumentato del 3%. Spostando lo sguardo ai publisher che vendono pubblicità in programmatic, un terzo degli editori britannici e una percentuale leggermente più bassa di quelli americani ha adottato una CMP. Tassi in incremento, ma non poi così elevati. CMP: un imperativo Secondo uno studio globale svolto a giugno da TrustArc e International Association of Privacy Professionals, le aziende acquistano prodotti CMP con minore frequenza rispetto ad altri legati sempre alla privacy. Solo il 40% del campione, infatti, aveva dichiarato di essersi equipaggiato di una CMP o di volerlo fare. La tesi di eMarketer è che per gli editori l’uso di una CMP è diventato un imperativo.