“Ci stiamo muovendo nella giusta direzione”: Pernod Ricard fa della trasparenza dei dati una priorità
Diserbare i dati di terze parti inaffidabili, nel 2018, è l’obiettivo del 62% dei brand, soprattutto in vista del GDPR. La tendenza è attrezzarsi per l’analisi in-house
Per un inserzionista come Pernod Ricard è facile mostrare che i cookie di terze parti spesso non sono accurati, ma è più difficile determinare come questa imprecisione si traduca in uno spreco di budget. “Posso dire con il 100% di garanzia che[i dati di terze parti] che utilizziamo per il nostro lookalike targeting sono quelli giusti? No, ma ci stiamo muovendo nella giusta direzione”, ha dichiarato Conor McQuaid, evp of global business development di Pernod Ricard.
Qualità, costi, privacy
McQuaid ha sottolineato come ora, per le aziende, sia inevitabile spostare i riflettori sulla trasparenza, la qualità dei dati e i costi da sostenere. Con maggiore urgenza, anche in vista dell’entrata in vigore di un’ampia legislazione sulla privacy come il GDPR. Per conformarsi, le aziende dovranno sapere in molti casi che i consumatori hanno dato il loro consenso attivo all’utilizzo dei dati e dovrà quindi accertarsi della fonte di tutti i dati che acquista
Spostamento di priorità
Sono quasi due terzi (62%) i marchi che, come Pernod Ricard, hanno reso prioritario nel 2018 l’arbitraggio e le revisioni sui loro dati per diserbare i dati di terze parti inaffidabili che acquistano utilizzando quelli di prima parte ove possibile. Ovviamente, l’uso dei dati di terzi da parte degli inserzionisti resta inevitabile, ma il loro ruolo sta cambiando. “I dati di terze parti saranno utilizzati per ‘aggiungere colore’ a un profilo di pubblico o fornire indicazioni d’intenti, piuttosto che come metodo principale di targeting in una campagna”, ha dichiarato Nick McCarthy, svp of data solutions di Merkle.
Supporto esterno
Secondo Infectious Media, che ha ampiamente testato i dati di terzi per conto dei suoi clienti, è spesso difficile ottenere una trasparenza completa sulla catena di fornitura dei dati di terza parte. “Dove non possiamo ottenere la trasparenza che ci serve, in generale, troviamo più facile reperire i dati direttamente dagli editori per garantire la provenienza e la qualità ed eliminare gli oneri nascosti nella supply chain”, ha dichiarato Dan Larden, global strategic partnerships director di Infectious Media.
Analisi in-house
Piuttosto che affidarsi alle agenzie per aiutare a individuare le commissioni nascoste, compresa Pernod Ricard, la tendenza è di rivolgersi al prorio team interno di esperti. “Abbiamo ancora un po’ di strada da fare per rafforzare le nostre competenze di analisi dei dati - ha ammesso McQuaid - ma abbiamo fatto grandi progressi negli ultimi 12 mesi”.